<<Chi si ferma è perduto!>>
<<Svegliaaa... Chi si ferma è perduto!>>
Il coro mattutino dei Pastori lacerò il nero silenzio nel carro di Hanna.
Lei era lì, nella sporca penombra dei teli di plastica, china sul corpo senza vita della madre.
Se n’era andata nella notte, sulla sua solita branda, ma nel cuore di Hanna era già morta da mesi, quando il virus Noia le si era annidato dentro, mutilando pezzo dopo pezzo la sua anima, affogando nell'inerzia ogni desiderio o parola, riducendo in cenere prima l’appetito e, infine, la luce nei suoi occhi.
E adesso Hanna era lì, senza lacrime da piangere, senza stupide parole da sputare.
“Gli altri penseranno che è colpa del mio mutismo, ma io non posso nascondermi dalla vergogna per me stessa”
Mentre si umiliava nell'accudire la madre, mentre si puliva dopo essere andata con un cliente, Hanna aveva pregato che questo giorno arrivasse; e ora che era arrivato, provava la terribile leggerezza che solo una gioia vuota può dare.
Le tende di nylon si scostarono bruscamente.
<<Allora! Sei sorda oltre che muta?! Chi si ferma è... Oh ca##o.>>
Il giovane Pastore Thomas, impietrito nel suo giubbotto di kevlar blu, urlò rivolto ai suoi compagni in testa al convoglio. <<La madre della Muta è morta di Noia!>>
Solo dopo sussurrò a testa bassa: <<Mi dispiace, Hanna. Dai, esci a prendere una boccata d’aria fresca mentre lasciamo indietro tua mamma.>>
La parola dei Pastori, anche quella a bassa voce, era legge; così Hanna uscì coprendosi gli occhi dal riverbero del primo mattino.
Il convoglio si stava preparando a riprendere la marcia, chi era indaffarato a raccogliere i giacigli, chi a ultimare la colazione di insetti fritti e polenta, chi a montare i buoi al giogo delle carovane. “Poco più che scheletri di camion e macchine, sormontati da miseri baldacchini, ma dove vogliamo andare?”
I Pastori cavalcavano sui loro destrieri lungo il perimetro, agitando nervosamente i loro lunghi Bastoni e gridando la loro cantilena per mettere fretta ai 237, “236, adesso” ,membri della comunità in cammino.
L’inquietudine si poteva respirare.
Decenni dopo che la civiltà si era letteralmente lasciata morire a seguito dell’epidemia, il virus Noia continuava a mietere vittime, lento e implacabile come il gocciolare dalle grondaie dopo un temporale.
“Illusa, la mia vita non sarà più facile. Già molti clienti preferiscono andare con donne capaci di gemere, adesso sono pure la figlia di quella morta di Noia... E poi… Quando ca##o mi arriva il ciclo??”
A questi piccoli pensieri agitati rispondeva beffardamente l’immutabile imponenza della Strada. Una larga distesa di sabbia d’asfalto che tagliava il sinuoso panorama fino all'orizzonte. Carcasse di veicoli e uomini accumulate ai piedi di barcollanti pali elettrici, schiere di grano selvatico delimitavano i bordi del loro unico mondo. La Strada verso la salvezza, dicevano i Pastori, verso la Terra Sana.
“Ho deciso.”
Secche sterpaglie le sferzavano il viso e le braccia, piaghe di dolore percuotevano la schiena aggravata dallo zaino pieno di provviste, nausea e fame ballavano un valzer nel suo stomaco. “Non male come quinto giorno di fuga”
Poco dopo trovò un’altra strada, dannatamente simile a quella che si era lasciata alle spalle.
Un istinto ben radicato le disse di percorrerla. “Se sono fortunata, i Pastori staranno ancora discutendo fra loro davanti ad un bivio”
Due giorni dopo, al calar del Sole, lo vide.
Un altro convoglio, dannatamente simile a quello appena lasciato, ma fatto di carri dal legname ormai marcio. Era sospeso in un oblio stagnante, interrotto solo dall'errare del pulviscolo e dai topi che giravano frenetici tra i corpi dei viaggiatori. Asciutti cadaveri sdraiati contro le ruote, abbracciati l’uno all'altro o appoggiati ai loro Bastoni da Pastore.
Rimase senza parole, anche se avesse potuto parlare.
Si accasciò pesantemente sulle ginocchia.
D’un tratto, un rumore dagli alti steli alla sua sinistra. “I lupi...”
Era Thomas.
Il novello Pastore concludeva con lenti passi il suo lungo inseguimento, l’ultima luce del giorno tingeva di arancio l’amarezza sul suo viso sbarbato.
Con voce flebile e ansimante, confessò:
<<È così dappertutto, lo abbiamo sempre saputo. Non esiste nessuna salvezza, nessuna terra promessa. I primi Pastori l’hanno scoperto quasi subito, l’unico modo per sopravvivere è continuare a muoversi, ad andare avanti, imperterriti... Chi si ferma è perduto.>>
Il peso di quella verità la costringeva a terra, lo sguardo orfano della speranza.
<<Adesso che sai tutto puoi diventare una di noi, mia moglie... magari.>>, riprese titubante il giovane. <<Dai, tirati su.>>, e allungò il braccio verso di lei.
Avvenne tutto fluidamente.
Hanna prese il Bastone dalle mani di Thomas, facendogli perdere l’equilibrio. Mentre quest’ultimo cercava di rialzarsi, un secco colpo sulla nuca lo stese a terra privo di sensi.
Finito di derubare il suo ex compagno di viaggio, si poggiò una mano sul grembo e pensò:
“Non voglio che mio figlio arrivi a pregare per la mia morte”
Osservò il Bastone e vide che recava incise le parole: Prov. 4:18. La strada dei giusti è come la luce dell’alba.
Hanna si aggiustò lo zaino sulle spalle e si incamminò verso il tramonto.