Confesso, sono malato. Ho una malattia che mi porto dietro dall’infanzia, quando con la mano stretta a quella di mio nonno, percorrevamo i lunghi corridoi della monumentale Biblioteca dove lui lavorava. Amo quell’odore d'antico, del sapere tramandato da generazioni. La mia malattia si chiama Bibliofilia. Costretto dal destino a lasciare quella strada, mi sono rifugiato in questo mondo moderno seguendo le mie conoscenze e il fiuto che mi porta sempre in giro per l’Europa sulle tracce di manoscritti, libri antichi che hanno sopportato la mano pesante del tempo.
Oggi mi ritrovo a passeggiare sul Pont Neuf a Parigi, dove espongono i bouquinistes, i più esperti e i migliori venditori di libri antichi, potrei dire d’Europa, anche Praga non è male, ma troppo seria, si respira un’aria come dire d’ancien regime.
Qui lungo la Senna è tutto diverso, è un posto dove si vorrebbe vivere per sempre e per uno come me c’è la possibilità di trovare cose interessanti. Ogni volta che sono venuto non sono mai tornato a mani vuote. Mi sono fermato dal mio fornitore preferito, che dopo tanti anni, conosce le mie esigenze. Ha una faccia sorridente e furbesca, dice di avere una chicca per me, qualcosa che attirerà la mia attenzione e stimolerà la propensione all’acquisto.
- Allora amico mio questa volta davvero mi sono superato, ho per le mani davvero qualcosa di molto interessante, un pezzo datato 1627, il testo è di difficile comprensione, un misto di latino e spagnolo, per quelle che sono le mie conoscenze non ci ho capito molto, forse lei ne capirà di più
- Marc, non farla tanto lunga, tira fuori questa rarità e vediamo di che si tratta.
Con molta teatralità il mio amico, tirò fuori, trattandolo come una reliquia, un libricino rosso.
- Voilà! Questo libro vale tanto oro quanto pesa, peccato che è così piccolo, altrimenti avrei fatto davvero tanti soldi.
- Marc, non credi sia il momento di smetterla e farmi vedere di che si tratta?
- Certo dottore – disse, porgendomi come un vassoio quel libretto consunto e dalla copertina rigida rosso sbiadito.
Al primo contatto fisico ebbi come una scossa, un brivido mi percorse la schiena facendomi quasi sobbalzare: "Possibile - mi chiesi- non vedo nulla di così elettrizzante, mi sembra più un breviario di preghiere."
Cominciai a sfogliarlo e la prima cosa che notai furono molte macchie piccole e dai bordi frastagliati, la carta era ingiallita come prevedibile e la scrittura molto piccola. Le parole erano in latino antico frammiste ad alcune in spagnolo. Ora le mie conoscenze del latino non erano tali da poter tradurre tutto, ma l’intestazione era visibile e chiara, l’autore era un certo Guillermo Aloisio Sanchez de Aragona
e, se avevo letto bene, doveva essere il priore di un convento, nonché giudice del tribunale della Santa Inquisizione Spagnola. Questa sì che era una notizia molto interessante, un libro del periodo dell’Inquisizione, proprio nel pieno della caccia ai libri che non erano di fede cattolica! Ero preparato su quell’argomento, era il periodo più buio che riguardava, sia le persecuzioni sugli uomini e donne, sia la caccia ai libri che potevano, secondo le vedute ristrette della chiesa dell’epoca, sviare le menti degli uomini.
Dopo trattative estenuanti, lo comprai. Il giorno dopo ero a casa, cercavo di tradurre il contenuto, ma vista la difficoltà oggettiva decisi di rivolgermi a chi il latino doveva saperlo bene. Il parroco della chiesa del quartiere, un amico, al corrente della mia malattia, poteva certamente darmi una mano.
- Salve don Luigi, sono ancora qui a chiedere un favore, prima o poi mi caccerà e avrà ragione, ma lei sa del mio interesse per i libri.
- Non ti preoccupare figliolo. - disse lui con fare bonario – Sentiamo cosa hai trovato questa volta, ancora latino immagino.
- Sì padre, latino e anche spagnolo, un misto incomprensibile, ma ho capito poco. Siamo nel 1600, più o meno.
- Interessante, deve essere per forza qualcosa di……
Non finì nemmeno di parlare, perché alla vista del libro, che avevo estratto dalla tasca, cominciò ad agitarsi. Lo guardai con stupore, si era bloccato con una strana espressione sul viso, quasi spaventato, eppure non aveva ancora visto il contenuto di quel piccolo libro. Si avvicinò guardingo e, appena lo ebbe fra le mani, lo aprì a caso, dopo una brevissima lettura scoppiò quasi in un urlo che rimbombò in tutta navata della chiesa chiudendo subito il libretto.
- Maleficus!!! Vade retro!!!
Strinse quel libro fra le mani quasi a volerlo schiacciare.
- Padre si calmi, quel libretto è prezioso, mi è costato molti soldi.
- Taci, disgraziato! Questa cosa immonda è opera del demonio, la perdizione dalla retta via messa su carta, per gli empi e gli uomini senza fede. Va distrutto non può proseguire, il suo cammino nel mondo.
- Un momento, padre, mettiamo in chiaro una cosa, il libro è mio e lei non distrugge proprio niente, anzi, me lo dia, così evitiamo dispiaceri. Seconda cosa: vuole almeno dirmi perché tutta questa manfrina, che libro è? Di che parla? Vuole spiegarmi, per favore?
Richiamato alla realtà il prete sembrò calmarsi, ma continuava a gemere come in preda ad una sofferenza interiore. Tentò di tenere stretto il volumetto, ma alla mia pressante richiesta non poté opporsi e a malincuore me lo consegnò. Dopo essersi calmato prese a parlare.
- Quel libro è davvero opera del demonio, è un onta per noi preti e, un oltraggio per tutta la chiesa cattolica. Sappiamo tutti del periodo della Santa Inquisizione e dei danni che ha procurato a migliaia d'esseri umani e delle inique leggi emanate. Chi ha scritto il libro era uno dei giudici del Tribunale. Vi ha trascritto tutte le confessioni estorte alle presunte streghe, tutti gli atti più perversi, le fornicazioni e gli atti sessuali più corrotti, descritti nei minimi particolari. E lo usava per usi personali, capisci?!
Per non dare nell’occhio, divise il testo in piccoli libretti da poter usare, di nascosto, nella sua dimora.
Il demonio deve essersi impossessato di lui e della sua anima, un uomo di Chiesa non può comportarsi in questo modo.
Devo dire anche, purtroppo, che di questi ce ne sono in giro ancora alcuni esemplari, per nostra vergogna.
Per cortesia esci subito dalla mia Chiesa prima che sia contaminata dal peccato, non portarlo mai più qui. Chiaramente comprenderai che la traduzione mi rifiuto di farla, non puoi chiedermi di leggere quelle oscenità.
- Bene, padre, è stato molto esauriente, non si preoccupi, il libro sarà conservato, come tutti gli altri, nella mia biblioteca e là resterà. Non è mia intenzione leggerlo, l’argomento non mi interessa più di tanto, mi premeva solo sapere di cosa trattava. Mi scuso per averle procurato tanto disagio.
Mi allontanai sorridendo, stavo mentendo di grosso, sapevo che avrei fatto di tutto per leggere quelle righe peccaminose.