- Ah Celesti' visto che non morimo mesà che dovemo da cambià er frigorifero. -

Mio zio Rocco a 97 anni rivolgendosi a mia zia Celestina di 91 in un caldo luglio di qualche anno fa. Si erano conosciuti a piazza Vittorio in un altro caldo luglio ma di molti anni prima e mio zio l’aveva subito invitata a prendere un gelato da Fassi. Mia zia che era venuta da poco a Roma dalla campagna,  si vergognò di dire a mio zio che non aveva mai mangiato un gelato. Mia zia, tra l’altro, non aveva mai visto il mare, e questo lo aveva detto a mio zio quel giorno con gli occhi un poco lucidi. E da quello che raccontava Rocco questa era stata la prima cosa che gli era piaciuta di Celestina.

- Allora Celestina, dimmi la verità, hai mai mangiato un gelato più buono di questo? -
- No. -
- Macchè te vergogni. Guarda che se conosci un posto dove il gelato è più buono io ce vengo con te. Dimme un po’. Com’è ‘sto gelato? -
- E’ frische e senz’ossa. -

Era freddo e senza nocciolo. Eh si, perché per Celestina il massimo dei piaceri della campagna erano la frutta che cresceva sulle piante vicino casa. Ma d’estate i frutti erano caldi e avevano tutti un nocciolo/osso da sputare. E poi non avevano il frigorifero. Per le occasioni, tipo la festa della trebbiatura, passava un acquaiolo che lasciava un pezzo grosso di ghiaccio dove ci si appoggiavano vicino  le bevande. Che durava giusto il tempo della festa.

E così negli anni capitava che nelle riunioni di famiglia ci raccontavano ogni volta il loro incontro. E ogni volta si finiva con tutti che chiedevano: “Celestina com’è ‘sto gelato?” “Frische e senz’ossa”. E tutti giù a ridere.

Una vita fatta di amore l’uno per l’altra, di sacrifici, di rinunce. Come quella di rimandare di andare al mare. E nonostante i loro calcoli capitava che il frigorifero quell’estate li lasciasse prima delle calcolate previsioni.

- Hai sentito Celesti'. Visto che non morimo mesà che dovemo da cambià er frigo!?! -
- Ah Ro’, ma stai tranquillo, tanto i frigoriferi de oggi non durano più un cavolo di niente. -

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