“Susanna tutta panna!” dico a voce alta.
Non ho avuto un’idea geniale, anche gli altri sono convinti che sia stata lei, Dalia ha già avvertito la polizia.
Il cellulare suona, è proprio lei, mi aveva cercato già prima, ma dal letto, volutamente, non sento gli squilli.
“Hai deciso di darmela?”
“Ario, sei un cretino, te l’ho detto, quando la Viterbese vincerà lo scudetto, metterò un fiocchetto sulla mutanda e del suo contenuto potrai farne ciò che vuoi, come se non fosse mia!”
Non riesco a replicare che continua:
“Hai letto di Manuel?”
“Si, lo stavo facendo, hai avvertito la polizia?”
“Ovvio, li ho fatti entrare nel gruppo segreto, stanno cercando di capire, dal profilo della persona, chi possa essere, sembra che sia stata furba, per ora non hanno trovato un modo per risalire alla vera identità!”
“Pensi che sia un doppio profilo? A proposito, hai detto agli sbirri che abbiamo altri gruppi? Li hai fatti entrare?”
“Ma come parli? A te fa male adattare telefilm americani! Per caso scrivi delle cose tipo – Ti farò saltare le cervella – oppure – Tappati quella fogna di bocca, fottuto bastardo! - ?
Ora capisci perché io sono come il brano di Venditti – Quella del primo banco, che la dava a tutti meno che a te.”
“Non hai ancora risposto.”
“Non ho spifferato, Jack! Il nostro segreto lo porterò nella tomba!”
“Cretina!”
Una risatina sincrona, poi continuo:
“Ci vediamo più tardi per radunare delle idee?”
“Stare sull’alzabandiera mentre mi guardi le cosce significa radunare le idee? Va bene, m’incuriosisce questa storia, tra un’ora ai giardinetti sotto casa mia.”
“Se invece salgo?”
“SOTTO!”
E attacca. Ok, i dieci minuti da adattare oggi diventano otto.
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Tre minuti che guardo il portone. I tempi di attesa non valgono per lei.
Sono mesi che non la vedo, siamo amici del cuore (purtroppo è l’unico organo che ci unisce), ma ci sentiamo solo su Face book, forse siamo diventati routine tempo fa o forse… meno la vedo e meno soffro.
Eccola, è uscita, minigonna svolazzante che subito si alza di qualche centimetro, viene verso di me controsole senza rendersi conto che le sto facendo i raggi X.
“Ora che sai tutto di me, mi trovi dimagrita?”
Se n’è resa conto, sarebbe stato strano il contrario.
“Sei sempre una gnocca splendida, l’hai fatto apposta?”
“Ovvio, che gusto c’è ad uscire senza farti sbavare?”
Mentre mi risponde, si siede sulla panchina davanti a me ed accavalla le gambe, le ha avana (non le gambe!)
Nota subito il gonfiore che si è alzato di un centimetro ogni tre metri percorsi dal portone a qui, è soddisfatta del risultato.
“Allora, appena riesci a staccare gli occhi dalle cosce, mi dici cos’hai pensato?”
“Perché devi sempre provocarmi inutilmente, se non mi vuoi?”
“Quando sono giù di morale, vederti in adorazione mi rimette in pace con il mondo, poi mi piacciono le erezioni”
“Va bene, non ti adoro più, sai com’è entrata nel gruppo?”
“Boh, Marco dice che l’ha fatta entrare uno che a sua volta è entrato da un mesetto, dovresti chiedere a lui di far luce sulla faccenda”
“Noi abbiamo continuato a chattare per un’altra mezzoretta”
“Già, può essere un alibi buono, a meno che lei non abitasse in zona, quindi sarebbe potuta arrivare da lui in una ventina di minuti”
“Ma voleva uccidere proprio lui oppure…”
“Perché dici uccidere? Forse è stato solo un incidente! La cinta stretta intorno alla gola per mantenere l’erezione è un classico”
La guardo dubbioso
“Come fai a saperlo?”
“Tranquillo, l’ho letto, non l’ho mai fatto, quelli con cui esco non ne hanno bisogno, come sai bene nella teoria”
“Sei proprio stronza! Intendevo, sapere com’è morto!”
“Se avessi letto l’articolo fino in fondo ci saresti arrivato!”
“Incidente od omicidio, dobbiamo indagare”
“Perché dobbiamo? Da quando in qua sono in società con te per investigare? Cos’è, un modo nuovo per potermi annusare 24 ore su 24?”
“Io te e Marco ne sappiamo più della polizia, potremmo risolvere il caso, lui inoltre è esperto di computer e social network”
“Va bene, l’idea mi intriga, chiamalo”
Cerco il numero di Marco mentre lei si rilassa al sole, getta indietro la testa e si stira braccia e gambe, è la goccia che fa traboccare il caz… vaso, mi sposto per non farlo piegare innaturalmente
“Che vuoi, cazzaro!”
“Ciao Marco, anch’io sono contento di sentirti”
“Com’è che ti fai sentire di domenica all’alba?”
“Veramente è mezzogiorno!”
“Appunto, sei diventato cristiano? Hai un’insopprimibile voglia di andare in chiesa? Sento degli uccelletti, sei ADDIRITTURA uscito??? Sei al SOLE?????”
“Stai diventando sempre più lupo? Sto su una panchina con Dalia e stavamo pensando all’omicidio”
“Di chi? E’ morto qualcuno d’importante?”
“Importante no, ma conosciuto da noi si, è Manuel”
“Morto? Com’è successo?”
“L’ha ammazzato Susanna tutta panna stanotte”
“Porca puttana, meno male che non le ho dato spago ieri sera, è una scopat-killer?”
“Non lo so, volevo sapere da te qualcosa, ma penso che ora sei inutile, ti chiamo più tardi, dopo che ne saprai di più!”
“Click!”
“Cioè?”
“Attacca!”
Nel frattempo non ho mai smesso di guardare Dalia, scommetto che ha chiuso gli occhi per farmelo fare senza problemi, l’ho scrutata dalla testa ai piedi, non è che richieda molto tempo, è alta un metro e sessanta centimetri scarsi, ma sono i più bei centosessanta centimetri mai creati, la ciliegina finale sono i suoi piedini di fata, da mordicchiare lentamente.
“Quando hai finito posso riaprire gli occhi?”
“Ancora devo sporgermi in avanti per guardare in mezzo alle gambe, ma posso rimandare, tanto il colore avana già l’avevo visto prima”
“Il lupo ancora dormiva, l’ho sentito, quindi per ora non abbiamo altro da fare, rimango un altro po’ al sole, tu cosa fai? Riesci ad alzarti o investi una cinquantina di euro con quella del terzo piano del mio palazzo? Te la consiglio, è una seria professionista”
“No grazie, salgo in macchina e vado a casa, preferisco un manufatto, risparmio!”
“Mi dispiace non poterti dare una mano”
“Te l’ho già detto stronza?”
“Si, già fatto, grazie!”
(continua)