Mi arrivò la telefonata di martedì

Era una mattina come tante

Seduto al mio tavolo di lavoro, il computer acceso ma il mio sguardo rivolto ai giardini di fronte

Mamme con passeggini e altre accorte a far giocare i  bambini su consumati scivoli scoloriti

Era una scena molto amorevole, che mi aveva fatto ricordare i tempi di quando ero io piccino

Ero l’unico maschio di quattro figli

La  mamma e il nostro papà ci portavano anch’essi a giocare

Non erano giardini curati, ma collinette di terra non battuta e polverosa

Gli alberi radi ed enormi palazzoni popolari intorno

Un cappotto sul grigio, pantaloni corti con ginocchia perennemente sbucciate, biondi boccoli

che scivolavano su spalle minute

Ero felice

Avevamo poco, ma quel poco ci bastava

La telefonata fu breve

Papà è morto

La sera a casa fui assalito dai ricordi

Il più forte, la separazione dei miei genitori e l’abbandono

Una ferita ancora aperta

Il ricordo di un padre che aveva scelto una strada diversa

Una valigia preparata in fretta e un saluto con una carezza sul viso a noi figli

Sento ancora le sue mani grandi e ruvide, e i suoi occhi bagnati da una sofferenza malcelata

Passarono molti anni e le sue notizie andavano sempre di più diminuendo

Non avevamo mai avuto spiegazioni chiare da nostra madre, alla sua lontananza ci

eravamo quasi abituati

Viveva in Francia da molti anni ma non aveva avuto altri figli

Il treno partiva molto presto e tutti noi ci trovammo in stazione

Senza proferire parole ci guardammo

Il viaggio fu anche quello fatto di lunghi silenzi tra di noi

Ognuno aveva elaborato l’episodio alla sua maniera

Chi odiando, chi con disinteresse, chi amando, chi ancora incredulo

Una piccola corriera ci lasciò davanti una casetta in Provenza

Di quelle basse, con un giardino ben curato e tendine con fiori alle finestre

La porta cigolante ci fece entrare

Chi mosso da curiosità e chi tentennante, come in forte soggezione

E come i quattro punti cardinali ci sparpagliammo nella casa

In cerca di non so neanche che cosa o perché

Lo studio, tra i suoi bozzetti pronti per la prossima stampa

La camera dove il letto lo aveva accolto, un paio di occhiali oro ancora appoggiati sul comodino

L’orto esterno dove vecchi stivaloni verdi indicavano le sue attività tra pomodori verdi e lattughe rigogliose

Una stanza chiusa da due ante che scorrevano era l’ultima che rimaneva

E i nostri occhi, che avevano fatto incetta di colori, frasi, vestiti e attimi del suo quotidiano, ci diressero verso quest’ultima

Come in fila indiana entrammo e in quel momento vedemmo gli occhi della sua donna che si illuminarono a giorno, come volesse indicarci che quella era la stanza giusta, dove avremmo potuto capire

La stanza era la più grande della casa

Non molto vissuta

Teli rivestivano poltrone e divani e i mobili custodivano libri e album di fotografie

Assetati di sapere iniziammo a circumnavigare la stanza

Come una giostra che girava e girava

Che ci stava velocemente portando a ridiventare bambini

Come se una vocina mi chiamasse sollevai un telo

Sotto trovai una cinepresa

Nera

Di marca tedesca

Datata ma funzionante, subito dopo aver spinto il tasto rosso

La pellicola era un 35 mm, di quelle che si usavano anni fa

Ricordammo tutti insieme che il papà ne possedeva una

E quel ricordo ci eccitò maggiormente nel voler sapere

Presero tutte posto sul divano e io le raggiunsi un istante dopo aver fatto partire la numero UNO

