Se c'era una cosa che Frida amava era scrivere. Scriveva di tutto e con passione, persino la lista della spesa era stesa con entusiastica voluttà. Ma prima ancora che i contenuti, l'atomica Frida era attratta dalle particelle elementari della letteratura: lettere, trattini, virgolette e…il punto, quello che continuava a mettere sui fallimentari capitoli della sua vita che solo qualche astrologo in pensione o qualche superstite della new age poteva chiamare “esperienze”.
Quante ne aveva fatte! Ma il punto era che, a un certo punto, andavano tutte in gloria per i suoi errori...di scrittura! Sin da piccola, i suoi pensieri eran talmente affastellati che invertiva lettere o saltava parole o faceva distratte associazioni mentali, come quando chiuse così la letterina di Natale: “Tranquillo Gesù Bambino, se non puoi portarmi la bicicletta rosa quest’anno, la chiederò a Babbo morto”. Insomma, a causa dei vari: "Cordiali salumi", “ti trovo molto canino” e altre simili perle, Frida creava con le sue stesse dita tanti e tali incidenti diplomatici che le costavano quando un'amicizia, quando un lavoro, quando un amore. L'avvento dei computer e dei cellulari le complicarono ulteriormente l’esistenza, perché le dita inciampavano sui tasti in modo apparentemente tendenzioso. Non c'è bisogno di scomodare Freud e nemmeno Jung per intuire che l'impertinente inconscio avrebbe spinto Frida verso la smodata ambizione di diventare scrittrice: la prendevano in giro per i suoi errori di stumpa? Bene, avrebbe avuto la sua rivincita scrivendo opere indimenticabili!
Finiti gli studi, cominciò a inviare le sue produzioni alle più svariate case editrici, dichiarandosi comunque disponibile a fare anche altri lavori perché: 1. poteva coltivare il suo amore per i caratteri grafici 2. doveva comunque mangiare 3. Hai presente quella colf tutto fare dai piedini minuti che diventa improvvisamente la moglie del principe azzurro? Ma la speranza di fare il grande salto non si avverò mai: i testi inviati erano sì privi di errori, maniacalmente controllati com’erano da zia Vittorina, un’attempata signora addestrata da anni di inacidimento a scovare gli errori altrui;eppure il selezionatore di turno si sentiva irrefrenabilmente indotto ad assumerla piuttosto nel customer service o come segretaria personale di bizzosi dirigenti. L'assunzione non faceva magicamente sparire il “problemino” di Frida, anzi, una volta aveva rischiato di far fallire un’intesa tra un'importante casa editrice e un importante sponsor per aver fatto servire alla cena aziendale una mousse di pesce con panna e amaretti (a volte basta un’acca a cambiare il gusto delle pesche…). Ciononostante, quando si attivava per riparare ai suoi errori con clienti e fornitori, l’Azienda finiva per ricavarne benefici e anche tra il personale regnava sempre un clima disteso e armonioso e la produttività migliorava. In ogni caso, non c’era trippa per gatti aspiranti scrittori, così puntualmente Frida lasciava il lavoro per cominciarne subito un altro: la sua fama di “pacificatrice” le valeva più di mille referenze!
Un giorno però la fece davvero grossa: fu recapitata manualmente alla sua azienda un’ingiunzione di pagamento per una tassa comunale già pagata e Frida fu incaricata di scrivere al Comune per chiarire la cosa. Ma stavolta, invece del solito happy ending, l’azienda si beccò una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale: nella sua lettera al Comune, Frida aveva scritto che la tassa era già stata pagata e quindi il Comune non avrebbe dovuto inviare un fesso comunale!
Frida fu citata in giudizio a sostegno del responsabile legale dell’azienda: con la sua brillante dialettica, convinse tutti della mancata intenzione d'offesa e la denuncia fu ritirata, ma per la prima volta Frida lasciò l’azienda non per sua volontà.
