- Hai messo in freezer il tuo amore! Ti sento lontana! -
La solfa si ripeteva da qualche tempo e lei non sapeva come farglielo capire.
Eppure quella domenica erano andati a pranzo fuori: finalmente soli!
Era una tiepida giornata di metà settembre e avevano deciso per il solito Ristorante sul lungomare, dove si mangiava bene e a prezzi ragionevoli. Si erano anche concessi quella linguina all’astice che loro tanto desideravano, ma che non potevano sempre permettersi.
Dopo avevano fatto una passeggiata in riva al mare e, per fare quattro chiacchiere, si erano rifugiati sotto il vecchio ponte della metropolitana.
E qui lui aveva iniziato a incalzarla.
E lei, come poteva fargli capire che quel rapporto, in piedi da cinque anni, stava diventando una prigione?
Sembrava tutto come in uno standard: sabato a pranzo dai miei, domenica dai tuoi; ricordarsi di tutte le feste comandate, matrimoni, battesimi, funerali, compleanni.
Che palle! Per lui tutto era dovuto, tutto per la famiglia (di cui aveva un concetto arcaico e centralista). E non erano ancora sposati!
In fondo, pensava lei, abbiamo solo venticinque anni, divertiamoci anche da soli, ogni tanto. Sembriamo due vecchi!
Intanto i due giovani non si erano accorti…
- I tuoi figli sono ormai grandi. Non penseranno di pesare sulle mie spalle per sempre?
E poi, entrambi al Conservatorio. Quali prospettive credono di avere?
Un’altra cosa. Il cane, bisogna abbatterlo! Si è fatto vecchio. Anzi, perché non lo porti a casa tua? -.
Dopo tanti anni di separazione, lei ancora lo tormentava.
Portare il cane a casa? In quel monolocale ammobiliato che gli costava un terzo della pensione da impiegato statale?
Un altro terzo per i figli, per non farli dipendere dalla madre, per gli studi e qualche capo di abbigliamento.
Con il rimanente ci doveva campare. E non si facevano follie!
Aveva perciò deciso di uscire da casa. Voleva prendere un po’ d’aria e, spento il cellulare per non doverla ancora sentire, si era messo a girare un po’ a cazzo.
Un panino, una birra e un caffè e si era ritrovato, con la sua DUNA blu, sotto quel vecchio ponte della metropolitana, accanto ad un’altra auto nella quale vedeva due giovani discutere animatamente (“tutte le coppie sono così!” pensò), per poi riappacificarsi e iniziare le prime schermaglie dell’amore.
Nessuno degli occupanti le due auto si era accorto…
Il ponte della vecchia metropolitana era lì da oltre sessant’anni.
Reggeva bene, ogni tanto era controllato, ma pare funzionasse.
Però, quel giorno qualcosa andò storto.
Al transito dell’ennesimo treno, un lastrone di marmo del sottoponte, largo ben cinque metri, iniziò a tremare, per poi staccarsi e precipitare di sotto. Sulle due auto in sosta!
Inutile dire che nulla rimase di sogni e sconfitte.