La forze dell'ordine e i cittadini di Sammona apparivano sempre più raccapricciati della sanguinosa e cruenta scia di morte che da circa un mese si era diffusa in tutta la metropoli.
«Purtroppo, allo stato attuale, non abbiamo né nuovi indizi e né indiziati ma posso garantire che ci stiamo lavorando sodo.», ammise, amaramente il questore rivolgendosi ai giornalisti.
Si sentì un enorme brusio nella sala stampa che si fece via via sempre più assordante. Il Commissario Togliatti alzò una mano, obbligando tutti i presenti al silenzio.
«Abbiamo istituito una task force composta dai migliori elementi della polizia e dei carabinieri per risolvere il macabro caso, quest'ondata di uccisioni deve assolutamente finire.», disse con fermezza.
Si stabilì che le vittime erano esclusivamente di sesso maschile e che non appartenevano a specifici ceti sociali, ad esempio idraulici, pizzaioli, banchieri, baristi, metronotte etc, e senza alcuna distinzione di età e di razza. Inoltre, gli omicidi venivano commessi soltanto nelle ore più buie.
Secondo gli investigatori si trattava chiaramente di un unico individuo, tra l’altro dal peculiare modus operandi in quanto per ogni singola vittima si cimentava nel colpirla ripetutamente e infine a strapparle un occhio a mo' di firma delle sue efferatezze, attraverso uno strumento da taglio ovvero un coltello acuminato.
In seguito, durante un servizio di pattugliamento, il criminale venne finalmente scovato da due poliziotti in una via di Quartaro, un quartiere residenziale di Sammona, non prima di aver rincorso e ucciso un passante. L'omicida, restio ad arrendersi e gridando frasi sconnesse, si scagliò senza remore con l'affilato coltello verso la coppia di agenti che furono costretti a sparargli e a neutralizzarlo. La città era ritornata a essere sicura.
I sammoniani festeggiarono l’uccisione del serial killer e del caso se ne parlò per settimane, tanto che la Stampa diede un soprannome al serial killer: Il Ciclope.