Vista dal di fuori, la costruzione era datata e ricordava vagamente un’austera opera Vittoriana.
Quasi un corpo separato dal circondario, dove le abitazioni erano solo grandi palazzi luccicanti.
Eppure proviamo ad entrare.
Nel suo interno risiedeva l’Atelier dell’Artista.
L’Artista con la A maiuscola, non uno persona qualsiasi...
La sua fama aveva percorso il mondo in lungo ed in largo, ma l’unica cosa che non era riuscito a fermare era stato il correre del tempo. Del suo tempo.
Una mattina si svegliò dopo aver passato una notte insonne e guardandosi nello specchio del suo piccolo bagnetto, con una barba incolta e le rughe ormai evidenti, disse a se stesso che qualcosa doveva cambiare. I suoi quadri dovevano cambiare. Una svolta artistica insomma.
Quando questa scelta fu urlata all’interno dell’Atelier, ci fu un gelo improvviso.
Tutti i suoi vecchi tubetti di colore tremarono alle sole parole e addirittura alcuni svennero.
La scelta fatta dall’artista in parole povere si tradusse nella scelta di un percorso diverso nel disegnare, ma anche di compagni diversi: nuovi colori, nuove tecniche, nuovi tubetti!
Il vecchio Indaco a quelle parole fece seguire un'azione, proclamando la sera stessa una riunione d’urgenza con tutti i tubetti.
<<Dobbiamo scioperare>>, disse l’irruente Rosso. <<io non me la sento>>, disse il pallido Giallo. <<io ci credo ancora>> disse il Verde.
La riunione si svolse tutta la notte e solo la mattina al primo raggio di sole , una decisione epocale fu presa. I tubetti di colore si misero d’accordo che da quel momento non avrebbero espresso più alcuna emozione nei quadri dell’artista.
La decisione e il risultato furono di immediato riscontro.
I quadri che ne vennero fuori da quel giorno erano decisamente orrendi.
Subito allora l’artista come reazione diede la colpa ai vecchi tubetti, adducendo che fossero ormai privi di vita.
Decise così di acquistarne di nuovi.
Questi ultimi entrarono nell’atelier baldanzosi e superbi dei loro involucri nuovi e luccicanti, mentre vecchi tubetti, sparsi senza vita sul tavolone in legno, li guardavano con non celata sufficienza.
Sapevano anche che questa battaglia poteva essere l’ultima per loro.
L’Artista però iniziò il suo nuovo percorso e fu ben presto definito dalla critica artistica come l’innovatore di un periodo “brillante” che non si vedeva da tempo in questo campo.
I vecchi tubetti nel frattempo oziavano.
Anche il focoso Rosso aveva perso ogni speranza.
All’improvviso una telefonata giunse dalla lontana America.
Tutti i vecchi tubetti sapevano che ogni volta che quel telefono squillava era portatore di notizie. E loro nell’intimo non avevano perso del tutto le speranze.
La telefonata, che arrivava da una casa d’Asta americana, gli comunicò che il quadro degli indiani nella prateria,fatto pochi mesi prima, era stato giudicato il migliore dalla giuria e premiato con una somma considerevole di denaro.
E indovinate un po’ con quali colori era stato fatto?
Il pittore ebbe un sussulto, artistico o non, ma prese coscienza di alcune cose.
La sua età, ma anche la direzione che stava prendendo la sua scelta artistica. Fece una scelta.
Prese i tubetti dei nuovi colori e li ripose in qualche maniera dentro uno stiletto chiudendolo a chiave.
Si avvicinò alla vecchia tavolozza sfiorandola, accarezzò anche i vecchi tubetti che si ammorbidirono in un pianto e partì alla realizzazione di un nuovo quadro.