Quando scomparve tra le onde del mare non avvertì dolore
Solo un brivido di freddo lungo il corpo
E i piedi stavano abbandonando gli ultimi granelli di sabbia attaccati a quella vita
La fuga da casa con una camicia da notte azzurra
Sembrava fosse un pezzo di cielo su quella spiaggia ormai trascurata dal sole
Una scelta ed una fuga da una vita
Vita
Se si può chiamare tale
L’oscurità aveva invaso ormai da tempo tutto il suo essere
E tutto quello che aveva intorno era monocolore
La gente era stata capace di essere veramente crudele con lei
Gli umani ed un attimo dopo disumani
Da non rendersene conto
Se non dopo, versando false lacrime e rendendo lodi non richieste
In quel sogno notturno in cui era incappata era serena
Immersa in quel mare
Nuotava
E i suoi capelli folti, sciolti, la rendevano simile ad una manta
Delfini ai suoi fianchi
E scendendo nelle profondità incontri inaspettati
Sorrisi di colorati pesciolini e denti aguzzi mostrati da quelli più possenti
Meduse che illuminavano la discesa
E man mano che andava giù, l’oscurità, che non temeva
Delle piovre con i loro tentacoli indicavano dove girare
E grosse balene con i loro piccoli gli strizzavano l’occhio
Le rocce antiche, lavorate dal tempo, avevano edificato veri e propri castelli
E grotte e sentieri
Era una città, un mondo che stava facendola accomodare
E lei con garbo si fece accogliere
In quella che era un’altra vita