Richard viveva nella città di Koidu in Sierra Leone e ogni mattina percorreva a piedi le tante miglia che lo separavano dal suo posto di lavoro, arrivando puntuale all'appello in miniera. Il suo lavoro consisteva nel trasportare ghiaia, scavare terra e lavare le attrezzature dal lunedì al sabato, tutte le settimane dall'alba al tramonto. Crescendo, Richard divenne il condottiero di quella piccola legione di disperati che affondava mani e setacci nelle melmose acque del fiume diamantifero.
Richard apparteneva alla fiera tribù dei Mende, in perenne contrasto con quella dei Tuivu; l'acredine tra i due gruppi etnici sfociò in una guerra civile nella quale fecero la loro parte migliaia di soldati-bambino; Richard fu segnalato adatto al comando e capace alla guerriglia, questo gli valse l'arruolamento nei corpi dei guerriglieri Kamajor, violenti, spietati e straordinariamente superstiziosi. I Kamajor dipendevano dallo sciamano del villaggio che confezionava per loro speciali talismani consistenti in reti da pesca alle quali venivano agganciate scatolette dall'ignoto contenuto: questo manufatto avrebbe avuto il potere di rendere i Kamajor invulnerabili alle pallottole nemiche.
Moriah apparteneva alla tribù dei Tuivu e viveva al centro di Freetown, nelle immediate vicinanze del maestoso albero del cotone. Moriah, che all'ombra di quel colosso ci era nata, viveva il grande albero come parte integrante della sua esistenza. Quando fu costretta ad allontanarsi dalla città per la pericolosa situazione di guerra, portò con sé, oltre alla tristezza, molti degli oggetti creati con le fibre di cotone dell'albero. Uno di questi era un elegante braccialino di cotone nero che portava sempre al suo polso.
Un giorno venne chiesto a tutti i Mende un contributo per i giovani Kamajor che si battevano per la causa governativa, si trattava di cedere oggetti che sarebbero stati resi magici dal rituale sciamanico. Richard non esitò e cedette un grosso diamante grezzo che era riuscito a portare fuori dalla miniera in cui lavorava da bambino. Lo sciamano preparò talismani per settimane, il diamante venne avvolto in una gassa di spago sigillata in una scatola di fiammiferi e il tutto venne applicato all'immaginaria corazza del soldato Richard.
Questi, rinforzato dalla promessa di invulnerabilità, si lanciava nelle più pericolose azioni di guerra restando miracolosamente illeso, quando durante una banale perlustrazione, fu colpito dal tiro di un cecchino. Sentì distintamente il tonfo provocato dall'impatto del suo corpo sul terreno fangoso e si abbandonò a quello che non si sarebbe mai aspettato: il sonno eterno.
Quello sparo stava privando il gruppo della guida di tante battaglie e tutti piombarono nel più nero sgomento nell'attimo in cui le treccine del guerriero affondarono nel terreno melmoso. Il segreto delle loro vittorie era perduto, l'armatura si era rivelata vulnerabile.
Ma mentre tutti erano preda di quei funesti presagi, Richard si riebbe; tossì e si rialzò fieramente come a riprendere un discorso interrotto poco prima. Tutti rimasero attoniti da quel ritorno dal regno dei morti...Richard stesso...!
Il proiettile aveva centrato in pieno cuore Richard, proprio nel punto in cui penzolava l'amuleto con il diamante avvolto nello spago; aveva trapassato la scatola in cui era contenuto e aveva centrato la grossa gemma, frantumandola in decine di frammenti più piccoli. Ciò bastò a tramortirlo ma, di fatto, gli aveva salvato la vita. Richard fu come folgorato da quel miracolo, estrasse i frammenti di diamante e si fermò ad osservare incredulo quella manciata di pietre luccicanti. Decise in quel preciso istante che avrebbe smesso di combattere quella guerra insensata e sanguinosa e disertò.
Passarono gli anni e la tremenda guerra civile terminò lasciandosi dietro una scia di sangue e devastazione. La Sierra Leone tornò a rivivere come nazione in pace e Richard si era reinserito nel contesto sociale fiaccato dalle piaghe di quel conflitto; aveva ricostruito il bracciale che gli aveva salvato la vita ricavandone un gioiello; infatti, aveva adattato i frammenti del suo diamante a decoro di un bracciale di corda da cui non si separava mai.
Aveva imparato a fare il muratore e un giorno venne chiamato a risistemare un edificio in un villaggio nei pressi di Freetown nel quale viveva Moriah. Alla vista di quel giovane muratore, Moriah ebbe un fremito lungo la schiena, sentì distintamente il suo animo sussultare e rimase a contemplare le delicate fattezze del viso di Richard.
Moriah era una splendida ragazza dai capelli ricci e lunghi, possedeva uno sguardo perennemente imbronciato, il ché le conferiva un'aria di dolcezza irresistibile. Possedeva una di quelle bellezze che accarezzano e tormentano allo stesso tempo. Richard che non era bravo ad esprimere sentimenti, ne venne irrimediabilmente attratto, ma tra loro esisteva quel muro sociale che la guerra civile aveva innalzato; e poi, Moriah non concedeva possibilità di approcci, se ne stava in silenzio chiusa nel dolcissimo broncio che la rendeva ancora più affascinante.
