Il 12 giugno del 1968 è stata una data importante per me, come il 10 novembre del 2007, ma quarant'anni prima ero più giovane e con poca esperienza di vita.
Il 1968 è stato, come si sa, un anno pieno di progetti e speranze, smosso da un fiume in piena che scorreva nel cervello, nell'animo e nel corpo di tanti.
Io avevo sedici anni e tanti ideali da compiere.
Attivista ecclesiale ma già molto critico, mi ero avvicinato a idee e sentimenti anarco/libertari attraverso le parole dell'insegnante di Educazione fisica, che mi aveva introdotto a testi di Erich Fromm e altri esponenti di quella scuola di pensiero.
Non era stato, per il nostro Istituto, un periodo "movimentista", tanto da farci guadagnare, per non aver manifestato né occupato, il regalo del '10 in condotta' per tutti, cosa che non ci inorgogliva granché.
Purtroppo, neanche il voto in condotta era servito a evitare che fossi rimandato a settembre in... quattro materie!
No, non ero uno studente modello!
D'altra parte, ero già stato bocciato l'anno precedente e in prima Media e lo sarei stato anche due anni dopo.
A fine maggio aveva deciso di entrare in clinica per essere operato di ulcera allo stomaco.
Cosa che oggi, spesso, si cura con diete e medicinali!
L'intervento sembrava essere andato bene.
Quando lo andavo a trovare, in quella stanza bianca e asettica, mi sembrava diverso da come lo avevo vissuto fino allora.
Con la pancia piena di punti di sutura si sentiva stanco, affaticato e quasi indifeso; diverso dalla figura un po’ autoritaria che aveva accompagnato la nostra adolescenza.
Ed anche in clinica il nostro storico barbiere Eugenio veniva a fargli barba e capelli.
Ero convinto, come chiaramente era, che avesse bisogno di assistenza e allora, per far riposare Margherita, decisi di trascorrere un paio di notti a dormire in camera con lui.
Non sapevo bene cosa fare, ero un po’ intimidito dalla situazione e dalla mia inesperienza e immaturità.
Ma lo sentivo più vicino a me, come una persona con cui, tornati a casa, avrei potuto (ri)prendere un discorso in fondo mai cominciato.
Purtroppo... la vita corre per conto proprio!
Dopo una settimana di ricovero, il chirurgo che lo aveva operato decise che era tempo di togliere i punti dalla ferita.
Dolorosamente, qualcosa andò storto e l'11 giugno la ferita si riaprì tutta, con le conseguenze che ben s’immaginano.
I medici corsero ai ripari cercando di salvare il salvabile, ricucendo tutto il possibile.
"ADDA PASSA' 'A NUTTATA!" diceva Eduardo.
E non passò!
Vincenzo è morto il 12 giugno 1968, dopo una nottata di sofferenze.
In seguito il chirurgo fu da noi (inutilmente) denunciato per incuria, ma, chiaramente, fu assolto. E si dovettero pagare anche le ingenti spese processuali.
Fu portato a casa la mattina dopo, di soppiatto, per non far denunciare il decesso in clinica ed evitare fastidi (a loro!).
Rimase disteso sul letto nuziale per ventiquattro ore e io, a quella vista, pregno (ancora) di un'incrollabile Fede e influenzato dalla recente visione di ORDET di Carl Theodor Dreyer, pregai affinché potesse tornare in vita, anche stendendomi accanto a lui per occuparne il posto in quel 'viaggio'.
Quanta ingenuità!
E quanta sofferenza nel rievocare, oggi, questi ricordi.
Per metter a posto la coscienza e saldare un qualche debito con il passato?
Non lo so, può darsi!
D'altronde, c'è ancora Margherita con cui abbozzare (e non potrò più farlo) la conclusione di un discorso, anche in questo caso, praticamente mai iniziato.