A volte assistiamo a gesti apparentemente assurdi, privi di senso nel contesto nei quali li vediamo, ma spesso non ne conosciamo il motivo.
Probabilmente non tutti si intendono di calcio e non tutti sanno cos’è un calcio di punizione. Quando un calciatore subisce un’azione violenta o si prende la palla con le mani, generalizzo, l’arbitro assegna un calcio di punizione. Il suddetto calcio di punizione viene battuto dalla squadra che ha subito il fallo nel punto nel quale è stato commesso. Se la punizione viene assegnata vicino all’area che si trova davanti alla porta, porta nella quale deve entrare la palla per far avanzare il punteggio, la situazione si fa pericolosa per la squadra che subisce il calcio di punizione, che può proteggere l’integrità della sua porta schierando dei giocatori a una distanza determinata dal regolamento. I giocatori schierati vengono detti “barriera” e devono stare fermi fino a quando il calciatore incaricato di battere la punizione non colpisce la palla. Questa cosa che ho appena descritto viene sempre rispettata dai giocatori in campo, quindi quello che racconterò sarà strano... apparentemente.
È il 22 giugno del 1974, al Parkstadion di Gelsenkirchen in Germania si gioca la partita Brasile-Zaire, valida per i mondiali di calcio che si svolgono in Germania. Come tutti sapete le partite di calcio durano 90 minuti, in quel momento ci troviamo all’85esimo minuto della partita, quindi verso la fine, e al Brasile viene assegnato un calcio di punizione al limite dell’area, un’occasione ghiotta per il Brasile che ha tra le sue fila uno specialista come Rivelinho. Il Brasile vince già 3-0. La barriera viene sistemata, Rivelinho comincia a valutare in che modo calciare la punizione, tutti aspettano il fischio dell’arbitro... ma proprio in quel momento un giocatore dello Zaire si stacca dalla barriera e calcia la palla il più lontano possibile dalla sua porta. Tutti restano interdetti, l’arbitro ammonisce il giocatore zairese, i brasiliani sorridono, forse pensano che il calciatore africano non conosca bene le regole o che sia semplicemente impazzito.
Il filmato fa il giro del mondo e ancora oggi su YouTube potete trovare quel filmato che agli appassionati di calcio fa ridere. Ma la situazione non è semplice come sembra. Un po’ di storia.
Dopo la dichiarazione di indipendenza dal Belgio, il Congo diventa una repubblica ed elegge democraticamente Patrice Lumumba, ma nel 1960, con l’appoggio di Belgio e della CIA, con un colpo di stato prende il potere Mobutu.
Mobutu è un dittatore e di conseguenza si comporta come tale. È un visionario, nel senso peggiore del termine, e in un processo al quale teneva tanto e che era chiamato “Autenticità africana” cambia il nome del paese da Congo a Zaire. Lo sport per Mobutu è il veicolo più efficace per la sua propaganda. Nel calcio richiama tutti i più forti calciatori per farli giocare in patria e far crescere il calcio nazionale. Riuscirà con la nazionale a vincere la Coppa d’Africa e a partecipare per la prima e finora unica volta alla fase finale dei campionati del mondo. La nazione è in festa, ma Mobutu non si ferma qui.
Ai calciatori regala macchine e case. Organizza un evento mondiale senza precedenti: l’incontro di boxe per il titolo mondiale dei pesi massimi tra due figure straordinarie dell’epoca, Mohammad Alì e George Foreman. L’incontro si svolgerà nella capitale Kinshasa e avrà una risonanza mondiale, saranno collegati tutti i più importanti paesi del mondo. Un mese prima dell’evento viene addirittura organizzato una specie di festival che ha tra gli ospiti di punta nientemeno che BB King e James Brown.
I mondiali di calcio sono la cigliegina sulla torta. Nella prima partita lo Zaire non sfigura affatto contro la Scozia e perde 2-0 per pura ingenuità. Adesso c’è da affrontare la Jugoslavia, ma c’è malumore fra i giocatori quando capiscono che non gli verranno dati i soldi promessi prima di partire per la Germania. Non vorrebbero scendere in campo, ma gli emissari di Mobutu minacciano i calciatori di farli arrestare. La squadra scende in campo, ma attua una specie di sciopero in bianco, perderanno per 9-0, un risultato umiliante. Allo Zaire resta un’ultima gara, l’avversario è il temibile Brasile. I calciatori vengono chiamati da Mobutu in persona che dice loro: “Se perdete con un risultato peggiore di 3-0 ad aspettarvi qui ci saranno le vostre tombe!”. Quindi immaginate il loro stato d’animo quando all’85esimo Rivelinho sistema la palla per battere il calcio di punizione che potrebbe regalare il 4-0 al Brasile.
In quel momento Joseph Mwepu, terrorizzato dalla minaccia di Mobutu, si stacca dalla barriera e calcia il pallone più lontano che può. La partita, per la fortuna dei calciatori dello Zaire, finirà 3-0, ma il mondo riderà di questo ragazzo che calcia via la palla chiedendosi se conosce le regole del calcio, se è impazzito e così via. Joseph Mwepu racconterà questa storia solo nel 2002. Quindi quando succede che qualcuno compie un gesto apparentemente assurdo, sappiate che a volte c’è dietro una buona ragione.