LE CONCERT (2009)
All'epoca di Brežnev, Andreï Filipov è un importante direttore d'orchestra dell'Unione Sovietica: dirige la celebre Orchestra del Teatro Bol'šoj, ma viene licenziato all'apice della gloria, interrotto nel mezzo di un concerto, per motivi politico/burocratici.
Ventinove anni dopo lavora ancora al Bol'šoj, ma come uomo delle pulizie. Una sera si trattiene fino a tardi, per tirare a lustro l'ufficio del direttore e trova casualmente un fax indirizzato alla direzione del Bol'šoj: è del Théâtre du Châtelet, che invita l'orchestra ufficiale a suonare a Parigi.
Ha un'idea folle: tace sull’arrivo del fax e decide di riunire i suoi vecchi amici musicisti che, come lui, vivono in disarmo, e di portarli a Parigi, spacciandoli per l'orchestra del Bol'šoj.
È l'occasione tanto attesa da tutti di potersi finalmente prendere una rivalsa e di terminare il Concerto per violino e orchestra di Pëtr Il'ič Čajkovskij che stavano suonando trent'anni prima, al momento in cui furono interrotti.
Ma nella decisione di Filipov di voler attuare quest’ assurdo quanto coraggioso piano non c'è solo la voglia di rivalsa per ciò che gli fu negato tanti anni prima.
La musica come forza dell'anima e come ossessione, alla fine anche positiva.
Il film narra la STORIA e le storie di un’umanità ferita e all'apparenza sconfitta, trattando il tutto con intelligenza, sensibilità, comprensione e con un pizzico d’ironia (che non fa mai male!).
Tutti, dai grotteschi mafiosi russi agli ebrei dall'eterna mania del commercio, dai patetici oligarchi di un comunismo d'annata a gitani e zingari compulsivamente musicanti, tutti sono sferzati dal regista con decisione e divertimento (anche per gli spettatori).
Come già nel precedente ed altrettanto toccante TRAIN DE VIE.
Scritto diretto ed interpretato in maniera impeccabile, con 'volti' reali e credibili.
E la lunga sequenza finale del Concerto per violino e orchestra, durante la quale si disvela il mistero legato alla giovane e talentuosa violinista Anne-Marie Jacquet, emoziona e commuove.
Da vedere, possibilmente con un fazzolettino, non perché sia triste, ma perché è emozionante, appunto.
L'orchestra è un mondo.
Ognuno contribuisce con il proprio strumento,
con il proprio talento.
Per il tempo di un concerto siamo tutti uniti,
e suoniamo insieme,
nella speranza di arrivare ad un suono magico:
l'armonia.
Questo è il vero comunismo.
Per il tempo di un concerto.
(Andreï Filipov prima del concerto)
Radu Mihăileanu, regista rumeno attivo in Francia, classe 1958, ha diretto anche: Trahir - Train de vie - Le pygmees de Carlo - Va, vis et deviens - La Source des femmes - The History of Love
Regia: Radu Mihăileanu Sceneggiatura: Radu Mihăileanu, Alain-Michel Blanc, Matthew Robbins
Aleksej Gus'kov (Andreï Filipov), Dimitri Nazarov (Sacha Grossman), Mélanie Laurent (Anne-Marie Jacquet / Lea), François Berléand: Olivier Morne Duplessis), Miou-Miou (Guylène de La Rivière), Valeri Barinov (Ivan Gavrilov), Lionel Abelanski (Jean-Paul Carrère), Laurent Bateau (Bertrand), Vlad Ivanov (Piotr Tretiakine), Anna Kamenkova Pavlova (Irina Filipova), Roger Dumas (Momo), Anghel Gheorghe (Vassili), Aleksandr Komissarov (Victor Vikitch)