Il capo cucina vedendo il suo stupore gli disse: <<Abbiamo su ben quattro capponi e stiamo preparando le salse con cui servirli. Abiamo mirtilli, prugne secche, albicocche, noci, pinoli e pistacchi di sicilia insieme con tutti gli agrumi di quella terra ricca e calda, e anche tutte le erbe aromatiche del nostro orto.>>

Enrico non sapeva cosa dire, lui conosceva solo la cucina avara di sua mamma che non spendeva nemmeno un centesimo in più dello stretto necessario, la sua cucina era misera e avara perchè pur essendo benestante era tirata e non ammetteva nulla di più dello stretto necessario, ne derivava una tavola povera quasi misera, al limite della fame.

Dalle finestre si vedeva il sole tramontare e i lampi di luce scemare sempre più mentre si stava avvicinando un temporale, un uomo stava passando ad accendere tutte le candele creando un'atmosfera suggestiva

<<Possibile che nel duemila questi non abbiano ancora la luce elettrica ?>>

Enrico sentì di nuovo il brivido lungo la schiena ma disse a se stesso che non c'era motivo di cui preoccuparsi, tuttavia si sentiva a disagio.

La cameriera lo condusse in u'altra stanza molto vasta e decorata in bianco e azzurro.

<<Questa è la nostra sala della musica>>.

La donna sorrideva fiera di ciò che mostrava e ne aveva ben donde, la sala era magnificamente decorata con stucchi a rappresentare tutti gli strumenti musicali, al centro della sala capeggiava un bellissimo pianoforte a coda, bianco e lucente, vicino a un leggio stava appoggiato violino e si vedeva chiaramente quanto fosse antico, altri strumenti musicali erano sparsi qua e là per la stanza, a disposizione degli ospiti che avessero voluto cimentarsi in un concerto, uno in particolare attirò la sua attenzione, una vecchia arpa celtica accanto ad una zampogna italiana.

<<Vedo che le piace>>, disse una voce fredda alle sue spalle. Si girò di scatto sorpreso

<<Mi spiace averla spaventata, questa arpa è del dodicesimo secolo, irlandese e assolutamente artigianale e si accompagna benissimo alla zampogna lucana dal suono molto dolce al contrario della cornamusa scozzese dal suono più metallico>>

<<Sono del suo stesso parere, le nostre zampogne hanno un suono dolce all'orecchio>>

<<<Mi presento sono il duca di Marigny, per così dire il padrone di casa. So che il signor Casalegno ha messo in vendita la proprietà e sono molto contrariato perchè lo ha fatto a mia insaputa>>

<<A me non ha detto che la casa era occupata, mi ha fatto credere di dover vendere un vecchio rudere cadente>>

<<Direi che siamo stati imbrogliati tutti e due, in ogni caso lei faccia pure il suo lavoro, non sarò certo io ad intralciarla. Adesso andiamo a tavola credo sia pronto>>

"Cavolo, si mangia presto da queste parti" pensò fra se e se il venditore di case.

La grande tavolata era apparecchiata per quindici persone, con tovaglia bianca ricamata , piatti di porcellana bianca profilati di oro zecchino e posateria d'argento. I bicchieri, raffinati calici di cristallo decorati come non se ne vedono più, accompagnati dalle brocche per l'acqua identiche ai calici come le bottiglie per gli ottimi vini.

Nell'insieme tutto era di raffinata eleganza.

Il duca prese posto a capotavola e gli indicò il posto d'onore alla sua destra. Non vedendo altri Enrico osò chiedere: <<Siamo noi soli o dobbiamo aspettare altri?>>

<<Credo che per stasera non si faranno vedere, ma li vedrà domattina per la prima colazione, spero non le dispiaccia cenare da solo con me>>

Non gli dispiaceva certo, tuttavia si sentiva a disagio, non capiva cosa fosse successo era venuto per una semplice visita, un sopralluogo, e si trovava a cena con un duca. Provò di nuovo il brivido freddo nella schiena, si diede dello sciocco fifone e decise di dedicare tutta la sua attenzione alla cena.

Entrarono i camerieri, cinque, decisamente troppi per due sole persone, con vassoi colmi di ogni ben di Giove.

Scaricarono nei loro piatti carne e verdure con una varietà impressionante di salse e salsine mente un sommelier mesceva loro il nettare di Bacco.

Non si fece scrupolo di onorare l tavola e il bicchiere. Quando mai gli sarebbe capitato, a casa sua, di gustare tante prelibatezze.

Forse onorò un po' troppo Bacco perchè a un certo punto cominciò a veder doppio, la qual cosa divertì molto il duca che non aveva toccato nulla delle vivande servite, si era limitato a guardare l'altro che mangiava di buon gusto.

<<Coraggio, signor Pautasso, ora la accompagno di sopra così potrà dare uno sguardo in giro e riposare nella sua stanza, l'abbiamo messa in ordine apposta per lei>>.

Tra i fumi dell'alcol si chiese come avessero fatto a sapere che avrebbe dormito lì.

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