Quando arrivò nell'area di emergenza dell'ospedale cittadino, sembrò che Lucy avesse perso il viso. La sua testa era un ammasso di sangue raggrumato e le guance sembravano palloni tumefatti, gli occhi erano scomparsi sotto il gonfiore delle palpebre e la bocca, la sua bella bocca incorniciata un tempo dalle labbra vellutate, era ormai un taglio.
" Codice rosso, codice rosso" gridava l'addetto all'area triage, avvertendo i medici della sala 1 perché intervenissero celermente.
"Ma come ha fatto a venire da sola? È possibile che nessuno l'abbia accompagnata?" si chiedevano gli infermieri, che avevano cominciato a prestarle i primi soccorsi.
La ragazza silenziosa si lasciò assistere mentre dagli occhi scomparsi sotto la cascata di sangue raggrumato scendevano lacrime di cristallo, come se in lei ormai non ci fosse neppure la voglia di risorgere.
Al medico che la visitava, continuava a dire:" Sono caduta dalle scale, sono scivolata dalla scale".
"No, non può essere, cara signorina, lei non può essere solo caduta. Questi lividi non possono essere stati causati da una caduta ma sono lesioni da oggetto contundente".
A quelle parole del medico la ragazza perse i sensi.
Dopo le procedure di rianimazione, Lucy riprese a piangere.
Il medico ordinò radiografie, tac, consulenza del chirurgo, del neurologo e dello psicologo.
Interpellò naturalmente anche i carabinieri della stanzetta a lato del Pronto Soccorso.
Il maresciallo si coprì gli occhi a vedere tale scempio: sembrava l'immagine del Cristo martoriato di qualche film sulla Passione. Eppure era abituato a vedere cadaveri, morti ammazzati, ma quella ragazza gli fece proprio impressione.
"Signorina, chi l'ha ridotta così ?"
E come una ghiaccio che si scioglie velocemente, la ragazza finalmente crollò.
"Mi ama, lui mi ama. E' che io ho esagerato, ma vi prego non fategli del male".
Li raggiunse il brigadiere per il verbale, ma nulla, la ragazza non sporse denuncia. Ripeteva solo che era stata colpa sua perchè il suo fidanzato era geloso e non voleva che lei parlasse con estranei.
Fu medicata. Lucy non firmò alcuna denuncia e ritornò a casa.
Ad aspettarla trovò il suo carnefice in lacrime, che le dichiarava il suo amore eterno, sbattendosi la testa al muro e gridando che non sarebbe più successo.
Lucy si fece giurare che avrebbe accettato di vedere uno psicologo e che avrebbe accettato le sue cure.
E gli disse che sì, lo avrebbe perdonato, sì, lo avrebbe perdonato.
Qualche settimana dopo Lucy entrò di nuovo in pronto soccorso: lui l'aveva colpita con un martello e le aveva gridato nella foga: "Se non vuoi essere solo mia, non sarai di nessuno."