Anno 1978 Corsica

Le prime immagini della natura ed ecco noi, mamma, papà

Le corse sulla spiaggia e gli aquiloni in cielo

Abbracci con slancio e baci

Anno 1981 Gennargentu

Sughereti e noi impegnati con coltellini a creare giocattoli

Seguì  la numero tre, poi la quattro e poi…

Passò un tempo indefinito

I nostri visi erano divenuti più distesi

Lo ricordavamo con occhi da adulti, che avevano dentro di loro un bambino ancora arrabbiato

Lo avevamo ritrovato con occhi da bambini non più arrabbiati

Un padre affettuoso

Un amore indissolubile, senza tempo, senza veli

Un amore che la distanza e le mancate parole non aveva fatto loro dimenticare

Figli mai usati come tramite tra adulti, che si erano persi in altre strade

Che il suo ultimo pensiero fosse stato per loro

Adulti che per lui rimanevano ancora bambini da cullare, a cui raccontare una storia

Una storia racchiusa in fotogrammi di una cinepresa.

Tutti i racconti

1
2
13

Call Center

23 November 2024

Call Center Mi sono alzata molto presto anche stamani Il buio sembra ancora più buio, quando fai una cosa che non piace Prendo il solito tram, il numero dieci, sempre pieno a quell’ora mattutina Volti di persone che sembra non dormano da giorni Ma in queste giornate fredde di Inverno, emanano [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Dario Mazzolini: caro Patapump hai raccontato molto bene con una sintesi accurata e veloce, [...]

  • Walter Fest: Pata, buongiorno, scusami ho dato il benvenuto al biondo tuo vicino di uscita, [...]

1
0
7

La felicità perduta

23 November 2024

Io sono nato in un piccolo borgo della bassa bresciana, in una vecchia cascina circondata da campi di grano e prati fioriti incorniciati da una rete di canali di irrigazione e fossati di acqua incontaminata, dove insetti pattinatori ed eterotteri, scivolavano danzanti sulla superficie. La felicità [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

1
3
12

La signora del quinto piano

23 November 2024

Si era inventato un mestiere per arrotondare una pensione sottile come un'acciuga e permettersi qualche fetta di prosciutto in più, magari accompagnata da una mozzarella minuta ma gustosa, con la goccia di latte che scivola verso il piatto simile ad una lacrima salata. Salì sull'utilitaria di sua [...]

Tempo di lettura: 4 minuti

  • Teo Bo: Grazie di cuore Dario. Spero abbia strappato almeno un sorriso ai lettori di [...]

  • Walter Fest: Ho fatto bene a leggerti, sei forte, bravo. In apertura mi sei apparso confusionario [...]

2
1
18

I ricordi del becchino : L'uomo delle vespe.

22 November 2024

E’ una caldissima domenica estiva. Sul furgone sto percorrendo le strade di campagna per affiggere i manifesti del caro nonno ‘Tonino’. Il sole picchia, l’asfalto della strada balla per la calura, l’aria condizionata del mezzo è fuori uso. La testa è coronata da perle di sudore. Nonostante tutto [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

10
10
80

Il pupazzo di neve

22 November 2024

Devo ammettere che ho fatto un ottimo lavoro. L'ho chiamato Lumiukko, che tradotto dal finlandese significa "pupazzo di neve." Ecco una descrizione veloce e sommaria di cosa mi sono servito per realizzarlo: innanzitutto, la materia prima cioè la neve, i due pomodori di Pachino ne ricreano gli occhi, [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Rubrus: Piaciuto. Pensa che a me hanno sempre messo a disagio i pupazzi di Babbo NAtale [...]

  • Adribel: Giuseppe, i tuoi colpi di scena sono davvero esileranti, però fanno [...]

0
2
12

Sono incazzato... 3/3

22 November 2024

A diciassette anni ero seduto al secondo banco del quarto liceo. La matematica è sempre stata la mia passione… non avevo bisogno di studiare la teoria… e soprattutto non ne avevo voglia… teoremi, enunciati, postulati, mi sembravano cose ovvie e banali e non sopportavo di mandare a memoria quel [...]

