Il giorno dopo Salvatore rientra a casa, è stanco, Helga lo ha letteralmente rivoltato. “Quella non era una donna, era una tigre”, pensava l’uomo mentre rientrava a casa. Desiderava solo farsi una doccia, mangiare qualcosa e magari dormire un po’. In cucina trova sua moglie che lo guarda indispettita. Salvatore si avvicina, tenta di abbracciare e baciare Agnese che di rimando gli molla uno schiaffo. Salvatore indietreggia barcollando tenendosi la guancia. Stupito chiede spiegazioni.
«Ti visto! Alla falegnameria mentre eri con una donna…», dice Agnese.
«Cosa? Non è come pensi le stavo mostrando gli attrezzi del mestiere e mi ha chiesto di farle un lavoretto…», si giustifica Salvatore.
«E immagino che tu glielo abbia fatto questo lavoretto. Giusto!»
«Certo un lavoro è un… No, aspetta non crederai che io… insomma…», cincischia riconoscendo l’errore.
«No eh! Non ci provare! Ti ho visto! Tu e quella puttana nel retrobottega… Mi credi una stupida?», continua la donna arrabbiata.
«Se proprio lo vuoi sapere, quella sì che è una donna! E per tua informazione, “quella donna” mi farà guadagnare un sacco di soldi…», ribatte il falegname.
«Oh! davvero… e cosa farà, ti presenterà al suo circolo di troie come lei vero?»
«Basta, Agnese! Stai esagerando!»
«Io… starei esagerando. Mi tradisci con un’altra donna, mi dici pure che ti farà fare un sacco di soldi e quella che sta esagerando sarei io. Ma vedi di farti un esame di coscienza… e bocciati cazzo!»
«La signorina Helga…»
«La troia!», corregge Agnese.
«La signorina Helga», riprende Salvatore, «mi ha messo in contatto con un grande artista russo…»
«Mmh… ancora a questa storia dell’arte. Avevamo detto che sarebbe stato solo un hobby per te…»
«Lasciami finire tesoro…», dice conciliante Salvatore.
«Non chiamarmi tesoro! Cazzo! Non ti azzardare eh!»
«La signorina Helga mi ha messo in contatto con un grande artista russo, mi ha chiesto di fargli una scultura in legno. L’ho fatta, gli è piaciuta moltissimo e ha intenzione di esporla a Copenaghen in un grande museo… C’è la possibilità che riesca a venderla. Mi presenterà come il nuovo astro nascente della scultura lignea in Italia, ma che dico in Europa, nel mondo. Risolverò i nostri problemi finanziari», dice Salvatore euforico.
«E quanto tempo ci vorrà? Tu in giro per l’Europa a scoparti le cagnette che ti sbaveranno addosso e io qui a casa a farti la calza, o magari ti credi che ti aspetterò qui per asciugarti e medicarti le ferite quando capirai che sei stato preso in giro», aggiunge Agnese.
«La tua è invidia, finalmente ho trovato una persona che crede in me e nella mia arte e tu che fai? Mi sminuisci. Così tipico di te!», conclude l’artista.
«Tsk!», risponde con una smorfia la moglie.
«Ho già preso il biglietto per Copenaghen, parto fra tre giorni… Vedrai, ritornerò con la ghirlanda della vittoria.»
«Salvatore, tu non sei un artista. Sei uno stronzo.»
E con questa chiusura Agnese scompare dalla sua vista portandosi dietro anche i figli.
Salvatore resta zitto, non protesta. I rapporti tra i due si estinguono.
Salvatore passa la notte a riflettere e a bere. Telefona di nuovo a Helga per farsi raggiungere in casa, ma la donna non risponde. Il falegname continua a bere. Il mattino seguente viene svegliato dal suono insistente del campanello. La testa gli gira ed è nauseato. Va ad aprire.
Davanti alla porta la signora Maria Bretoni puntuale come sempre, era andata a riscuotere la mensilità dell’affitto. Salvatore non ha con se il denaro, la informa che non la può pagare. La signora Maria fa una faccia stranita, con un sorriso cerca di persuadere l’inquilino a pagare la retta mensile ma l’uomo non ha voglia di perdere tempo con una povera donna, tra poco lui sarà milionario e mentre la signora continua con le sue rimostranze, il falegname le sbatte la porta in faccia.
«Signor Pastori! Questi non sono modi di comportarsi tornerò domani a riscuotere l’affitto e se non ce l’ha mi troverò costretta a mandarle una lettera dal mio avvocato», intima la donna dall’altra parte della porta.
«Ma non mi rompere! Chiamalo pure il tuo avvocato del cazzo!», sbotta l’uomo.
«Moderi i termini, signor Pastori! Con chi crede di parlare?»
«Se ne vada, oggi non è giornata»
«Come osa mandarmi via da casa mia», dice risentita la donna.
«Via!», urla Pastori dando un calcio alla porta.
«Molto bene, allora non mi lascia altra scelta. Prepari la sua roba entro poco tempo lei dovrà lasciare la casa. Le lascio due settimane di tempo, dopodiché o mi paga la mensilità o mi troverò costretta a sfrattarla.». La signora Bretoni ha lanciato il suo ultimatum.
«Fa quello che voi, tra due settimane io questa casa me la compro», disse a bassa voce l’uomo.
Torna alla sua poltrona, invia un altro messaggio a Helga. Non risponde. Salvatore beve l’ultimo sorso della bottiglia di whisky che ha in mano, in un impeto di rabbia scaglia la bottiglia contro il muro poi ne raccoglie alcuni cocci, perde l’equilibrio e cade su del vetro appuntito che gli penetra nella mano. Perde molto sangue, si medica alla bell'e meglio. Un’ora più tardi riceve la telefonata di Helga che lo informa di essere partita per la Danimarca insieme a Volkov per preparare il tutto per la mostra. Lo informa che avrebbe dovuto versare del denaro, così da registrare il suo nome all’evento e preparare delle targhette con il suo nome da posizionare davanti alla sua scultura più tante altre piccole facezie.
Santiago Montrés