Joseph, dopo aver attraversato un impervio sentiero, giunse dinnanzi a una spessa boscaglia.
«Amico mio mi dispiace, purtroppo devo proseguire da solo.», disse a Enrique, il suo cavallo bianco compagno di mille avventure. «Tornerò a prenderti!»
Legandolo a malincuore a un ceppo, il principe guerriero accarezzò l'animale per poi abbracciarlo. Quest'ultimo gli rispose con un nitrito, tanto da sembrare un misto di incoraggiamento, rabbia e affetto.
Vari fasci di luce si riversarono all'entrata del bosco di Zamoscatania e un inquietate vento gelido raggiunse l’eroe come un montante in piena faccia.
«L'alito del Male!», esclamò tra se e se l'Impavido, ma non ebbe paura.
Avery, la Fata dell'Amore, da tempo l'aveva reso risoluto, inoltre Joseph beneficiava di un amuleto dall'aura protettrice.
Alzando lo sguardo rimase colpito dalle grosse nuvole temporalesche rotolanti, peraltro il giovane riusciva a sentire il suono delle risate stridule e diaboliche che filtravano tra gli alberi di quel luogo.
Si incamminò a passo spedito, impettito e determinato a fare giustizia al fine di riportare la pace nel suo Regno, devastato a seguito di terribili sortilegi.
Con la mano tenne ben salda l'elsa della spada, pronto a sguainarla e a uccidere le due streghe artefici di nefandezze che erano state tessute contro il principe tramite inganno.
Agnès e Iza avevano le ore contate, presto i loro cuori malvagi e crudeli sarebbero stati trafitti senza alcuna pietà.
Joseph sospirò e si addentrò sempre di più all'interno della selva oscura.