È entrato in questo momento nel mio ufficio un grande artista, una star internazionale di un settore particolare, lo faccio sedere su un divano mentre io mi metto davanti a lui su una poltrona.
Capisco in quel momento che non dovevo dar retta alle mie colleghe, una minigonna davanti a Rocco fa ridere, uno che è stato con oltre cinquemila donne deve essere interessato diversamente, mi guarda le gambe come guarderebbe un salice piangente.
«Mi scusi, è stato un consiglio delle mie amiche, ma capisco che ho fatto un’idiozia»
«Per un intervista non c’è mai una preparazione particolare, io quando ho saputo che sarebbe stata una bella ragazza ad intervistarmi, mi sono masturbato per essere più concreto nelle risposte»
«Non usa mezzi termini»
«Non mi sono mai nascosto»
«Vuole che inizi con qualcosa in particolare?»
«No, voglio vedere cosa s’inventa di bello, ormai mi hanno chiesto tutto»
«Mi dica le sue tre misure fondamentali»
«185 per 78 per… 24»
«Mae West avrebbe detto, teniamo da parte le prime due cifre e soffermiamoci sulla terza»
«Bell’inizio, continui»
«Il suo record?»
«Cento ragazze per dieci ore di fila»
«Su, racconti»
«Già raccontato in un’altra intervista, l'ho fatto verso i 24-25 anni per una casa di produzione tedesca, ero a Salisburgo in un nightclub, ci saranno state un centinaio di ragazze, alcune erano attrici più tantissime che lavoravano nel locale. Erano state disposte a margherita su dei cuscini, dovevo fare una posizione diversa con ogni ragazza... quindi 4 o 5 minuti ciascuna, la scena è durata oltre 10 ore, da morire! Il film si chiamava Orge romane, c'erano delle fighe pazzesche, ma anche delle donne che avrei voluto saltare volentieri perché erano bruttarelle»
Mentre cerco di essere intelligente nelle domande per non fare figuracce, improvvisamente alzo gli occhi e noto un interessamento sulle mie gambe, le scavallo, non so come metterle, così è peggio, cazzo, sono imbarazzata.
«Come ti chiami?»
«Carla»
«Carla, diamoci del tu, così non fai altro che peggiorare la situazione ed eccitarmi»
Infatti sui calzoni compare un ingrossamento che lui non fa di nulla per dissimulare, anzi inizia a toccarselo.
Mi alzo.
«Scusami, sono goffa, ho fatto una cazzata, sto giocando col fuoco»
Si abbassa la lampo.
«O mi dici dov’è il bagno, o…»
«O?»
«O devi fare qualcosa per finire l’intervista»
L’ha tirato fuori, vorrei urlare, che stronza, la prossima volta jeans larghi
«Il bagno è lì»
Glielo indico con il viso arrossato, mi guarda sornionamente e si dirige in bagno, penso in fretta, devo fare qualcosa… va bene, apro il bagno e lo raggiungo.