I pastori continuarono gli allevamenti di pecore per la produzione di latte, ma non vollero saperne di accollarsi anche la gestione degli ovini dei parchi e dei boschi che nel frattempo, nonostante tutto, erano diventati una specie protetta. A questi pastori non servivano più gli agnelli perché, non potendoli vendere, bastavano pochi maschi per fecondare tutte le pecore del gregge. Quindi non solo non erano più necessari, ma diventarono un vero e proprio problema perché non si sapeva più come sbarazzarsene. Tentarono persino di regalarli come cibo alle popolazioni bisognose del terzo mondo. Ma garantire agli agnellini un viaggio così lungo senza farli soffrire (aria condizionata, pause per riposarsi frequenti) fece lievitare notevolmente il prezzo del viaggio e i pastori non poterono permetterselo. Per questo motivo tutti i pastori si organizzarono per fronteggiare la situazione comprando le sofisticate apparecchiature per i controlli prenatali. Tutte le pecore appena incinte venivano sottoposte all’ecografia per identificare il sesso dell’agnellino, e quando era un maschio si somministrava alla pecora “la pillola del giorno dopo” per interrompere la gravidanza. Qualcosa di simile allo tsunami demografico di aborti selettivi, nei confronti delle bambine, effettuato in Cina e India, che non si è attenuato neppure col superamento della politica del figlio unico. Anche questa pratica fece indignare la popolazione, che non approvava che venissero condannati a morte, solo in base al sesso, degli agnellini non ancora nati. I contrasti si attenuarono quando i pastori dissero che avrebbero interrotto gli aborti se la popolazione si fosse occupata degli agnellini dalla nascita e per sempre.
Intanto nel bosco i lupi la facevano da padroni: quando avevano fame non dovevano più cercare altro cibo, ma andavano direttamente dagli agnellini scegliendo i più indifesi: più erano piccoli e più era facile raggiungerli, ucciderli e mangiarli.
E questa è la situazione in cui ci troviamo ora.
Mentre li osservo vedo in lontananza un lupo che furtivamente si avvicina all’agnellino, ignaro del pericolo che si trova alle sue spalle. Il lupo è a pochi passi dietro di lui, fa un salto per prendere l’agnellino, che non ha alcuna possibilità di salvarsi. All’improvviso spunta fuori il montone con la sua testa d’ariete: ha iniziato la carica e si dirige minacciosamente contro il lupo. Lo colpisce energicamente dal lato sinistro della testa con un fragoroso rumore di ossa rotte. L’agnellino è salvo, il lupo è stato scaraventato in avanti di alcuni metri e sta tentando di rialzarsi quando il montone inizia nuovamente la carica. Questa volta lo colpisce frontalmente sulla testa, e si capisce che fra i due il montone ha la testa più dura, perché è ancora in piedi con un aspetto trionfante, mentre il lupo resta a terra privo di sensi per parecchi minuti… poi si alza con la testa china e batte in ritirata.
Inutile dirvi che sono molto contento, perché, come nelle fiabe, il lupo cattivo è stato sconfitto prendendosi una bella testata che insieme al mal di testa ricorderà per un bel po’. Mi chiedo come mai il montone abbia trovato il coraggio di affrontare un lupo, perché gli ovini sono una razza timorosa. Probabilmente si tratta di un organismo geneticamente modificato in montone da combattimento.
Intanto l’agnellino felice si avvicina al montone e insieme si scambiano una serie di belati che sono molto piacevoli da ascoltare:
“Beee, Beee, beee”
“been, beng beng”
“bing beng, bing beng”
“ding Dong, Ding DONG”
All’improvviso mi accorgo che questo rumore non è più un belare di ovini, ma è l’inconfondibile suono delle campane.
Stavo dormendo e sognando.
È Pasqua e il suono delle campane, che mi ha svegliato, predomina su qualsiasi altro rumore, creando quella bellissima atmosfera di festa e di allegria che solo le campane ti danno. Mi rendo conto che l’invasione degli ovini nei nostri parchi è stato solo un sogno e anche l’ariete che abbatte il lupo a testate non era vero.
Chissà se a pranzo le famiglie stanno cucinando l’agnello o hanno invece concordato con lui che lo mangeranno solo quando sarà cresciuto di qualche settimana.
Buona Pasqua e buon pranzo a tutti!