Il tavolo di poker più ricco del Circolo Ciclistico è quello che si tiene ogni venerdì sera a mezzanotte. A quell'ora i soci normali sono già andati a dormire, nella sala grande del bigliardo è in attesa Pasquale il bidello, che, in cambio di un buona mancia, passa la notte sveglio a servire bibite e caffè ai cinque più uno componenti del tavolo. I cinque si alternano spesso, c'è qualcuno che esce dal giro perché ha prosciugato le riserve ed ecco subentrarne uno nuovo. Quello sempre presente da molti anni è il più uno. Il più uno sono sono io, Don Gerardo Papillon, il prestasoldi che, dopo trenta anni passati sulla Cote d'azur, a Nizza, a Cannes e a Montecarlo a fare il prestasoldi davanti ai vari Casinò, ora mi godo la meritata pensione. 

La pensione francese mi arriva ogni due mesi, i contributi me li hanno pagati i vari Casinò, servivo anche a loro. 

Mi godo la pensione, ma continuo a fare il mio lavoro di prestasoldi nei vari circoli della zona dove si gioca d'azzardo a fare male. E quando qualcuno si fa male arrivo e lo medico. 

Ma sono medicazioni che costano care. 

Il venerdì sera prendo posto in fondo alla saletta privata, seduto su un divano, nella penombra ed aspetto in silenzio le inevitabili richieste di aiuto. 

Quando qualcuno mi chiama mi alzo, mi sistemo il farfallino blu a pois bianchi, tiro fuori dalla tasca della giacca un portafogli a mantice e medico il ferito. 

Quella notte del venerdì è Natale, ma la partita si è tenuta lo stesso. Quella notte, erano quasi le due, si sentivano sparare gli ultimi fuochi. Non risposi alla richiesta di aiuto, un colpo apoplettico mi colse, me ne andai nel silenzio ed al buio, senza far rumore, senza strepiti, ebbi un'unica e ultima reazione, mi slacciai il papillon. 

Qualcuno l'ha messo attorno alla croce sulla mia tomba

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