Ho appena terminato di leggere il nuovo nonché finora unico libro di Scrittrice Imperfetta, alias Lorena Giardino, un libro davvero carico di emozioni contrastanti, di cui ho percepito lo stato emotivo chiave, ovvero l'inquietudine prorompente, ricercata al di fuori quando in realtà ciascuno di noi ce l'ha interiormente.
Infatti, a tal proposito, secondo una mia ipotesi, in molte righe l'autrice parla, cioè scrive, pure di sé, quindi deduco almeno un qualcosina di autobiografico.
Vi è mai capitato di dover raccontare la storia di un film o di un opera narrativa che vi è particolarmente piaciuta a un vostro/vostra amico/amica ma non sapete proprio da dove iniziare? Ebbene, su per giù mi trovo nella stessa non facile situazione però per un motivo ben preciso: il libro, a parte che mi è risultato graditissimo, "L'imperfetta immensità" (titolo perfetto dalla malinconia copertina) è strutturato in maniera singolare con dei capitoli che sembrano racconti che si intersecano, si intrecciano e si collocano perfettamente come se fossero pezzi di un puzzle, mettendo in risalto oltre la già citata condizione di agitazione interiore, anche quel senso di solitudine, di abbandono, di inadeguatezza e soprattutto di incompletezza per cui (senza spoilerare) solo nel finale ognuno (tranne uno) troverà la propria dimensione, chi seguendo un "percorso" inevitabile ma necessario, chi rinascendo come una Araba Fenice seppur con le dovute difficoltà e tediosità di sorta, chi ricominciando, rimettendosi oppure uscendo di careggiata e chi invece... insomma un lavoro narrativo totalmente da scoprire come i suoi personaggi.
Cosa ho ammirato de “L’imperfetta immensità"? Innanzitutto, l'ho trovato scritto benissimo, narrazione, dialoghi e diari implementati con doviziosa attenzione, mette in scena aspetti della vita quotidiana, alcuni dei quali davvero squisiti, un romanzo direi amaro e allo stesso tempo dolce nella sua drammaticità o imperfezione, tanto che, in alcune parti, sentitamente vengono messe in evidenza, tra le tante cose, manie ed egoismi da parte di varie figure (ad esempio i dispotici genitori di Maria e Giulia), per poi cadere sul "morbido" in alcune sequenze.
C'è un alternarsi bilanciato che ho apprezzato moltissimo per cui globalmente il romanzo risulta ben calibrato.
Ad ogni modo l'autrice ha saputo abilmente e strategicamente toccare in determinati punti la sensibilità di noi lettori, o almeno così è stato per me, infatti mi sono commosso diverse volte, tanto da desiderare di abbracciare alcuni personaggi se li avessi avuti davanti in carne ed ossa.
Personaggi attualizzabili? Direi di sì, poiché in linea con la depressione esistenziale del nostro tempo, ad esempio la difficoltà ad accettare la routine e il fallimento, non sentirsi all'altezza delle proprie e altrui aspettative, incapaci di progettare la vita e di porsi in relazione con gli altri e con se stessi. Però una soluzione, un rimedio o una medicina è possibile trovarla o ricercarla, come Giulia con il suo viaggio interiore che culmina in... no, direi di fermarmi qui!
In conclusione, tirando le somme, l'acquisto di questo romanzo d'esordio della valente scrittrice piemontese si è dimostrato una scelta ideale, tutto è curato, dalla generica perizia grammaticale, alla storia/trama, agli aspetti psicologici dei personaggi fino al gran finale che quadra e inquadra un po’ tutti.
Non posso che attendere pazientemente la successiva fatica letteraria di codesta prosatrice che mi ha intrattenuto in maniera partecipe per alcune ore del pomeriggio e di conseguenza per tutta la durata della lettura, infatti posso giurare che non ho staccato gli occhi da “L’imperfetta immensità” nemmeno per un minuto.
Consigliato, cosa aspettate ad acquistarlo cari “imperfetti” lettori?