Stamani, mentre preparavo colazione, il TG faceva a pezzi la vita dell’ennesimo morto-scandalo strumentalizzato dalla cronaca.
Chi era, era un bravo ragazzo, lavorava, aveva amici, una donna, usciva la sera, andava a messa, bla bla bla.
Mi ha fatto schifo, ma mi sono costretto a guardare, a pensare.
Ieri abbiamo pianto lui, appena ci hanno sbattuto in prima pagina la notizia e abbiamo ignorato tanti altri che sono morti ingiustamente.
Giovanni, è stato coinvolto in un incidente stradale, Luca avvelenato dai fumi nella fabbrica dove lavorava, Marco fulminato da un corto circuito e Matteo, morto per overdose.
Se andassi là fuori a parlare di loro mi chiederebbero per prima cosa la loro nazionalità, per decidere se “era meglio che stessero al loro paese”, poi il loro schieramento politico così ”uno meno a dargli il voto” e magari anche per quale squadra di calcio tifavano.
Certo, se andassimo a scrutare più a fondo, scopriremmo che Giovanni per strada non era concentrato, la moglie gli ha detto che lo stava lasciando, magari avrebbe potuto frenare una frazione di secondo prima e l’impatto avrebbe potuto essere meno grave, magari si salvava!
Luca e Marco avrebbero potuto denunciare i loro padroni e far chiudere le fabbriche, a rischio di restare disoccupati e non poter più portare da mangiare ai loro figli, dura scelta quella di sacrificarsi per la famiglia!
Matteo era un drogato, scegliete voi se non meritava nulla in quanto viziatello che ha sprecato sè stesso oppure dire che la sua famiglia andava seguita e aiutata dallo Stato molto tempo prima (perché a lui nessuno lo voleva, era stato un incidente) e lui soffriva la solitudine fin da bambino, magari addirittura era meglio se i genitori fossero stati attenti, così non sarebbe nato!
Non andrò là fuori, non parlerò di loro, non li esporrò alla lavatrice sociale neppure quella del bar sotto casa, perché loro sono morti e la morte, lo sanno tutti, ci rende tutti pari, ci livella.