Accadde però che un funzionario presente all’udienza, colpito dal linguaggio dell’appassionata lettera di Frida al Comune, l’aspettò fuori dall'aula: “Ha mai pensato di scrivere per professione? Lei ha stoffa! Avrei proprio una proposta per lei, se mi accetta un invito a cena, gliene parlo meglio.”. Forse perché Frida si sentì per la prima volta incoraggiata nella sua – presunta – passione o forse perché era single da anni, vuoi pure che il funzionario era di quelli con un disperato bisogno di esser utile a qualcuno, fatto sta che i due si imbarcarono in una storia di quelle che tutti, compresa zia Vittorina, avrebbero subito sottolineato con la matita rossa. Ovviamente l’errore era palese a tutti tranne che ai due interessati che, pur tra evidenti incomprensioni, si ostinarono ad andare avanti fino al punto di decidere di sposarsi.
Quanto alle ambizioni letterarie di Frida, la massima soddisfazione che ottenne fu quando una reminiscenza della dantesca legge del contrappasso o dei principi dell’omeopatia spinse un editore a proporre a Frida di diventare niente di meno che…una correttrice di bozze! Chissà mai che, familiare com’era con gli errori di battitura, non avrebbe agilmente scovato quelli degli altri?
A volte, per sfogarsi Frida telefonava ad amici e parenti, ma, siccome tutti le suggerivanodi lasciare il fidanzato e lei, dopo aver fallito in mille imprese, non voleva saperne, finiva per girare il discorso sulla vita altrui, trovandosi poi ad esercitare la sua arte migliore: quella di risolvere i problemi!! Così, tra un litigio per un’eredità, una contesa per il parcheggio delle bici nel condominio, i pettegolezzi tra colleghi e le contestazioni per il menù delle nozze, Frida galleggiava distrattamente verso la fatidica data. Mancavano ormai 3 giorni, quando quelfolletto buono travestito da caso che alcuni chiamano angelo custode s’insinuò nella cornetta del telefono: “Pronto, Frida?” era zia Vittorina, uditivamente soddisfatta per aver beccato un errore “Tesoro, ma chi si è occupato delle partecipazioni? Non dirmi che ne hai fatta una delle tue! A quante persone le avete inviate?”
“Boh, zia, mi pare 347, perché?”
“Ahahah, cara, tipico tuo: vuol dire che avete inviato a 347 persone le partecipazioni di bozze!”
Frida non perse tempo nemmeno a metter giù la cornetta e si precipitò alla tipografia incriminata.
“Vi prego – disse agitatissima – devo assolutamente sapere chi è stato!”
“Si calmi, signora, le rifonderemo completamente le spese!!”
“Ma chi se ne importa delle spese! Io voglio conoscere l’autore dell’errore di stampa!”
“Guardi, Le posso spiegare, si tratta del nipote del titolare, che di solito cura personalmente ogni tiratura, ma è dovuto partire da un giorno all’altro per il Brasile e l’unica persona disponibile a sostituirlo con così poco preavviso è stato suo nipote che, ahimé, non è dotato di gran precisione, ma in compenso è un eccellente psicologo che opera in un consultorio familiare…”. Frida non volle sapere altro se non il numero di telefono. Ottenutolo, si presentò al consultorio dove conobbe proprio l’uomo giusto per lei! Quel giovane psicologo era così bravo a capire al volo cosa si era inceppato nelle persone che il più delle volte le coppie che si rivolgevano a lui ritrovavano l’armonia e i figli scapestrati ricominciavano ad andare a scuola e persino a parlare coi genitori!
Inutile dire che…tra i due sbocciò l’amore, quello vero. E non solo quello: al consultorio cercavano una nuova counselor e, dopo aver visto uscire dal consultoriouna coppia sorridente, che aveva rinunciato al divorzio dopo soli 5 minuti con Frida, la assunsero come…correttrice di bizze!