Sdraiati su un fianco, coperti solo da un leggero lenzuolo, lui l'abbracciava da dietro, accarezzava la sua coscia e sprofondava il viso tra i suoi capelli. < adoro l'odore della tua pelle >. Lei sorrise soddisfatta, senza che lui potesse vederla.
< devo andare ora >.
< di già? > chiese lei voltandosi. Lo vide alzarsi da quel letto per andare a rimettersi gli indumenti piegati nella sedia.
Paolo e Michela erano colleghi, lavoravano in una grande azienda automobilistica. Lui era un dirigente in carriera, braccio destro dell'amministratore delegato, lei lavorava in contabilità.
< lo sai che se potessi resterei con te >.
< allora fallo! >, si era messa seduta a guardarlo cercare le scarpe che erano finite chissà dove. < mi sono stancata di fare il terzo incomodo >.
Lui lasciò cadere per terra la scarpa che aveva in mano e andò ad abbracciarla.
< sai che non è cosi: io ti amo e se non fosse per i miei figli l'avrei già lasciata. Lei non rappresenta niente per me, siete solo voi tre la mia unica ragione di vita >.
Ma lei, che troppo volte aveva sentito quella storia, girò offesa la faccia dall'altra parte.
< dai su, non fare così... il mese prossimo ci sarà probabilmente un meeting per tutto il fine settimana, magari ci organizziamo... che dici? >.
< certo >, rispose lei con un certo astio < passeggiata romantica mano nella mano, cenetta, sesso sfrenato e poi? Poi tornerai, come ogni giorno del resto, a casa, dalla tua famiglia, e io sola, senza poterti neppure scrivere o chiamare >.
< perché stai facendo così? >.
< perché? Perché è un anno che va avanti questa storia e mi sono stancata. Quando hai preso quest'appartamento per noi ero felice come una bambina. Credevo che, prima o poi, ci saresti rimasto. Invece, è solo un pied-a-terre che usiamo quando tu sei libero >.
< l'ho fatto perché non ci meritiamo di vederci in uno squallido albergo come una comune coppia di amanti, noi siamo più di questo e tu lo sai. Sai anche i problemi che ha avuto Lorenzo quest'anno a scuola, non potevo andarmene >.
Lei si alzò e iniziò a rivestirsi. < verrai stasera alla festa? >.
Lui sorrise. < serata con trecento colleghi che gioiscono per una fetta di panettone e un bicchiere di spumante da due euro in in bicchiere di plastica? Anche no, grazie >.
< certo, tu sei uno dei piani alti, non ti mischi con la plebe... eppure, lo sai cosa si dice quando passi con il tuo completo firmato? >.
Lui la guardò incuriosito. < che la tua puzza sotto il naso sparisce quando si tratta di portarti a letto qualcuna, che te le scopi tutte>.
Paolo si infastidì per quell'accusa.
< Ma che cazzo stai dicendo? Ora basta per favore, sto perdendo la pazienza >.
< beato te, la mia è andata via già da un pezzo >, aveva finito di rivestirsi, prese un mazzo di chiavi dalla borsa che lanciò sul letto. < non cercarmi sino a quando le cose non cambieranno >, andò via sbattendo la porta.
Paolo, nel prendere quel mazzo di chiavi, si sentì sollevato. Lasciò l'appartamento, salì sul suo SUV nero ultimo modello e si diresse verso casa: una villetta su due piani circondata da un curato prato verde, appena fuori città.
Sua moglie era in cucina, la baciò.
< com'è andata la giornata? > gli chiese.
< il solito >.
< ti sei ricordato di fare i biglietti? >.
< si, certo >.
< allora domani girami la prenotazione, così inizio a fare il check-in >.
Saluto' affettuosamente i suoi due figli seduti sul divano, poi cenarono e andarono a dormire.
Nel cuore della notte, nel silenzio della casa, il telefono squillò.
< pronto? > nessuna risposta, ma sentiva che qualcuno era dall'altra parte. Mise giù il telefono.
< chi era? > chiese sua moglie, non fece in tempo a risponderle che il telefono riprese a squillare.
< chissà cosa pensa tua moglie di tutte le tue scappatelle >. Gelò: era una voce maschile che non conosceva.
Staccò il filo del telefono < Ma insomma, chi è? >, chiese lei ancora.
< qualcuno in vena di scherzi. Vieni qui, dormi tranquilla > l'abbracciò stretta e la sentì riaddormentarsi mentre lui, con gli occhi sbarrati nel buio, sentiva il cuore battere forte.