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Timidamente prese in mano la macchina fotografica e chiese ad un vecchietto pelle ed ossa seduto accanto a lei se poteva farle il piacere di immortalarla.
Si mise in possa con il monumento alle spalle e sorrise. Si augurò che la foto venisse bene, almeno non troppo mossa o sfocata. Quella era una foto importante, l’unica, in quel suo lungo viaggio in cui ne aveva scattate migliaia, in cui ci sarebbe stata anche lei.
Ce l’aveva fatta: l’ultima tappa del suo viaggio in Perù.
Aveva voluto venirci fin da bambina, fin da quando aveva viste alcune immagini di quel lontano paese nel libro di geografia di V° della sorella maggiore. I lama, i visi rugosi dalla pelle scura avvolti nelle coperte multicolori, le città di pietre abbandonate immerse nel verde grasso e infinito l’avevano affascinata e avevano subito preso possesso dei suoi sogni.
I suoi genitori glielo avevano promesso: “Ci andremo, vedrai, appena avremo i soldi.” Ma i soldi non c’erano mai stati.
Le sarebbe piaciuto venirci con il marito, ma lui, delicato di stomaco, non aveva mai voluto andare più in là della Liguria, che conosceva da sempre.
Ormai vedova ed in pensione aveva cominciato ad organizzare il viaggio con la sua amica, ma questa si era tirata indietro per qualche problema di figli e nipoti. “Ci andremo l’anno prossimo” le aveva detto.
“No” aveva pensato lei “No, io non ci voglio andare l’anno prossimo, io ci voglio andare adesso.”
Varie volte era stata sul punto di rinunciare, rosa dai dubbi. I figli, i vicini: “Ma come? Tu da sola? Alla tua età? Così lontano?”
“No”, si era detta “Io ci voglio andare. E ci voglio andare adesso”.
Sotto un cielo plumbeo e col cuore in gola era scesa dall’aereo a Lima, la capitale. E da lì a Nazca e le sue misteriose linee, Arequipa dalle case abbaglianti di bianco, l’azzurro intenso del Lago Titicaca. Ed ora eccola lì, davanti al Machu Picchu, davanti ad un sogno che può toccare.
“Cheese” disse il vecchietto.
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