C'era una volta nelle strade secondarie di un vecchio paese, una faccia scolpita nella roccia.
Non era una bella faccia, piuttosto era un mascherone: la bocca spalancata nella smorfia di un giullare, mezza sorridente e mezza imbronciata, i capelli come una medusa, una barbetta a doppia punta ricurva, il naso con grandi narici, orecchie enormi a sventola, le sopracciglia alzate come due archetti e gli occhi spalancati con tre pupille, un paio guardavano dritto, un paio verso l’alto e un paio di lato. Sotto il mento gli pendevano diversi campanelli. Aveva un non so che di demoniaco e un non so che di brioso, come molte facce di pietra meno originali di quella, e forse non era nemmeno più brutta di molte facce di pietra meno originali, fatto sta che questa faccia non piaceva proprio a nessuno.
I ragazzi la prendevano in giro e gli facevano boccacce quando gli passavano davanti, gli uomini bestemmiavano e facevano scongiuri, le donne la insultavano come se gli avesse rubato il marito. E la faccia non diceva niente, come poteva, era di pietra.
I cani e gli uomini gli facevano la pipì addosso, i ragazzi gli sputavano in bocca e negli occhi, qualcuno tentò di coprirla con un impasto di fango che a poco a poco però si staccò. E la statua non diceva niente, come poteva, era di pietra.
Ma la notte, quando non c’era nessuno e nelle strade secondarie del paese era buio pesto, dall’occhio della statua cadeva una lacrima che cadeva per terra e si asciugava.
Un vecchio stolto del paese raccontava di averla vista piangere quella statua e di lasciarla in pace poverina, ma era un malato di mente e nessuno gli dava retta.
Un giorno non si sa cosa portò da quelle parti un ricco signore di città, un intellettuale dottore e professore e anche amante dell’arte, al quale capitò di passare davanti a quella brutta faccia di pietra:
-Ma questa faccia è un capolavoro! – esclamò – Mai vista una così, rassomiglia in qualcosa a quelle indiane, peccato che sia conservata così male.
-Quella lì? – Gli rispose qualcuno – ma è solo un mascherone senza valore, è talmente brutta che ci pisciano sopra. -
- Ma cosa dite!? E’ un’opera di pregio, fatta da qualcuno che la sa lunga sul mondo. Se per voi non è di nessun valore e non vi dispiace io ve la comprerei per portarla a casa mia. -
E così fece. La gente non sapendo quanto potesse valere una cosa così brutta praticamente gliela regalò e pensò che quel professore dovesse essere un po’ scemo a desiderare una cosa tanto insulsa. Ad ogni modo la statua finì in un patio di lusso pieno di altre statue e cose strane, ammirata e apprezzata da un sacco di persone un po’ sceme come quel professore.
E non pianse più.