Non era mai stata accettata dai suoi compagni di classe perché nel quartiere si vociferava che la sua famiglia fosse malfamata. In particolare le malelingue ce l'avevano con sua madre, che si diceva andasse con altri uomini perché i soldi non bastavano mai (ma era vero?) e anche con suo padre, un poco di buono che ritornava ubriaco a casa ogni sera e faceva il violento e il geloso; poi andava a letto come un cagnolino bastonato dalla vita e dal destino.
amela era un po' più grande dei suoi compagni di classe e questo le dava un alone di pericolosità, tanto che molte mamme di altri ragazzini erano venute a cercare di cambiare di classe e sezione ai propri figli perché lei poteva essere un cattivo esempio e poi "con i genitori che si trovava avrebbe potuto essere cattiva e violenta". Ma tutti gli alunni erano rimasti in quella classe grazie alla sensibilità di un dirigente che aveva capito l'antifona e aveva vietato ai suoi collaboratori qualsiasi spostamento da una classe all'altra. "Qui siamo per educare e non per giocare con i vostri figli!"
Pamela se ne stava buona nel suo banco e sognava sempre. Stava intere ore a sognare ad occhi aperti. Il suo insegnante non aveva mai notato alcunché di pericoloso verso gli altri nei suoi atteggiamenti, ma sembrava disturbare la sua presenza. Come può essere una situazione così grave a scuola? Ma la classe è una piccola società e qui si verificano situazioni che non sono altro rielaborazioni del vissuto familiare dei figli. Tanto che l'insegnante spesso faceva parlare i suoi alunni, impiantando dibattiti sulla bellezza dell'integrazione, sulla diversità e originalità di tutti, ma spesso rimanevano parole sprecate al vento. Pamela era sempre più isolata, anzi ora, immersa nei suoi sogni, si autoescludeva e viveva la giornata nel suo banco a disegnare, a scarabocchiare. Forse quelle ore a scuola erano per lei più preziose dell'oro perché, rientrando a casa, doveva affrontare mille problemi con i suoi genitori e con le malelingue del vicinato. E chi aveva il tempo di studiare? "Professò. chi può studiare se mia madre non c'è è mai, se mangio un panino al bar, se mio padre spreca tutti i suoi soldi, quando li ha, a bere per dimenticare il comportamento scorretto di mia madre?"
Pamela aveva gli occhi azzurri, più trasparenti del cielo. Ma quando parlava, quando era riuscita a parlare al centro d'ascolto scolastico, i suoi occhi diventavano blu intenso, forse per la rabbia che aveva dentro, forse per la vergogna che si portava dietro. Pamela non sa scrivere bene, Pamela non sa studiare, Pamela sarà bocciata. I ragazzi più grandi delle altre classi la prendevano in giro. Pamela, però, scappava via e si rifugiava in bagno a piangere.
A volte, però, basta poco per rivoltare un atteggiamento che se ripetuto e tacitamente accettato, diventa sclerotizzato. E Pamela non fu bocciata, con grande stupore delle mamme che avevano i loro figli studiosi. "Ma come? Ora tutti sono promossi? Anche i somari?" Le malelingue avevano ripreso forza. Alla notizia anche Pamela era al settimo cielo, così come i suoi professori. Quella promozione, in una società che critica senza guardarsi dentro, sembrò un' esplosione di fiducia. Tanto che Pamela l'anno successivo ce la mise tutta per farsi valorizzare. Presentò i suoi disegni alla professoressa d'arte, suoi disegni che sembravano capolavori di un maestro della storia dell'arte; poi al suo professore d'italiano fece leggere le sue poesie, che seppur a volte sgrammaticate, erano perle di saggezza e di sofferenza, parole che grondavano vita matura e tormentata. I due insegnanti organizzarono quindi una mostra a scuola con le produzioni di Pamela, che furono viste da tutti i ragazzi e i loro genitori. Rimasero tutti con la bocca aperta. E così Pamela non fu più "Pamela da evitare", ma "Pamela l'artista". Tanto che si scrisse al liceo artistico e all'Accademia di Belle arti di Palermo, diventando una delle artiste più importanti del panorama europeo e mondiale.
Pamela l'artista, le cui opere sono oggi in tutte le più grandi gallerie del mondo.