Thomas J. Morris lavora come impiegato in una grande banca. Il direttore della suddetta quella sera andò a bussare nel suo studio per chiedergli delle informazioni riguardo ad alcuni conti che gli interessavano. Mentre Thomas spiegava, quell’idiota del direttore non lo stava nemmeno a sentire e per fargli capire le operazioni Thomas dovette usare i soldi del Monopoli. Solo alla fine si rese conto di aver maneggiato degli Euro.
Finalmente riuscì a liberarsi, guardò l’orologio che segnava l’una e mezza…
«Cazzo! La baby-sitter» imprecò l’uomo sedendosi di tutta fretta in macchina, la tata l’avrebbe mangiato vivo, una ragazza tanto brava e cara ma un po’ ristretta sugli orari e poi quello che si doveva adattare era lui. Certe volte si chiedeva chi avesse assunto chi.
Partì a gran velocità verso casa bestemmiando il firmamento a ogni semaforo rosso che incrociava.
Thomas viveva con sua figlia da sei anni praticamente da quando la sua ex moglie la mise al mondo per poi scappare con un rivenditore di auto usate, un tipo che sfoggiava due baffetti da Zorro e un sorrisetto ammiccante. Non le corse dietro, anche perché per lui fu una vera e propria liberazione. Si dice che le donne reggano l’economia della casa… ma lei non aveva questa qualità; in effetti era più propensa a salassare il portafogli del marito, niente da dire se almeno avesse usato un po’ più di parsimonia nello spendere, ma niente da fare. Quando uno ha le mani bucate… Perciò quando andò via lui riprese a respirare. Le augurò ogni bene con Zorro e la sua scuderia di auto usate.
Una mattina rientrò presto dal lavoro e lei non c’era più: sparita! Lasciò la bambina nel seggiolone sul tavolo della cucina insieme ad un bigliettino: “Tanti Auguri Paparino. P.S. Non cercarmi”.
E Thomas, mantenne la parola.
«Gran donna tua madre, eh! Ma non ti preoccupare, vedrai che staremo meglio senza di lei, noi due ce la caveremo alla grande… insieme… tu ed io» disse imbarazzato alla bambina togliendola dal seggiolone e prendendola in braccio.
La chiamò Jenny, nessuno nella sua famiglia aveva quel nome e in più gli piaceva. La crebbe senza farle mancare niente, cercando di compensare anche per la figura materna e non fu un compito facile. Ringraziando il cielo aveva dei buoni amici che gli stettero vicino aiutandolo, per non parlare della baby-sitter.
“Oddio no! Anne...”, pensò Thomas affondando di più il piede sull’acceleratore. “Preferirei avere sul groppone la spada di Damocle piuttosto che affrontarla ora stanco come sono!” pensò l’uomo. Una cara ragazza certo, ma che si programmava l’esistenza e anche il più piccolo ritardo avrebbe potuto mandare in frantumi tutti i suoi piani, sia quelli a breve che a lunga scadenza.
Thomas entrò in casa e lei era già lì, davanti alla porta: dritta come una lancia, pronta per andare via, braccia conserte e uno sguardo austero tipico delle istitutrici.
L’uomo entrando in casa si scusò abbozzando un sorriso. Il volto della giovane era scarlatto, denotando un lieve stato di rabbia in ebollizione, Thomas se la vide nei panni di un generale nordista pronto per lanciarsi in un assalto alla baionetta, e infatti:
«Signor Morris, lo sa che ore sono!?» disse la ragazza senza dargli il tempo di replicare che già gli puntava la lama alla gola.
«Io domani avrei un importantissimo esame di “chimica applicata”, per fortuna mi sono portata i libri» ‘e quando mai te li sei dimenticata’, pensò Thomas tra sé e sé, «ma non è questo il punto... Il punto è che ho bisogno di fare le mie ore di sonno per poter arrivare all’esame fresca e riposata. Se non riesce a organizzare il suo tempo si compri una sveglia, lei non ha bisogno di me, ma di una governante» abbaiò la ragazza tutto d’un fiato, il collo le era diventato di porpora, il che denotava che, ora, era palesemente incazzata, per non parlare dello suo sguardo di bragia degno del Caronte dantesco.
L’uomo rifletté sulle parole della giovane: sulla governante poteva anche aver ragione, ma non sul fatto che non riescisse ad organizzarsi il tempo. Sì, d’accordo aveva già ritardato altre volte, ma si trattava di qualche minuto, e poi non potevo restarsene lì a giustificarsi, anche perché l’indemoniata seguitava a parlare, le fece persino un cenno per abbassare il tono della voce dato che la bambina dormiva, ma niente da fare, gli stava dissanguando le orecchie, doveva reagire e alla svelta. "E che cazzo! Lavoro come un asino, l’ho sempre pagata in tempo, le do perfino qualche dollaro extra quando passa gli esami. Tutto ha un limite, quel suo tono sputasentenze non mi piace, dopotutto, IO le ho dato un lavoro che le permetteva di pagarsi le sue dannatissime lezioni di “Chimica Applicata”, no?! Fisicamente poi, non è così bella: occhiali a fondo di bottiglia, lentiggini e quel suo modo di vestire da santarellina la rende ancor più insopportabile. E vestiti come Cristo comanda, no?! E a rincarare la dose quello stronzo del mio boss...." Thomas non ci vide più e alla fine anche lui esplose.
«Ma non mi rompere le balle! Ma sant’Iddio, credi forse che stessi giocando alle slot machine fino ad ora? Tu in casa mia vieni a fare la morale a me, ma ti sei vista in faccia… studi dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, studi, studi, studi e nel tempo libero che fai? Scommetto che studi ancora, a quanto pare non riesci a pensare ad altro. Se continui così, figlia mia, va a finire che morirai vergine! Fatti un giro ogni tanto, trovati un ragazzo “decente” (sempre se riesci a trovarlo) e va a fare un po’... di “chimica applicata” con lui. E che cazzo!».
Calò un silenzio sepolcrale che avvolse l’intera stanza. La giovane restò immobile, le braccia le erano cascate lungo i fianchi, la bocca aperta inorridita dallo stupore, "porta anche l’apparecchio" notò Thomas ad uno sguardo più attento, dietro gli occhiali due lacrime pesanti le corsero lungo le guance andando ad unirsi sotto il mento.
Ops! Il danno era bello è fatto.
Si asciugò il naso con la manica del giubbotto, tentò di parlare ma la voce le si spezzò in bocca, cercò di farsi forza respingendo un singhiozzo, un moto d’ira e poi, senza guardarlo, con voce atona informò che Jenny era a letto da quattro ore e mezza, in perfetto orario, cosa che a quanto Morris non era in grado di concepire, insieme a tante altre cose, aggiunse che avrebbe fatto meglio a cercarsi un’altra baby-sitter, dopodiché raccolse la sua borsa, s’infilò i guanti e la cuffia e andò via sbattendo la porta.
Thomas restò per qualche secondo immobile davanti alla porta, imprecò contro se stesso e contro di lei. Lo specchio del corridoio vicino all’entrata rifletteva la sua immagine che lo fissava, si sentì colpevole si fissò negli occhi e disse: «Thomas J. Morris, sei uno stronzo!»
«Spero solo che voglia accettare le mie scuse. Domani sera la chiamerò per sapere com’è andato l’esame e proverò di farmi perdonare» si consolò alla fine.
CONTINUA...
Santiago Montrés