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Non c'è peggior cieco di chi non vuol vedere, né peggior sordo di chi non vuol sentire, né peggior impotente di chi non vuol copulare, né peggior anoressico di chi non vuol mangiare o peggior bulimico di chi non vuol digiunare.
E non riusciva a venir fuori dallo squilibrio cognitivo che la prossima mostra gli stava portando.
Dare un titolo alla successione delle opere era diventata una malattia; complicate ed a volte turbate visioni ricorrenti gli offuscavano la mente.
E intanto l'organo di quella famosa chiesa continuava a suonare e le delicate melodie espresse dalla virtuosa tastierista gli facevano dimenticare gli assurdi pensieri che si accavallavano nella mente.
Benché l'atmosfera fosse incrinata dall’ossessione del "vedere" che ormai ha infettato le nostre vite.
Inutili immagini, anche al di fuori di qualsiasi logica rispetto ai brani eseguiti dall'artista, continuavano a scorrere su di uno schermo messo lì non si capisce bene perché.
E' proprio vero che non riusciamo più a vivere la musica e l'arte in generale per quello che è, abbiamo sempre bisogno di "qualcos'altro" per viverle al meglio?
Bene aveva deciso.
Proprio ripensando a questi concetti e memore della difficoltà di trovare una risposta risolutiva alla visione dell'arte, avrebbe dato alla sua nuova mostra il titolo di (IN)VISIBILE.
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Utente Anonimo
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