"Come l'eroe danese, la mente vaga..."
E non riusciva ad andare oltre.
Erano mesi che tentava di terminare quella sceneggiatura e il produttore si faceva sempre più insistente.
Avrebbe voluto scrivere un film sulla sua condizione, ma non si sentiva più un Amleto, o almeno così gli sembrava.
Stava soffrendo ancora per i postumi di quella dolorosa ma, come diceva lui, "dolce malattia" e il ricordo dei giorni trascorsi a letto in compagnia solo di lei o in attesa che lei se ne andasse era l'unico pensiero che lo accompagnava.
Ma non riusciva ad andare oltre.
Forse sarebbe stato meglio scrivere un film comico, ma non è facile far ridere la gente per tutta la durata del film, anche se non si riteneva un tipo triste.
Il produttore, in fondo, avrebbe accettato qualsiasi cosa pur di iniziare le riprese (e non perdere i finanziamenti).
Ma la penna, dopo il primo rigo, sembrava incepparsi.
Avrebbe potuto raccontare di lei!
Si, poteva essere una buona idea.
Decise di provarci e si gettò a capofitto nella faccenda, partendo dall'inizio.
Non si era trattato di una malattia strana o sconosciuta, in fondo poteva capitare a chiunque, ma lei, arrivata col freddo (come influenza o raffreddore), lo aveva trovato "scoperto" e gli si era insinuata lentamente.
I sintomi erano stati quelli classici, anche se senza febbre e senza rigetto.
Gli stessi sanitari non si erano preoccupati più di tanto, anche se continuavano a non saper dare spiegazioni al fenomeno.
Verso la primavera, col caldo, si aspettava qualche miglioramento, ma le cose non migliorarono, anzi sembrava che il tepore d'aprile accentuasse i sintomi e i pericoli.
Bisogna dire che, dopo le prime reazioni, non fece granchè in seguito per guarire e la cosa non gli sembrò affatto strana.
Intanto, come accade quando non ti curi bene, il male si insinua e ti aggravi, ma lui, in tutta incoscienza, non dava segno di accorgersene e a niente erano valse le preoccupazioni e gli allarmi dei sanitari: in fondo, con questa malattia, cominciava a starci bene.
Si svegliava e il pensiero di dovere o di potere sentirsi male non sempre lo affliggeva: ormai il male era diventato come parte di sé.
Venne l'estate e, si sa, col caldo forte i sensi, fisici e psichici, si adagiano un pò e si rischia maggiormente il contagio di malattie periodiche.
In lui avvenne una reazione contraria.
Iniziò ad uscire di casa, anche contro il parere dei sanitari, e tornò a frequentare le strade e le piazze, cosciente che lei era lì, accanto a lui, dentro di lui: non poteva più farne a meno, era un malato che stava diventando grave.
Andò in vacanza come tutti, ma sentiva di essere diverso; in fondo gli pareva di avere qualcosa in più degli altri.
Ma il sole ed il mare non gli fecero bene.
Dopo le vacanze tornò a chiudersi in casa e i sanitari gli consigliarono un periodo di riposo in montagna. Partì.
Sembrava che le cose si stessero mettendo bene ma, senza la sua "dolce malattia", si sentiva diverso da prima, gli mancava qualcosa e, tornato in città, quasi come un andare a cercarsi il contagio, si ammalò di nuovo.
E oggi?
Così avrebbe concluso la sceneggiatura.
Con i dubbi e le perplessità sul presente; quindi il rimando all'eroe di Shakespeare era ben azzeccato e, forse, lo avrebbe usato come titolo.
Era mattina inoltrata quando si presentò con una bozza della sceneggiatura a casa del produttore, che lo accolse cordialmente, come sempre (era anche il suo mestiere, d'altro canto).
Vi trovò anche la segretaria di edizione degli ultimi suoi film e uno dei protagonisti dei tanti serial televisivi, cugino del produttore.
Parlarono, inizialmente, del più e del meno, di alcuni progetti e dell'andamento della campagna pubblicitaria televisiva per l'ultimo film prodotto.
Subito dopo, entrarono nel vivo dell'incontro e lui presentò il soggetto del film, esponendone la sceneggiatura per sommi capi.
Il produttore e gli altri ascoltarono con attenzione (forse!) il tono pacato e tranquillo del suo parlare e, alla fine della sua esposizione, iniziarono le domande e le perplessità
È un racconto che interesserebbe?
La gente sarebbe interessata alla storia di una malattia che, in fondo, si incontra ogni giorno in tanta parte dell'umanità?
Il produttore, dovendo investire dei soldi, voleva sentirsi almeno tranquillo, se non soddisfatto, del suo rischio.
Fino ad allora, il rapporto fra i due era stato molto proficuo, visti i risultati (e qualche premio) ottenuti con gli ultimi tre film fatti insieme.
Lui cercò di sciogliere i dubbi del produttore, assicurando tutto il proprio impegno per la realizzazione di ciò che sentiva profondamente suo e che, in fondo, lo continuava a seguire e, in parte, a tormentare.
Tutti quegli ultimi mesi trascorsi in compagnia della sua "dolce malattia" non sarebbero stati vissuti invano: avrebbe realizzato la sua opera più affascinante e più sentita.
Un pezzo della sua vita sarebbe scorso sullo schermo bianco d'una buia sala cinematografica.
Il produttore lo seguiva affascinato e si fece consegnare la bozza della sceneggiatura.
Gli avrebbe dato una risposta entro pochi giorni.
Lui salutò e li lasciò, portandosi dietro l'immagine d'un malato perfettamente cosciente e, forse, in via di guarigione.