Kim So Yung era lo Shogun del tratto di territorio compreso fra il fiume e la distesa di pianura che arrivava fino ai piedi della montagna sacra. Il suo potere era illimitato, governava con il pugno di ferro, ma era anche disponibile ad ascoltare i suoi sudditi, era inflessibile con chi sbagliava, ma comprensivo con chi veramente era in difficoltà. Questa sua apertura verso i più deboli lo faceva amare dai popoli a lui sottomessi, lo avevano chiamato Kim il buono, ma nello stesso tempo era osteggiato da altri capi che avevano i possedimenti confinanti con il suo.
C’era in particolare Xa Moon Li, un capo tribù delle montagne, un essere spregevole dal comportamento barbaro che odiava Kim proprio per le sue politiche liberiste. Lui invece era un dittatore e non perdeva occasione di impegnare le sue soldatesche di confine in scaramucce che si risolvevano quasi sempre con sconfitte per i soldati di Kim. Stufo di questo perdurare di queste aggressioni gratuite, Kim decise di dichiarare guerra al vicino così ostile.
Furono necessari due anni di lotte continue per avere ragione di quella tribù barbara, durante il conflitto però Kim il buono purtroppo morì colpito da una freccia scagliata a tradimento.
La sua vedova, rimasta sola, decise che di quella stirpe non doveva restare viva nemmeno una donna, non dovevano nascere più uomini capaci di tanto odio e di nefandezze efferate. Lei era di origine caucasica, i suoi antenati erano stati al soldo del grande Gengis Kan ed era bellissima. Una bellezza severa, non incline a cose di donne, lei amava combattere, sentire l’odore del sangue ed era brava con la spada, si sottopose a intensi allenamenti per migliorare ancora di più la sua tecnica. Chiamò i migliori specialisti e guerrieri da tutto il regno per diventare la più brava e spietata in assoluto.
Quando ritenne di essere pronta, con un nutrito numero di guerrieri partì per andare a sterminare la tribù nemica o almeno di quello che ne restava. Nella guerra terminata da poco con la morte del suo sposo, dei guerrieri nemici ne erano rimasti molto pochi ed erano tutti rintanati sui monti nelle caverne in cui abitavano. Il marito aveva vinto, la maggior parte degli uomini era morta in guerra e i pochi rimasti non erano in grado di resistere alla ferocia della donna.
Lei lasciava il compito di uccidere gli uomini ai suoi soldati mentre lei si occupava delle donne. Tutte quelle che incontrava sul suo cammino finivano sul filo della sua lama. Era implacabile, ma dopo aver percorso il territorio nemico in lungo e in largo si stancò presto di quella carneficina. Rientrò nel suo regno trascinandosi dietro le poche donne rimaste prigioniere. Pensò che, anche nel loro esercito, c’erano state perdite notevoli e che lei, come governante al posto del marito, per continuare la sua politica doveva dimostrare di essere una buona governante oltre che una formidabile guerriera. Desistette dal proseguire quella campagna di sterminio e pose fine ai massacri.
Rientrata nel suo regno, le prigioniere che aveva portato con sé servirono ad aumentare la popolazione del regno. Ognuna di quelle sventurate diede parecchi figli ai soldati ai quali erano state affidate. Con tutte quelle nuove braccia il regno di Kiung Mi, che in lingua locale significa "onore e bellezza" prosperò, diventando il primo territorio libero gestito da una donna.