Lorella prende il suo I-Phone, dopo tre secondi arriva un bip sul suo cellulare, risponde, mi arriva il bip di ritorno.
«A posto, madame?»
«Molto bene, se mi scusi un attimo…»
«Prego»
Tra me e me inizio a farle dei complimenti, una camminata da modella, due cosce da urlo, devo giocarmela bene, non sono ammessi errori. Approfittando dell’assenza inizio a dare un’occhiata esplorativa… diario… ieri è stata al mare a Capalbio con le amiche, lei era la più bella, un bikini mozzafiato la valorizzava al massimo, metto dei like per far vedere il mio passaggio e chiudo il cellulare. Torna, vede i messaggi, la mia amicizia accettata e i like
«Già hai fatto un primo controllo? Bravo! Quando farai quello approfondito ti consiglio le foto della Sardegna del 2015, ero in buona compagnia, tre fiche da urlo, con me quattro»
Posa l’I-Phone sul tavolo, senza darmi la soddisfazione di dare un’occhiata al mio profilo, in compenso riaccavalla la gamba lentamente per farsi ammirare.
Prendo un tovagliolino dal tavolo, recupero una penna e scrivo il numero del mio cellulare, lo piego accuratamente ed allungo la mano per darglielo, lo prende, la mia mano ha una scarica elettrica, chissà se anche lei l’ha sentita, però non si ritira subito, i due indici si carezzano, sento nuove energie provenire da me. Ci stacchiamo.
Lorella prende la penna e scrive il suo numero su un altro pezzo di carta, me lo passa fuggendo subito dal contatto, la sua mano rimane a mezz’aria come se si fosse pentita della fuga.
«Grazie»
Non risponde ma mette il biglietto nel portafogli.
“U25072 Easyjet delle 10:20 destinazione Berlino Tegel inizia l’imbarco al Terminal 3”.
Lorella si alza.
«È il mio»
«Ti accompagno»
«Grazie»
Prendo entrambe le valigie a mano ed arriviamo al controllo
«Qui le nostre strade si dividono»
«Solo per tre giorni, ti aspetto»
Ci avviciniamo per un bacio sulla guancia, ci fermiamo a lungo, mi avvicino alla sua bocca, non si scansa, le labbra si sfiorano per un contatto lieve.
Chi avrà preso l’iniziativa? Giuro che non lo so, ricordo solo che le nostre lingue si legarono finché «Scusate, vi spostate da qui, dobbiamo passare»
Lei entra nel metal detector e si trova rapidamente dall’altra parte, recupera la valigia, si gira un attimo, mi saluta e sparisce.