Il messaggio mi è arrivato su WhatsApp mentre ero al lavoro. Me l'ha mandato una mia amica e, mentre leggevo, mi sembrava di vedere l'entusiasmo che illuminava i suoi occhi chiari. Lo stesso entusiasmo di quando, dopo una giornata in montagna in cui lei non ha sciato perché aveva mal di schiena e io perché non ho mai avuto voglia di imparare, dice: "È stata una giornata strepitosa!"
Sapevo già che non sarei riuscita ad andare a questa festa dei trent'anni dall'inizio dell'università, perché quello è un sabato particolare e ho già troppi impegni. All'improvviso ho preso però coscienza del fatto che sono passati proprio trent'anni e trent'anni sono una vita.
Trent'anni fa ho conosciuto la mia amica su un tram mentre tornavamo a casa, non ci eravamo particolarmente simpatiche. Più che altro sentivamo la grande differenza che c'era tra di noi e quel giorno non avremmo immaginato che oggi saremmo state così vicine e che avremmo apprezzato così tanto le cene insieme, d'estate, o i weekend in montagna, d'inverno.
Se ripenso a quel periodo di trent'anni fa, mi ricordo soprattutto i tram, l'aria umida dell'autunno, l'estate che era ormai finita e che si portava via una parte della mia vita, finita anche lei. Mi ricordo le uscite al cinema e io che da un lato avevo voglia di andarci, dall'altro però c'era la mia solita fatica ad allontanarmi dal mio ambiente e dalle mie abitudini. Nel frattempo il muro di Berlino stava cadendo, ma il rumore ci arrivava attutito, ce ne saremmo resi conto solo più tardi.
Parecchi anni fa avevo pensato di mettere in un romanzo le atmosfere di quel periodo, doveva essere un giallo: c'erano una donna assassinata, un ragazzo, il nipote della donna, che si portava dietro una malinconia lontana, un altro ragazzo simpatico e allegro, che poi doveva essere l'assassino. C'era un cane che correva sulla spiaggia e un uomo che disegnava fumetti. Avevo scritto l'inizio, ma poi non sono brava con i gialli e l'ho abbandonato da qualche parte.
Mentre leggevo il messaggio ho pensato che mi sarebbe piaciuto andare alla festa, che mi sarebbe piaciuto rivedere quegli stessi volti lontani e scoprire cos'era successo, cos'avevano fatto. Poi mi sono resa conto che in realtà lo so già, perché tutti quelli di cui mi ricordo non li ho mai persi di vista veramente. La maggior parte di loro, anzi, hanno fatto parte della mia vita per tutti questi trent'anni. Sono gli amici con cui ho trascorso i sabati, le vacanze, quelli che chiamo quando voglio parlare con un amico.
Altri li ho ritrovati su Facebook, perché in questo mondo di oggi, che trent'anni fa non avremmo potuto immaginare, è davvero difficile perdere qualcuno.