Agli inizi degli anni novanta abitavo a Trabia, una cittadina della provincia di Palermo, in un piccolissimo quartiere fatto di case non proprio piacevoli alla vista e con un sovrastante palazzo grigio che senz'altro rendeva ulteriormente monotona la zona.
Avevo sette anni e, mentre stavo rientrando da scuola, la mia sensibilità fu mirabilmente colpita da due donne anziane di mia conoscenza che piangevano inconsolabilmente. La signora Rosa e la signorina Adele, entrambe sulla sedia a rotelle, oltre ad essere vicine di casa erano ottime amiche. Da tantissimo tempo vivevano in appartamenti adiacenti al piano terra e quasi ogni giorno, specie nelle belle giornate, amavano piacevolmente discutere, talvolta pure a "cuttigghiare" (pettegolare) persino dei loro parenti stessi, ma tra di loro c’era un innegabile rispetto.
Con discrezione mi prodigai ad ascoltare la loro conversazione e scoprii cosa le affliggeva. Il proprietario dell'abitazione in cui Rosa per circa trent'anni aveva vissuto aveva deciso di venderlo ad una coppia di futuri sposi e il figlio della signora, non trovando altra soluzione, aveva scelto di prenderle in affitto un appartamento collocato al quarto piano del palazzo poc'anzi citato, peraltro assente di ascensore.
Dal momento che non c'era l'impianto nell'edificio, l'anziana doveva essere traslocata al piano di sopra, incapace, per ovvi motivi, di scendere mai più tranne quando sarebbe passata a miglior vita. Adele, altrettanto invalida, era invece impossibilitata di salire al quarto piano.
Accettando l'inevitabilità della loro separazione permanente, le due amiche si salutarono per l'ultima volta abbracciandosi con sincerissimo affetto.
«Bedda, non ti dimenticari i mia, u Signuruzzu beddu sapi chiddu chi faci!» (Bella, non ti dimenticare di me, il Signore sa quello che fa!) le disse Adele in lacrime a Rosa, mentre quest'ultima si limitò a guaire nella disperazione più assoluta fino a quando non sopraggiunse il figlio, informandola che con l'aiuto di un cugino erano pronti per trasportarla di peso nella nuova abitazione e che la badante di origine tunisina sarebbe arrivata in serata.
Quel distacco mi rimase particolarmente impresso. Quella fu la prima volta che capii il reale significato della parola AMICIZIA.