Il castello di Farfallon era di costruzione recente. Negli anni settanta del secolo scorso, tal Bandera, un costruttore edile aveva voluto una casa per se e per i suoi figli, ma non sapeva come farla. Non aveva la più pallida idea di come darle un senso estetico, la casa doveva essere grande abbastanza per contenere tre famiglie con figli in crescita. Gli venne in aiuto il nipote, un ragazzino di tredici anni, genio della pittura e bravo progettista che aveva ideato un bellissimo castello con tutti i comfort moderni. Finestre bifore e trifore, torrette a punta e una bella terrazza che si prolungava fino al portone d'ingresso creando una galleria decorata di affreschi sul soffitto. Gli amici venivano in visita e spesso a pranzo o cena e l'avevano soprannominato il Castello di Farfallon in omaggio al libro e al film Papillon, convinti che nelle cantine si nascondesse una cella con relativo prigioniero. Per stare al gioco Bandera aveva costruito una cella rivestita di mattoni come se fosse una vera antichità. Vi aveva sistemato un manichino in catene. Portava gli amici in visita e tutti si sbellicavano dalle risate.
Divenne consuetudine dare delle feste bellissime e ricchissime durante le quali lo spumante (rigorosamente langarolo) scorreva a fiumi. Erano altresì memorabili le bevute dell'avvocato soprannominato Arneis per la sua predilizione per questo vino, la moglie si dichiarava quasi astemia ma quando c'erano loro il vino finiva sempre prima del previsto. Tanto per dirne una, durante un cenone di capodanno, alle cinque del mattino stavano ancora grigliando capitone, erano presenti venticinque persone e al mattino si contarono trentasei bottiglie di Arneis, spumante e alcune di barolo. Quelle sì che erano feste come Bacco comanda!
Era il periodo del goga mi goga, ogni mese una festa e tutti erano felici e contenti fino ad una brutta sera di settembre. Si festeggiava il ritorno dalle ferie, il tempo metteva al brutto e prima che avessero tempo di pensarci era scoppiato un temporale da paura. Ad ogni lampo e tuono le signore emettevano gridolini eccitati . La padrona di casa cercò di metterli a proprio agio offrendo drink e una tisana di sua creazione fatta con erbe che raccoglieva lei stessa nel bosco. Cosa fossero quelle erba e a cosa servissero non è dato saperlo ma pare avessero un effetto afrodisiaco. Di sicuro contenevano un allucinogeno. Visto che il temporale non cessava propose di chiudersi nelle camere da letto che erano disponibili, in attesa che cessasse la pioggia. Accettarono tutti di buon grado, si sistemarono nei letti e alcuni si addormentarono. Tuttavia la tranquillità durò poco. Improvvisamente si sentirono sbattere porte e finestre, mentre un suono lugubre, come un lamento ruppe il silenzio della notte. Si sentirono catene trascinate per terra e una risata satanica che scosse anche i più coraggiosi. Alcune signore urlarono, una si inginocchiò sul pavimento e cominciò a pregare tutti i santi e le divinità che conosceva. I baldi giovani si fecero coraggio ed uscirono nel corridoio con l'intenzione di chiamare il padrona di casa. Dei due non vi era traccia e la loro camera da letto era perfettamente in ordine. Sul pianerottolo apparve una figura spettrale simile ad uno zombie. Aveva i vestiti laceri e trascinava grosse catene alcune legate alle sue caviglie. Si lamentava forse a causa delle ferite ed emetteva un ringhio, più simile ad un animale che ad un essere umano. Gli uomini decisero di chiudere le donne in una stanza per proteggerle, e affrontare chiunque fosse. Tony , il più coraggioso, e Luigi il suo compare, furono i primi a farsi avanti e lo avrebbero agguantato se non fosse scivolato lateralmente dribblandoli e nello slancio finirono lunghi distesi sul tappeto. Si sentì in lontananza una risata satanica, la stessa di prima... Ahahahahaha....pareva provenire direttamente dall'inferno. La figura proseguì il suo cammino senza badare a loro.
<<Mi sembra il manichino che c'è in cantina>>, disse l'avvocato che non brillava per coraggio.
<<Pare anche a me - aggiunse Luigi - però non ho mai visto un manichino così agile da sfuggire alla nostra presa>>.
Intanto fuori la burrasca era diventato un vero e proprio uragano, attraverso i vetri cattedralici si vedevano i fulmini che pareva volessero entrare. Le signore non volevano più stare da sole e uscirono per unirsi ai mariti. <<Scendiamo in salotto.>> propose Tony e tutti furono d'accordo.
I rumori agghiaccianti continuavano, però in giro non c'era anima viva. Per farsi coraggio si versarono dosi generose di wisky e cognac e si accomodarono sulle poltrone tenendo l'orecchio teso ai rumori e ai suoni. <<Ho fame>> annunciò Carol come fosse un dogma, e Lidia rispose: <<Per forza la cena è stata scarsa, in fondo cosa abbiamo mangiato? una grigliata di pesce, insalata e patatine cotte sotto la cenere. La torta era piccola e le fettine sono state scarse>>.
La moglie dell'avvocato aggiunse: <<Per fortuna non mancava il vino>>. Erano così, sobrie nel mangiare e soprattutto nel bere. In quel momento andò via la luce. Attimi di panico, al buio apparve una figura luminosa evanescente. Un fantasma. Fluttuava sul davanzale della finestra del primo piano sulla scala. Adesso avevano paura anche gli uomini. Gualtiero propose: <<Sentite, io non ci sto più, me ne vado. Lidia, raccogli la tua borsa e usciamo, preferisco affrontare la bufera che stare in questo manicomio>>. Anche gli altri si trovarono d'accordo e decisero di affrontare l'uragano che oramai era quasi del tutto passato. Le nuvole stavano scomparendo e le stelle facevano capolino e ad est un lieve chiarore diceva che l'aurora era vicina. Si precipitaro sulle loro auto e uscirono a tutta velocità e ancora stanno correndo. Fine della notte al castello di Farfallon.