Tempo di lettura: 3 minuti

  • Dario Mazzolini: bellissimo racconto scritto molto bene al punto di essere diventato il tuo [...]

  • zeroassoluto: Scusate, ma nelle prime due parti, ho dovute modificare di recente alcuni nomi [...]

0
3
15

A38

Una mattina alle poste

22 November 2024

Uno dei luoghi più noiosi della terra suppongo che sia lo spazio dedicato agli uffici postali della mia piccola cittadina. Frustrato da una multa ricevuta poche ore prima mi avviavo, sconsolato, verso quel pezzetto di mondo in cui qualcuno sistematicamente sfoga ansie, rabbia e risentimento nei [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Teo Bo: Grazie Dario per il benvenuto in LDM. Spero di non deluderti con il prossimo [...]

  • Patapump: benvenuto e a rileggerci a presto ✍🙏

3
3
21

La fermata

21 November 2024

Siamo sette alla fermata, è umido ma i saluti fioccano. Siamo un gruppetto abitudinario nel quale Crocefissa spicca. Guarda le moldave, le russe e le africane con distacco. Se non avessi giurato sui miei figli di tacere le spiegherei che la fermata è il punto dove i mezzi pubblici stradali si [...]

Tempo di lettura: 2 minuti

  • Ellissa: la vita è un continuo ricercare un' equilibrio tra noi e gli altri. [...]

  • U1657: Santa crocifissa!!!

2
3
19

Egregio Sig.Ictus

21 November 2024

Ex alza il viso dal piatto al ristorante e la vita è cambiata in un solo istante. Il suo viso è una ridicola maschera tanto che immediatamente penso stia facendo lo sciocco, la ragione non vuole vedere l’abisso che mi aspetta se solo lasciassi entrare i pensieri logici. Poi tutto precipita. Capisco. [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Vally: Grazie Dario.
    Buona giornata

  • Adribel: Mi sono venuti i brividi ma penso che il sig. Ictus sia un ver0 signore, determinato [...]

3
7
23

Le mollette

21 November 2024

Ho sempre odiato stendere i panni. Sempre. Lo faccio solo perché mi piacciono le mollette. Ho mollette sparse per casa e spesso ancora attaccate a lenzuola, pantaloni e camicie che ritiro e piego in modo rapido e ripongo in luoghi riparati e sicuri chiamati armadi. A volte indosso i miei vestiti [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Ecate: Ellissa, sorella mia, testo a quattro mani

  • U1705: In effetti capita che gli asini volino!

2
10
15

Racconto ln breve la schiavitù dal cellulare

Le persone sono portate a schiavizzarsi.

21 November 2024

È già da tempo che le persone non ragionano con la propria testa, ma con la testa degli altri. Cioè di quelli che manipolano gli individui per portarli a raggiungere gli scopi che si sono prefissati, e la gente crede che tutto si svolge nell'interesse e nel bene dell'umanità- (Praticamente schiavizzarsi [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • L’esilioDiRumba: Molti ragazzi di oggi riescono, ancora più di quelli ddella mia generazione [...]

  • Gennarino: L’esilioDiRumba: Grazie per aver letto e commentato. Bisogna educarli [...]

6
13
23

Il caffè col babbo

20 November 2024

È uno dei miei ricordi più belli. A prima vista può sembrare banale ma non lo è. Avevo preso l'abitudine, a metà mattina, di bere il caffè col papà. Ovunque mi trovassi per noi era un'appuntamento fisso. Se potevo andavo a casa dei miei, altrimenti lo bevevo con lui a distanza: dai clienti se ero [...]

Tempo di lettura: 1 minuto

  • Lawrence Dryvalley: Ciao Dario, ho letto questo e le ultime tue proposte anche se non ho commentato. [...]

  • Dario Mazzolini: grazie Lorenzo. Ti leggo sempre volentieri pure io. Grazie ancora per il tempo [...]

Torna su