Tutti contro l’impazzimento del clima che, a sua discolpa, chiama a testimoni della sua innocenza i restanti animali della terra, tutti gli alberi, le acque, l’aria e i ghiacciai, alla presenza del giudice supremo: Dio in persona.
“Io non ho fatto davvero nulla”, afferma il Clima, visibilmente sconvolto, rivolgendosi alla Corte. “Ho sempre onorato i miei doveri, attenendomi scrupolosamente a tutte alle leggi della natura… sono innocente - non capisco cosa sia successo e chi siano davvero i responsabili del mio impazzimento e relative conseguenze”.
Gli avvocati accusatori erano all’incirca un migliaio fra scienziati, ricercatori, politici, vescovi, lobbysti e capitani della finanzia mondiale, e tutti puntavano il loro dito accusatore contro il povero Clima che, come caduto dalle nuvole, non poteva credere a quel diabolico complotto organizzato dagli umani allo scopo di fare cadere su di Lui ogni responsabilità e colpa.
In seguito al banco degli imputati furono chiamate a testimoniare le Nuvole, che senza mezzi termini accusarono gli uomini di averle inseminate di metalli pesanti rendendole irriconoscibili e snaturando il loro lavoro.
La stessa Aria, fra un colpo di tosse e l’altro, con un aria malinconica e visibilmente provata, affermò di non riuscire più a respirare a causa di un gas chiamato Co2 che le fabbriche e le macchine degli umani disperdevano nei suoi polmoni.
Poi fu la volta dei ghiacciai, che imputarono il loro scioglimento all’innalzamento della temperatura terrestre generata dalla dissennata azione dell’uomo.
Seguirono le Foreste, gli Oceani, gli Orsi, le Balene, le Api e tante altre forme di vita, dalle più piccole ed elementari alle più grandi, che in preda alla commozione e segnate dalla disperazione si avventarono sul nutrito gruppo di avvocati accusatori attribuendo loro il fatto di essere al soldo dei Grandi Gruppi di Potere colpevoli di un tale stermino e di quella spaventosa catastrofe ambientale in atto, dai risvolti apocalittici.
Dopo le infinite deposizioni dei testimoni, nell’aula del tribunale era calato un gelido silenzio. Il giudice Supremo, Dio in persona, dopo avere ascoltato le parti si accarezzò leggermente la barba bianca e, alzando gli occhi al cielo, lasciò il suo scranno dirigendosi verso il centro della Grande Sala della Divina Giustizia pronto a emettere la sua inderogabile sentenza.
“Non avrei ma voluto trovarmi in questo posto, né in questa situazione” – disse Dio con tono pacato e insieme deciso - “ma la gravità della situazione imponeva la mia presenza. In tutta onestà, e non vogliatemene, non ho mai provato un particolare trasporto per gli umani - le mie attenzioni e premure erano in gran parte rivolte ai miei devoti animali, alle foreste, ai ghiacciai, alla fedele aria che avvolge e dà vita a tutte le mie creature. Ma ricordo di avervi munito di una coscieza, di un’anima e del libero arbitrio e speravo in cuore mio che questi speciali doni li avreste usati nel migliore dei modi. Vi ho dato una mente, credendo ingenuamente che l’avreste impiegata per tenere in ordine e fiorente la mia creazione come dei veri Giardinieri. Ma, ahimé, mi sono sbagliato. Si, ho commesso un fatale errore di progettazione creativa, ma non sufficiente per giustificare le vostre azioni malvage, l’orrore imperante, le turpitudini, le inenarrabili crudeltà e atrocità contro la mia creazione, contro la vostra stessa vita, contro lo spirito che ho voluto albergasse in voi”.
“Pertanto”, disse, “assolvo il clima da ogni pretesa di accusa e condanno l’umanità all’estinzione”.
Poi, rivolgendo lo sguardo verso le sue amate e fedeli creature, in un moto di stizza gridò: “E adesso scatenate la vostra collera e mettete in atto la vostra vendetta. Cancellate l’essere umano dalla faccia terra senza perdere altro tempo in chiacchiere, perché tutto questo non si debba mai più ripetere per il resto dell’Eternità”.
E così fu.
Gianni Tirelli