Intanto si rese conto che l’Opera era una cosa viva, non solo suoni misteriosi da ascoltare dagli altoparlanti di radio e grammofoni, ma dalla voce di persone vive. Il papà di Lui era napoletano e nei primi anni ’50, a ogni viaggio a Napoli per visitare la nonna e le zie, teneva molto a portarli a pranzo, la mamma, Lui e il fratellino, “da Ciro a Santa Brigida”, fra i migliori locali storici partenopei dove, ieri come oggi, si custodiscono e tramandano i segreti della cucina tradizionale napoletana.
Per poterselo permettere si diceva sottovoce che rinunciasse spesso a qualche pacchetto di sigarette e a diversi caffè con amici e colleghi ferrovieri.
Oggi “da Ciro” mantengono vivo, oltre al mito culinario, anche quello del grande soprano Renata Tebaldi, custodendone alcuni cimeli fotografici.
All’epoca la Tebaldi era una cliente affezionata del ristorante e a sorpresa i “romani”, già seduti davanti alla loro tavola imbandita, videro entrare nel locale, ignorando chi fosse, una bella e affascinante Signora, maestosa, circondata da un alone di rispetto e venerazione da parte di giornalisti e ammiratori, adulatori e personale di Ciro. Chi è? chiese ammiccante il papà a un cameriere, Una canzonettista?
A questa parola si vide lo sguardo infuocato della mamma, rovente di quella gelosia immotivata che da grande avrebbe investito anche Lui.
Ma torniamo al cameriere, Come, non lo sapete? È la Tebaldi! Poi un altro: Canta abitualmente al San Carlo, dov’è la prediletta del pubblico. E un altro: Lei li ama e tutti ne sono pazzi. Poi si accavallarono altre notizie e nuovi commenti. Il Maestro Arturo Toscanini la chiama “Voce d’Angelo”, ha voluto proprio lei, la Tebaldi, al concerto per la riapertura della Scala dopo i bombardamentie la ricostruzione… aggiunge un cliente. Avreste dovuto sentire, dice un altro, come “Voce d’Angelo” ha cantato da noi “Traviata” e “Adriana Lecouvreur”! Poi i camerieri, con orgoglio: Viene sempre qui da Ciro, che è a due passi dal Teatro, perché da Ciro si mangia bene, alla napoletana!
Il piccolo Lui avrà avuto sì e no dieci anni, forse meno, e il fascino di quella grande e imponente Artista, Maestosa Diva non Diva, con quella voce cristallina, melodiosa, vellutata, la dolcezza del suo sguardo verso i bambini, un profumo mai conosciuto e una carezza ai due fratellini, tutto lo lasciò senza fiato. Mentre le porgevano una coppa, prima di sedersi la Tebaldi intonò con garbo “Libiam ne’ lieti calici”, conquistandolo per sempre all’Opera lirica. E con buona pace della mamma, il papà, che forse ci restò un po’ male, neanche lo guardò.