Meno male che ti ho scoperto! La storia sarebbe potuta continuare in silenzio, senza che nessuno se ne accorgesse. E avrebbe potuto portare successo e gloria a chi si era comportato per anni da parassita o erba infestante nel campo dell'esistenza. Meno male che ho letto tutto e ho voluto indagare su come si era prodotta questa fama per un misero scribacchino, che si arroga il diritto di esistere come autore e di pubblicare scritti, che qualche critico definisce "interessanti", senza sapere di essere il frutto di un furto. Mi ha rubato l'identità! Sì, "rubato"perché io non ho autorizzato nessuno. E questo ha approfittato del fatto che io avevo riposto fiducia in lui e mi sentivo in simbiosi con quest'uomo. Ha raccontato la mia vita, i miei fatti, le mie gioie e i miei dolori! E io mi sono ritrovato su una copertina esposta nella vetrina delle librerie e, cosa più dissacrante, negli scaffali del supermercato sotto casa, fra salami e detersivi, fra la frutta e la carta igienica. Lui mi dice: "ma io e te siamo la stessa persona, siamo la frammentazione dello stesso uomo che si offre agli altri!" E chi l'ha detto? Nel momento che lui ha deciso di scrivere di sé ha creato me, un personaggio che si emoziona, soffre, ride, ha creato se stesso calato nell'umorismo, dimenticando che il comico è colui che fa ridere di se stesso istintivamente per quello che fa e che è, mentre l'umorista è chi riflettendo sui comportamenti ridicoli apparenti, scopre dei drammi che forse il più bravo psicologo non riesce ad affrontare per trovare un rimedio e consiglia il colloquio con lo psichiatra, pronto a somministrare i suoi pharmacos.
Io ho scoperto di essere stato "pubblicamente raccontato", senza il mio consenso. E se io sono lui e lui è me, il vigilante o garante della privacy non potrà fare niente se non constatare il fatto e non potrà intervenire perché il fatto non esiste. Non mi resta che affidarmi a un buon avvocato, se ne esiste qualcuno disposto a perorare la mia causa, per scoprire se ciò è reato e intentare una causa con lui, me stesso, sul foglio di carta stampato. Tutt'al più però posso affidarmi a un teatranti, a un autore di tragedie. Ma, mannaggia... posso, io personaggio inventato dalla mente diabolica di questo scrittore, non essere d'accordo su come viene raccontata la vita, la mia vita? Mi sa che tutto questo è solo il parto di una mente briccona, che ha avuto solo voglia di scherzare con se stesso, la sua condizione e con voi lettori, sempre pronti a lasciarvi irretire dalle stranezze. A me resta cercare di abbandonare il personaggio, ma come faccio? Ormai sono condannato all'"esistenza passiva"come personaggio tragico, rientrare nella persona che mi ha pensato e dileguarmi come fantasma o vagare nel buio della fantasia in attesa che un nuovo autore mi possa far resuscitare e, ardimentoso volontario, raccontare il mio dramma, la mia disperazione di personaggio partorito ribelle, che non accetta di essere così raccontato dal suo autore. Del resto, non tutti figli sono uguali e "non tutte le ciambelle riescono con il buco", diceva sempre la mia nonna.
Chiusa in quel libro dalla copertina accattivante , la mia vita é fra le pagine inchiostraste. A volte penso che mi è finita bene! Rimango nel romanticismo o crepuscolarismo dei fogli ammuffiti dal tempo. Sarebbe stato più drammatico vivere nel eBook, nel libro virtuale, dove le pagine sono i pixel ella schermo dall'ipad e i miei respiri scariche di carica elettrica. Almeno saprò che un giorno qualcuno mi troverà fra i libri vecchi di qualche bancarella e piangerà con me il tempo perduto e il mio dramma di personaggio, che, come un "Jumanji", resuscita grazie a chi lo gioca inconsapevolmente e senza paura.