Affittò una stanza nell'unico B&B del villaggio, una struttura vecchia e malandata, con finestre piccole e muri di legno anneriti dal tempo. La proprietaria, una donna anziana dagli occhi penetranti, lo accolse con un sorriso enigmatico. “È qui per i lavori di scavo, vero?” chiese senza aspettare risposta. C’era una nota di consapevolezza nella sua voce, come se sapesse più di quanto fosse disposta a rivelare. Gli consegnò le chiavi e lo fissò intensamente, quasi cercando qualcosa nel suo volto. “Stia attento… a quello che potrebbe trovare,” aggiunse a bassa voce, voltandosi di scatto e lasciandolo lì, solo con i suoi pensieri.
La stanza era piccola e spoglia, con mobili logori e l'aria di qualcosa di dimenticato. Dalla finestra, M. poteva vedere la chiesa del paese, una costruzione antica che sembrava spuntare direttamente dalla terra. Era lì che le ombre della sera cominciavano ad allungarsi, e mentre osservava, vide delle figure muoversi lentamente attorno all’edificio. Sembravano avvolte in mantelli scuri, quasi indistinte nel crepuscolo, ma c’era qualcosa di innaturale nel loro passo silenzioso. Un brivido gli corse lungo la schiena.
Quella notte, mentre cercava di dormire, rumori sconnessi lo svegliarono. Sentì passi lenti provenire dalla strada sotto la sua finestra, e un sussurro appena udibile. Si alzò dal letto e si avvicinò alla finestra. Il villaggio era immerso nell’oscurità, ma al centro della strada c’era una figura, immobile, che sembrava fissarlo. Il cuore di M. accelerò. La figura era indistinta, avvolta nell’ombra, ma sentiva chiaramente il peso del suo sguardo. Prima che potesse fare qualsiasi cosa, la sagoma svanì tra le ombre, lasciandolo con una sensazione di profonda inquietudine.
Quella figura era stata reale? O era solo frutto della sua immaginazione, distorta dalla tensione del momento? M. si ritirò dalla finestra, cercando di razionalizzare ciò che aveva visto. Ma una parte di lui sapeva che non era stata solo suggestione.
Il giorno seguente, decise di recarsi da F.
Parte 3: L'incontro con F.
Il giorno successivo, M. si avviò verso la casa di F., una baracca isolata che si ergeva ai margini del villaggio, quasi nascosta dalla vegetazione lussureggiante che sembrava averla inghiottita nel tempo. La struttura, costruita con legno grezzo e pietre di fiume, emanava un’aria di abbandono, come se ogni tavola e ogni sasso portassero il peso di un passato dimenticato. La luce del mattino filtrava tra le foglie, creando un gioco di ombre che danzavano sulle pareti esterne, rendendo il luogo ancora più inquietante.
F. si presentò come un uomo segnato dagli anni e dall’isolamento. La sua figura magra, avvolta in un abito logoro, e il volto scavato rivelavano una vita trascorsa nell’ombra, intrecciata con le leggende e le paure del villaggio. I suoi occhi, un tempo vivaci, ora riflettevano una profonda rassegnazione e un pallido chiarore di terrore.
"Perché sei qui?" chiese F. con voce stanca, le parole sembravano pesare come macigni. M. gli spiegò il motivo della sua visita: il ritrovamento dei resti umani e l’indagine sui misteriosi eventi degli anni '70, un periodo oscuro che aveva segnato il villaggio e i suoi abitanti. F. annuì lentamente, ma non mostrò sorpresa; nel suo sguardo c'era una conoscenza profonda del male che aleggiava intorno a loro, una consapevolezza che gli altri sembravano ignorare.
"Ti hanno mandato loro," sussurrò F. con un tono cupo, come se il semplice pronunciare quelle parole potesse richiamare l’oscurità. "Gli stessi che mi hanno portato via la vita. Questo villaggio è maledetto." Le parole risuonavano come un eco di un passato dimenticato, mentre il suo sguardo si spostava nervosamente, evitando di incrociare gli occhi di M. "Quello che ho visto... le urla, i sacrifici... non erano solo animali. Ho visto persone sparire. Ma non è solo la setta che devi temere. C'è qualcosa di più antico. Qualcosa di demoniaco."
M. si sentì gelare. F. cominciò a raccontare che i rituali praticati nella chiesa non erano semplici atti umani, ma parte di un’antica maledizione, le cui radici affondavano nella storia del villaggio. "Nella biblioteca," spiegò, "ho trovato antichi documenti risalenti al XIV secolo che parlano della sua fondazione. Era un periodo terribile, segnato dalla Peste Nera, che devastò l’Europa. Gli abitanti, sopravvissuti a quella calamità, si rifugiarono in questa valle isolata, cercando di sfuggire alla morte."
In quel rifugio remoto, spaventati e in preda al panico, iniziarono a praticare rituali oscuri nella speranza di proteggersi da ulteriori disgrazie. "Ogni generazione," continuò F. con un tono grave, "è costretta a offrire un sacrificio umano per mantenere tale protezione. Un atto che si è trasformato in una tradizione macabra nel corso dei secoli. Le persone del villaggio hanno stretto un patto con una presenza oscura. In cambio di prosperità e protezione, ogni generazione dovevano offrire un sacrificio umano a questa entità demoniaca. Chiunque avesse provato a ribellarsi, come me, sarebbe stato perseguitato e distrutto."
M. sentì un brivido corrergli lungo la schiena, mentre la realtà di quanto stava ascoltando si faceva sempre più inquietante, come un incubo che si materializzava. F. si alzò lentamente, il suo viso illuminato da una luce flebile che filtrava dalla finestra, rendendo i suoi lineamenti ancor più scheletrici. "Devi sapere," avvertì, "che non sei solo in questa storia. Gli spiriti di coloro che sono stati sacrificati non riposano in pace. E ora, la setta ha ripreso forza."
Con queste parole, F. lasciò il silenzio calare nella stanza, come un presagio pesante, un avvertimento di ciò che M. avrebbe dovuto affrontare. L'aria si fece densa, caricata di un terrore palpabile, mentre M. si rese conto che la sua indagine non era solo una questione di scavi e resti, ma una lotta contro un male antico, pronto a risvegliarsi.