Era trascorso un anno dalla notte conclusa con la fuga precipitosa dal Castello di Farfallon, che pareva infestato da una moltitudine di fantasmi. Perlomeno strano in una casa di appena cinque anni, tuttavia l'esperienza vissuta aveva molto provato i quattro amici e le rispettive mogli. Da quella notte non si erano più rivisti e nemmeno sentiti per telefono, cosa che prima accadeva almeno tre volte al giorno.
Alcune settimane dopo l'Avvocato Salimbeni, detto Arneis per la sua predilizione per quel vino, aveva ricevuto una raccomandata da Zurigo.
L'avvocato Winterberg, dello studio Winterberg & Mayer, gli comunicava il desiderio del signor Giovanni Bandera di volersi disfare della villa di campagna denominata Castello di Farfallon, e incaricava lo studio Salimbeni e Cavalli di occuparsi della vendita di tutte le proprietà, case e terreni compresi, le due villette dei figli e alcuni garage del centro città. Salimbeni parve contrariato dell'incarico, ricordava con nostalgia le memorabili bevute fatte in quel tempio del Dio Bacco che era la cantina del castello. Tuttavia, da quel grande professionista pignolo e metodico che era, pose al primo posto l'interesse del cliente, chiunque esso fosse. Raccolse con scrupolo tutte le informazioni, preparò i documenti e infine mise in vendita le proprietà. Fece pubblicare l'annuncio sul giornale e attaccò personalmente il cartellone bianco con la scritta VENDESI a caratteri cubitali rossi, sul portone d'ingresso, in modo che tutti potessero vederlo.
Tony lesse l'annuncio sulla stampa e decise di andare a fare un giretto alla luce del sole, per vedere come si presentava. Anche se lo aveva visto decine di volte e lo conosceva bene, tuttavia non si sentiva sicuro. Il suo lavoro primario era la pittura, ma oltre che valente artista era anche un grande organizzatore di mostre d'arte. In sella alla sua rombante Guzzi California degli anni settanta, scorrazzava in lungo e in largo per la periferia alla ricerca di una location originale dove sistemare una mostra o scorci da dipingere. Anche per Tony la notizia della vendita fu un colpo, e quasi senza accorgersi si ritrovò davanti al portone in ferro battuto di Farfallon. Senza scendere dalla moto, provò a spingere e il grosso battente si spostò senza fatica. Come tradizione era sempre stato aperto. Tony proseguì sul viale fin davanti allo scalone di rappresentanza, di marmo bianco, principesco, restò ancora qualche istante attaccato alla sella della moto come Linus alla sua coperta. Salì i gradini a due alla volta come era solito fare e si trovò davanti al portone di legno scolpito e vetro di Murano con un disegno floreale variopinto. Dentro era rimasto tutto come lo ricordava, nella grande sala da pranzo il grosso tavolo in radica di noce lucidissimo, ora coperto da uno strato di polvere grigia, la stessa patina che copriva i quattro leoni scolpiti che lo reggevano. La polvere copriva ogni cosa, le consolle e le aplique in vetro di Murano, il grande lampadario centrale in cristallo di Boemia da cui pendevano festoni di ragnatele lunghi fino a terra. Stupito di trovare aperto e soprattutto senza tracce di ladri chiamò a gran voce <Ehi! Bandera, brutto ubriacone, dove sei?> Non ricevendo risposta continuò il suo giro di ispezione aprendo tutte le stanze ma trovò tutto in ordine e polveroso. La cucina di acciaio non brillava più come quando era in funzione anche se prima di andare via avevano fatto un'accurata pulizia. Decise di fare un giro al piano di sotto. Non era un pauroso e adesso la curiosità lo divorava. Le stanze del seminterrato erano tutte piastrellate in ceramica di vario colore, tutte vuote ma pulitissime anche lo strato grigio per terra mostrava segno del suo passaggio. Nella cantina fu la delusione perché la trovò vuota, assolutamente vuota. <Arneis> pensò <solo lui può averlo fatto>. In effetti l'avvocato aveva pensato bene di mettere al sicuro quel ben di Bacco ed era andato lì con un furgone preso in prestito da un amico carrozziere, in compagnia della moglie, e di mattina perché era un fifone di prima categoria, avevano traslocato i vini in un posto sicuro, la loro cantina. Oramai almeno la metà non esistevano più perché i due festeggiavano tutte le sere con un paio di bottiglie a testa. Tony proseguì fino alla dispensa, ma quella era sempre stata vuota. I Bandera facevano la spesa settimanalmente e non tenevano scorte. Aveva finito il giro, mancava solo la finta cripta. Il nostro eroe ebbe un attimo di esitazione e poi aprì la porta con decisione. Tutto era rimasto esattamente com'era un anno prima: le catene appese al muro, gli strumenti di tortura al loro posto sulla panoplia di legno e il manichino del prigioniero stava esattamente dove era il suo posto, impolverato e pieno di ragnatele.
Tony tornò sui suoi passi deluso. Non sapeva cosa aspettarsi da quella visita ma non avendo trovato nulla provò una punta di amarezza.
< Già che ci sono meglio fare il giro completo, salgo ancora a veder le camere e poi vado via. Qui intorno c'è un chiosco che fa i panini con la trippa> pensò per risollevarsi il morale.
Entrò per primo nella bellissima camera da letto dei signori Bandera, una meravigliosa camera in noce tutta scolpita nello stile settecento veneziano. Gli era sempre piaciuta perché era raffinata ed elegante ma non era riuscito a farla piacere a sua moglie e non aveva potuto comprarle uguale.
Tutto in ordine e patinato. Sulla consolle sormontata da uno specchio bellissimo incorniciato da una scultura ad eleganti volute, vide una grossa busta gialla, la prese e la scosse dalla polvere per poter leggere l'indirizzo che vi era scritto. C'erano solo i loro nomi e quelli delle signore. Tony l'aprì e lesse la lettera che conteneva:
"Carissimi, piaciuto lo scherzetto che vi abbiamo fatto? Ci è sembrato un modo spiritoso per accomiatarci da voi. Abbiamo ricevuto una cospicua eredità da un vecchio zio e abbiamo deciso di sparire e trasferirci dove possiamo vivere meglio. Con tutti questi soldi possiamo fare la bella vita noi e i nostri ragazzi e anche tutto il villaggio che ci ospita, dove costruiremo scuola e ospedale. Arneis, ha l'incarico di vendere tutti i nostri beni e una parte del ricavato la dividerete in parti uguali e per essere sicuri che ciò avvenga, ho dato incarico all'avvocato Winterberg di sovrintendere affinché il nostro Arneis non cada in tentazione. Cari scrocconi, non ci vedremo più ma quando berrete un buon bicchiere fatelo alla nostra salute. Vi saluto e abbraccio tutti, e vi auguro di vivere sempre bene,
Anna e Giovanni Bandera".
Brutto figlio di una cammella sifilitica, mi hai fatto morire di paura solo per divertirti alle nostre spalle te pijiasse na' dissenteria.
Chiamò tutti e alla sera si riunirono al solito bar di sempre , valutarono la situazione e mandarono tutti gli accidenti a Bandera e anche ad Arneis, così tanto per non farlo sentire escluso.