Correvo, correvo
Sentivo la salsedine che bagnava il corpo e inumidiva i miei occhi.
Forse correvo, correvo
La spiaggia era così grande che non capivo dove ero.
Volevo piangere.
Forse volevo solo urlare la mia rabbia.
Gabbiani volavano sulla mia testa e vecchi mercantili solcavano a breve distanza il mare.
L'affanno si faceva sentire.
La meta sembrava irraggiungibile.
La strada mi veniva tagliata da famigliole di piccoli granchi.
Il pontile dove si scorgevano le reti da pesca si stagliava ben distinto.
Ma la mia mente era piena di pensieri, che non riuscivo a scacciare.
Perché non potevo essere felice.
Sembrava fossi l'unico uomo al mondo a non meritare l'amore.
Lei che la mattina mi aveva detto un secco no.
Non ero il suo tipo, e io che non la vedevo neanche per intero.
Perché io no.
Correvo, correvo.
Raggiunsi il pontile e mi guardai intorno.
Una specie di pace mi avvolse, rassicurante, impercettibile.
La presi. La feci mia.
Tornai sui miei passi, questa volta camminando e osservando.
Capii che potevo vivere un'altra emozione, capii che era solo questione di tempo, capii che la mia lei sarebbe arrivata un giorno
Magari una mattina, un campanello che suona, una richiesta di un indirizzo e i nostri occhi che si uniscono.
Correvo, correvo.