«If I were a swan, I'd be gone
If I were a train, I'd be late
And if I were a good man
I'd talk with you
More often than I do»
Sono due ore che suono la chitarra, mi sono rotto il cazzo di tutto, mi rimangono solo i Pink Floyd e il fumo che avvolge lo stanzone del baretto di periferia dove passo le ore libere.
Mi guardo allo specchio dietro il bancone,
PERFETTO,
sono l’archetipo del perfetto coglione che vuole passare per rocker, mentre quelli veri sono defunti o, ormai, avvizziti arteriosclerotici chiusi in un ospizio più o meno di lusso, a seconda del grado di successo avuto.
Un piccolo palco mi dà l’ebbrezza di essere la star della serata, sto quaranta centimetri più in alto degli altri.
“Who wants to live forever?”
Io, finché il cazzo mi aiuta.
Tutti avrebbero voluto arrivare a ottant’anni come i Rolling Stones, loro possono permetterselo… beh, grazie al cazzo, si fanno risciacquare il sangue a intervalli regolari.
«Time is on my side»
Il tempo è dalla vostra parte? Arigrazie al cazzo, non avete mai dovuto sputare il sangue dietro a un macchinario da ufficio di succursale bancaria fantozziana, io ho la metà dei vostri anni e già aspetto la fine. Ormai aspetto più qualcosa del tipo «Quando la morte mi chiamerà…»
A un certo punto della serata, appena arrivo a Faber, che sarebbe come a dire che sto ad un passo dal suicidio, invece di qualche cocktail di anfetamine mi faccio bastare un paio di cuba libre annacquati.
Sì è vero, lavoro in banca a un livello molto alto, dovrei essere un arrivato, ottimo stipendio che dilapido in strumenti musicali, come se potessero darmi loro la genialità; sono una merdina due punto zero.
Inizio un arpeggio molto conosciuto e inizio a cantare
«Load up on guns, bring your friends
It's fun to lose and to pretend
She's over-bored and self-assured
Oh no, I know a dirty word
Hello, hello, hello, how low
Hello, hello, hello, how low…»
Non ho neanche bisogno di arrivare alla parte centrale, c’è sempre qualcuno che mi segue o qualche coglione che deve far vedere che li conosce, come se fosse una prerogativa di pochi
«Sono i Nirvana, giusto?»
«No, sono i Cugini di campagna, è il brano dopo “Anima mia”, non lo conoscevi?»
«Dai, non fare lo stronzo, chi ti credi di essere?»
«Ma vaffanculo!»
Il ragazzotto sovrappeso si gira e, senza dire nulla, se ne va in fondo al locale, dopo solo cinque metri sparisce come un fantasma dentro un nuvolone di fumo.
«Perché hai fatto il cazzaro?»
Mi giro, una biondina con la ricrescita accentuata dei capelli, diventati color crema e cioccolata, mi guarda con aria accigliata (sopracciglie nere)
«Non ci sono così tanti adolescenti brufolosi che abbiano conoscenze oltre la loro età, poteva capitarti qualcuno che ti chiedeva se conoscevi qualcosa dei Lunapop»
«Non voglio gente intorno…»
«Scusa, non ti romperò più»
«…a meno che non siano ragazze false bionde»
«È inutile che ora fai il simpatico, anch’io posso mandarti affanculo»
«Eri già qui due martedì fa, poi martedì… o era mercoledì della scorsa settimana»
«Martedì, visto che mercoledì mattina non lavoro ne approfitto per fare tardi. Non mi ero accorta che mi avessi notata»
«Due settimane fa, avevi una minigonna inguinale e ti sedesti su quel divano, la mini si alzò quasi subito»
«Bravo! Lo so, feci una cazzata, preferisco i jeans, sono più comodi»
«Peccato!»
«Sei un porco, vero? La prima cosa che mi dici è che ti piace guardare i miei slip»
«Ovvio se sono in mostra, mi ispirano, i miei pezzi più belli nascono da lì»
«Beh, ricordo che quella sera suonasti solo cover, non ti ho ispirata molto»
«…ma furono belle versioni, devi ammetterlo»
Lei (mentre lo guarda con occhi da cerbiatta), “Ma guardalo… probabilmente si sente anche figo, conciato cosi… bisogna ammetterlo, con quei pantaloni di pelle attillati e tutta quella ferraglia assomiglia proprio ad Axl Rose… si beh non l'Axl dei bei tempi andati, che solo a guardarlo ti bagnavi le mutandine… no, mi riferisco all'Axl di adesso, che ormai tutti lo chiamano Ax XxxL, non so se mi spiego… è davvero patetico... ecco perfetto, ancora un paio di cocktail e gli propongo di andare da lui. Stavolta sarà un lavoretto facile facile, gli rifilo una pasticca, si fa un bel viaggetto e io intanto gli ripulisco casa per bene...”.
Lui (mentre la spoglia con gli occhi e ammiccando cerca di fare il disinvolto), “Evvai che stasera questa me la trombo… certo non è bellissima con quei capelli che sembrano paglia, e poi le tette sono un po' piccole per i miei gusti, ma meglio che niente… alla fine I Nirvana fanno sempre il loro porco effetto, e poi dai, tutto sommato non son mica da buttare via io… vabbè, ho un po' di pancia, ma che diamine... nessuno è perfetto".
Continuano a chiacchierare e dopo un paio di cockail lei si avvicina (provocando una subitanea ed evidente reazione nelle zone basse) e gli sussurra all'orecchio «allora, mi porti da te o no?»
Lo prende a braccetto ed escono dal locale. Una nebbia spessa e lattiginosa li avvolge come un manto non appena si ritrovano in strada.
Rumori attutiti e silenzio, un silenzio irreale. Salgono in macchina con una strana sensazione di vuoto nello stomaco, ma non riescono a capire.
Con gesti impacciati e senza dire una parola lui mette in moto, in quel silenzio irreale ogni più piccolo rumore sembra amplificato: il ticchettio delle frecce, lo stridio di pneumatici, il fruscio dei sedili a contatto con gli indumenti che indossano.
Lei allunga una mano e accende l'autoradio, pensando che magari un po' di musica allontanerà quell'inspiegabile senso di inquietudine. Le note di “Highway to Hell” riempiono l'abitacolo.
Lui mette la prima, sterza e lentamente, come al rallentatore, si immette sulla carreggiata.
A 58’’ del pezzo, quando gli AC/DC iniziano a cantare in coro “I'm on the highway to hell, On the highway to hell”, lui vede passare fuori una meteora. È stata improvvisa, dentro alla fitta nebbia è stata visibile non più di un secondo. Era vera? Non è sicuro, guarda la tipa che sembra non aver notato nulla.
Stanno viaggiando da un bel po’ (ore?), distrattamente entrambi pensano che la strada se la ricordavano più breve, molto piu breve, e anche diversa, meno “spettrale". I Black Sabbath suonano “Paranoid”, Ozzy Osbourne ha una voce che nella notte sembra metafisica: “I tell you to enjoy life. I wish I could but it’s too late” (Ti auguro di goderti la vita, vorrei farlo anch’io, ma è troppo tardi), ed entrambi intuiscono inconsciamente che li riguarda
Ad un tratto lei, altrettanto inconsciamente, registra qualcosa in un angolo del cervello, un particolare, una fiammata, ma non riesce a focalizzare del tutto. Il senso di inquietudine aumenta.