Anche quella mattina però, di ritorno dal bar, la conversazione tra il signor Giuseppe e Luisella non uscì dai soliti binari, ma tutti i giorni il “solito” aveva qualcosa di straordinario. Tante volte lui aveva cercato di spiegarselo, ma era davvero difficile raccontarlo anche a se stesso e descrivere quello che viveva quella manciata di minuti, figurati tentare di spiegarlo al Gino o al Gennaro. Eppure sentiva che se lo avesse raccontato a qualcuno lui stesso avrebbe compreso meglio…
Innanzitutto, anche se questa consegna della brioche andava avanti da due anni, sabato e domenica esclusi la Luisella la riceveva - e la accettava - con la sorpresa della prima volta, col sorriso della prima volta, con la stessa mossetta, frutto spontaneo di un certo adorabile imbarazzo, con la quale si riavviava i capelli, della prima volta.
No, lei non recitava affatto, davvero non dava per scontato quell’appuntamento e quel pensiero gentile e se ne stupiva ogni volta. Insomma, Giuseppe si sentiva, come dire, guardato, davvero guardato, per la prima volta guardato, e quella prima volta si rinnovava ogni giorno a tal punto che lui stesso si guardava in modo diverso. Ma non interiormente diverso, proprio diverso tutto: la sua mano che si appoggiava sulla maniglia per aprire la porta di casa, nel suo viso allo specchio notava nuovi particolari che gli restituivano finalmente le sue vere sembianze pre canizie, i suoi stessi gesti banali e ripetuti, come aprire una mensola, svitare una lampadina, pagare il caffè a Gennaro, prendevano, come dire, una solennità, una intensità speciale, come investiti di una presenza nuova, la Luisella appunto. Ma a chi dire queste cose? Chi le avrebbe potute capire? E come spiegarle? Forse a Luisella stessa, ma naturalmente, non ora ma “da Romani”.
Giuseppe pensava che Luisella fosse una donna davvero “riuscita”, certamente la più riuscita che conosceva. Ma come le era stato possibile con quel lavoro che non c’entrava niente con lei, con il marito morto così giovane, senza la gioia e la compagnia di un figlio, senza poter coltivare quell’innato spirito artistico che chissà dove l’avrebbe portata?
Come ha fatto ad accettare una vita che certo non si era scelta e addirittura a gioirne?
Certo era un mistero più grande di quello che succedeva dentro casa sua dalle 18 in poi, quando sbarrava tutto quanto. Però, doveva sempre ammettere arrivato a questo punto del ragionamento, che anche nella sua vita le cose che non si era scelto e che era stato inevitabile vivere e che non aveva potuto scansare avevano portato un gran bene, quelle che aveva scelto lui facevano acqua da tutte le parti!
Forse, sempre arrivati a questo punto del ragionamento, questa era una cosa che c’entrava col Padre Nostro e in quei momenti prometteva solennemente a se stesso che al prossimo sarebbe arrivato in fondo, ma che in quel momento doveva pensare, naturalmente, al “tipping point”
Una cosa che entusiasmava il Signor Giuseppe era anche una caratteristica specifica, speciale e unica di Fido, anche questa un po’ misteriosa.
Fido infatti “si faceva trovare già là”. In pratica aveva come un sesto senso nel cogliere la prossima mossa del Giuseppe e lo anticipava. Se questo era plausibile per le abitudini, cioè il “farsi” trovare al mattino “già” in cucina all’ uscita dal bagno del padrone, “già” davanti all’uscio, poi all’ascensore o vicino alla poltrona di lettura del giornale di ritorno dalla conversazione con la Luisella, questo era assai meno spiegabile in altre circostanze.
Ad esempio una volta, camminando davanti al signor Giuseppe durante una passeggiata e senza guinzaglio (Fido conosceva Porta Romana come le sue tasche oramai) era
“scappato” dalla tappa del giornalaio verso il bar del Gino, ma si era fermato dal ferramenta, lo Spinardi, e davvero occorreva fermarsi lì! Che Fido avesse compreso la telefonata col ferramenta del giorno prima per verificare l’arrivo del nuovo trapano e se ne fosse ricordato? Impossibile!
Eppure altre volte sembrava addirittura “sentisse” i pensieri di Giuseppe. Per esempio, nel mese di Agosto andavano in spiaggia presto, al mattino alle 7, e Fido stava immobile a godersi l’arietta proprio di fianco al padrone e quando questi pensava, verso le 8.30 “ecco è ora di andare”, Fido si alzava di scatto come avesse letto il pensiero (o forse anche fra i cani ci sono i “mentalist” come il consulente della polizia californiana della fortunata serie televisiva). Comunque di questi casi di “è già là” ce n'erano stati numerosi.
In ogni caso quel giorno, di ritorno dalla Luisella, Giuseppe sentì dei brividi di freddo e il mattino seguente, dal bagno, dovette rientrare a letto con grandissimo disappunto di Fido.
Arrivarono presto le 10 della mattina col permesso straordinario, per Fido, di stare in camera da letto, ma non stava fermo un minuto, chissà cosa gli era preso! Così Giuseppe, con un decisionismo che lo inorgoglì, decise di chiedere a Fido di andare da solo a prendergli il giornale, così si sarebbe sgranchito un po’.
Certo era la prima volta che usciva da solo, ma aveva sempre una tal sicurezza e autonomia che ce l’avrebbe fatta in un attimo.
Una telefonata all’ edicolante per avvertirlo e Fido era già, felice, sulle scale…
Ma qualcosa stava per cambiare radicalmente la situazione.