Richard prese il coraggio a quattro mani e un giorno le fece trovare un fiore sul suo giaciglio; era un nontiscordardimé...
Alla vista di quell'inusuale fiore, Moriah trasalì, ma indovinò subito da quali mani potesse essere stato deposto lì, si avvicinò a Richard e lo ringraziò del pensiero. Richard, sulle prime, tentò una puerile pantomima chiedendo la ragione di quel ringraziamento, ma Moriah con un sorriso gli voltò le spalle, come chi non ha bisogno di altre spiegazioni. A quel punto Richard lasciò il lavoro che fingeva di fare e, in preda a un corto circuito cerebrale, le si avvicinò. Sentiva per lei un'attrazione viscerale e, nel momento in cui le sfiorò le labbra, sentì la stessa energia promanare da Moriah. Si baciarono una volta, due, tre, consapevoli del fatto che quel bacio li avrebbe proiettati in una dimensione pericolosa, ma Richard aveva provato le dilanianti emozioni della guerra, era tornato dal mondo dei morti e niente avrebbe potuto impedirgli di prendersi quello che il destino aveva posto sul suo cammino.
Cominciarono a vedersi sempre più spesso, trascorrevano ore intere a guardarsi e ad amarsi, quando durante una di quelle dolci pause, l'umore di Moriah cambiò di colpo. Richard si accorse di quello strano viraggio e, dopo tante insistenze, riuscì a farle esternare la ragione di quel repentino sbalzo.
Moriah confessò che durante la guerra era stata arruolata forzatamente dalle milizie Tuivu, le misero un fucile in mano e la inviarono sul sanguinoso fronte bellico; i suoi superiori l'avevano addestrata allo sparo di precisione.
Aveva freddato decine di Kamajor con quel sistema; vedeva gli ultimi sguardi delle sue vittime dal potente mirino di precisione e quei visi tornavano a farle visita nei suoi sogni. Li sognava sulla porta dell'Ade che attendevano il suo arrivo e le loro intenzioni non erano affatto benevole; ricordava distintamente ognuna delle facce che aveva cancellato dal mondo dei vivi... Tutte...!
Ne ricordava vividamente l'ultima...
Ricordava l'inconfondibile faccia di Richard, decorata da quei deliziosi dreadlocks che sobbalzarono all'impatto col proiettile; ricordava il suo corpo scultoreo investito da quel dardo di piombo all'altezza del cuore; ricordava la nuvola di polvere e fango prodotta dalla rovinosa caduta inflitta al guerriero Kamajor. Ricordava che da quel preciso istante aveva aborrito le atrocità di quella guerra assurda. Fino a che credette di essere stata raggiunta da quello spettro fin dentro casa, aveva sentito vicino il momento di pagare il suo debito a quelle anime tormentate e si era preparata a varcare il suo Stige.
La sorpresa lasciò Richard paralizzato, non gli sembrava reale ciò che stava succedendo, pensò ad un disegno divino che si stava realizzando, ad un cerchio che si stava chiudendo, pensò addirittura di essere morto e di aver immaginato tutto il tempo intercorso tra l'impatto con la pallottola di Moriah e quel preciso istante. Mostrò a Moriah il suo rozzo bracciale fatto di corda e frammenti di diamante e, come per destarsi da un incubo, le raccontò ciò che non avrebbe mai potuto sapere. Le raccontò della protezione Kamajor, di come lo sciamano preparasse amuleti contro i proiettili nemici, di come avesse partecipato alla realizzazione col suo diamante, di come era stato trascinato in guerra... Di come ne era volontariamente uscito...
Di come una mano magica o divina avesse accostato i loro corpi dopo averli tenuti così drammaticamente separati, di come sentiva che in qualche modo le loro anime si erano fuse in un globo di Luce. Era chiaro che non poteva trattarsi di una coincidenza, era chiaro che si erano scelti con la mediazione di un proiettile che non era riuscito a fare il suo dovere.
Si abbracciarono e rimasero così per un interminabile istante. Si fusero le loro lacrime, si intrecciarono le loro dita, si fermò il tempo e lo spazio intorno a loro... Erano una sola persona... Solo che la somma dei due era molto più della somma dei singoli...
Richard si sfilò dal polso il suo bracciale di corda e lo pose al polso di Moriah, accostandolo al bracciale di cotone nero ricavato dalle fibre dell'albero di Freetown. Quel gesto avrebbe simboleggiato l'unione delle loro anime che ciascuno aveva provato a strappare dal corpo dell'altro. Moriah rimosse i diamanti dall'intreccio di corda creato da Richard e pazientemente li incastonò sul suo bracciale.
Il risultato fu un sontuoso gioiello che racchiudeva una storia e un segreto, i frammenti proiettavano una luce più intensa come se avessero trovato la loro naturale collocazione. Divenne il loro amuleto e da quel momento lasciarono i loro cuori battere all'unisono e le loro anime vibrare nel caotico firmamento delle stelle.