Improvvisamente cacciò un urlo e una bestemmia scagliando il temutissimo pugno, non per colpire me, ma per centrare la saracinesca della ferramenta. Il rimbombo fu particolarmente assordante, tanto da intontirmi facendomi chiudere le palpebre di colpo e stordendomi l’orecchio.
Vidi il mio carnefice allontanarsi, risalire in macchina e infine ripartire sgommando. Non mi picchiò e la cosa mi stupii parecchio.
In Autunno, una settimana prima di partire militare, incontrai nuovamente Gaetano in un bar in compagnia della solita ragazza dai capelli biondi, intenti a mangiarsi un gelato seduti a un tavolino. Inizialmente valutai se farmi notare o meno però alla fine ritenni opportuno non fare la figura del coniglio che scappava.
«Ciao Giuseppe!», esclamò salutandomi cordialmente mentre la sua ragazza si limitò semplicemente a un sorriso e a un piccolo accenno.
«Ehilà Tano!»
«Com'è? Come stai?», mi chiese.
«Bene, spero anche tu!», risposi banalmente tanto per dire qualcosa.
«Alla grande. Giuseppe, ti auguro buona domenica!», concluse.
«Altrettanto a voi!», dissi congedandomi.
Ordinai alla barista una granita a un tavolino vicino ai due, per osservare e origliare con discrezione e capire se stavano parlando di me.
Fortunatamente se ne stavano tranquillamente a mangiarsi il proprio gelato, a parlare pacatamente e a scambiarsi dei piccoli baci. Capii che non ero l'oggetto dei loro discorsi.
Gustai con calma una granita caffè con panna e brioche siciliana, mi alzai dalla sedia, pagai il conto e fissai Gaetano di profilo per l’ultima volta.
"Ecco bravo, mi chiamo Giuseppe, non Prosciutto. Non dimenticarlo!", pensai tra me e me come a volergli trasmettere il messaggio telepaticamente per poi uscire da locale.
Andai in piazza e mi sedetti su una panchina. Ripercorsi mentalmente tutto ciò che il bullo mi aveva fatto patire, realizzando che non si cancellano facilmente cinque anni di soprusi e di angherie. Seppur involontariamente credo di avergli dato una bella lezione, una lezione ovviamente correlata dal risolutivo episodio precedente. Chissà, un nuovo litigio avrebbe comportato il lancio del cono gelato in faccia ai danni dello smargiasso da parte della biondina. Ridacchiai un po' nel crearmi tramite fantasia un’eventualità abbastanza prevedibile.
Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te!
I vecchi proverbi non sbagliano mai.