Mi ero recato a quel corso di "scienza dell’alimentazione" per impiegare un po' del mio tempo più che per un reale interesse. Un po' come faccio con tutto ormai.
Paola, la docente, era veramente carina, positiva, attenta a studiare la reazione della classe e tesa a creare empatia. Una ragazza castana sui trentacinque anni, vestiti sportivi, voce bassa che denotava una forma di pudore umano. Avevo visto su Google che esercitava presso un istituto medico milanese di media fama e la foto sul suo profilo le faceva torto. Durante la lezione sapeva essere divertente e intelligente.
Paola era "f a n t a s t i c a", me ne ero innamorato perdutamente sin dal secondo sguardo (sono un tipo cauto). Notavo segni d'interesse anche in alcuni miei compagni e compagne, ma forse erano i primi sintomi della gelosia. Insomma c'erano tutti i presupposti per la trama di un racconto che pensavo si potesse articolare su scambi di mail e rendesse, con poche frasi, sentimenti appassionati, desideri impetuosi e legami fatti di parole. Insomma il mio genere.
Alla segreteria del corso avevo chiesto d'avere il suo indirizzo mail con il pretesto di un chiarimento. Paola aveva accettato di mandarmelo. Avevo quindi cominciato la stesura del mio racconto.
La mia prima mail era stata tecnica, rispettosa e in punta di dita. Paola gentile mi aveva risposto in modo esauriente. Erano le 23.08, la ringraziai per il disturbo che si era presa e gli augurai la buona notte. Usavo termini che lasciavano volutamente trasparire un interesse personale, parole che trovavo facilmente perché da me profondamente sentite. Alle sette del mattino, mi aveva risposto che le aveva fatto piacere leggermi. Da quel momento cominciammo a scriverci spesso.
Durante la lezione del mercoledì sera ci comportavamo come due estranei ed erano solo i miei occhi a soffermarsi nei suoi qualche secondo in più. Alla sera per mail facevamo commenti spiritosi sulla lezione, ma scherzavamo anche su come aveva storpiato la prima volta il mio nome e gli confidavo di quanto mi giungesse dolcissimo un "ciao" seguito dal mio nome, se detto da lei in modo appena percepibile.
Io non riuscivo più a pensare che a lei, a chiedermi cosa stesse facendo durante la giornata. Paola, Paola, Paola.
La mia creatività era alle stelle e riusciva a sviscerare tutte le pieghe del mio sentire. Stavo bene, bene andavano le mie mail e, di conseguenza, il mio racconto. Uno dei miei racconti più riusciti perché più veri. Secondo me aveva ormai raggiunto lo spessore giusto (il racconto).
Mercoledì sono arrivato un po' in anticipo sperando che facesse così anche lei. Niente da fare.
Nell'aula a fianco, sola alla cattedra, c'era una signora rossiccia di capelli. Mi sono avvicinato e abbiamo parlato un po'. Si chiama Elizabeth, tiene un corso d'inglese, ed è originaria di Liverpool.
A sua madre è capitato di frequentare Paul McCartney. Che storia!
Liz è briosa e veste elegante. Il mio tipo. Gli ho domandato l'indirizzo mail per chiedere informazioni sul corso d'inglese che ho sempre desiderato frequentare. Liz è sicuramente “b r a v i s s i m a”. È anche molto carina. Potrei scrivere un racconto di viaggio. Chissà come sarebbe creativo un periodo a Londra con Liz. Me ne sento già ispirato.
Ho già il titolo: "no exit yes entry".