Sono seduto a un vecchio tavolo di una cucina provenzale
Un gomito appoggiato con indolenza su di esso che sorregge il mento
Occhi assonnati da una notte afosa
Mutande attaccate dal sudore e occhiali sporchi
Nessuno intorno a me
Pensavo di essere l’ultimo ad alzarsi
Perdutamente mi ritrovo il primo
Oddio, il caffè da preparare
Come una telecamera mobile osservo tutto intorno
A scatti
Tutto molto lentamente
Pentole di rame appese
Un forno del pane spento e legna accatastata
Una cucina verde mare con vetri opachi e delfini dipinti che saltano fuori dall’acqua
Bottiglie di vino vuote, di una serata consumata tra amici
Una sola cosa vicina a me
Non la avevo notata
Un bicchiere di quelli da osteria
Lavorato e stranamente pulito
Con angoli che risaltano dalla sua forma cilindrica
Lì
Solo
Dimenticato e non usato
Se per destino aspettasse me non credo
Che scopo avrebbe, direbbe uno
Eppure eravamo solo noi lì
Ci osserviamo
Lui non distoglie lo sguardo, io neanche
Lo tocco e lui tocca me
Quei suoi angoli
Osservo meglio
E lo sollevo davanti al mio viso
E tutto cambia
La cucina, le pentole, il forno
Tutto distorto
I colori non più gli stessi
Le figure gonfie o minute
Colori siderali
Sono immerso in un rifrangere di visioni
Cavoli è forte
Un attimo prima hai di fronte a te un particolare ben definito
Un attimo dopo un bicchiere cambia la tua vista
Conducendola ad un pensiero astratto
Di non definito
Di scoperta
Di curiosità infantile
Curioso svegliarsi stamani così
Se vorrà dire qualcosa penso che potrò accorgermene a breve
Non c’è morale nè inganno
Forse che a volte basta un niente per poter vedere le cose diversamente
E ritornare bambino per un attimo
O un adulto che ama giocare e volare al di là del vetro
Il bicchiere