Domenica pomeriggio, fa un caldo africano e non ho voglia di uscire. Anche Lola versa in stato comatoso, sotto al ventilatore a pale appeso al lampadario, a pancia all'aria. Gioco un po' col pc ma anche gli amici di Facebok oggi sono latitanti. Esco dal profilo e gioco a carte, un bellissimo solitario che non vuol saperne di uscire. Sento un dolore al fianco destro. Non ci bado, non è forte. Saranno le ciliegie che ho mangiato a pranzo. Man mano che il tempo passa il dolore si fa più forte e anche la nausea, la voglia di vomitare. Non voglio darla vinta ad un malessere che passerà presto. Non passa.
Ricapitolo la cosa: Appendicite, tolta. Cistifellea, ha già dato con ben due interventi. Reni, funzionano a meraviglia, e come dice mia figlia, 'bevi come un cammello e fai pipì da elefante'. E allora cos'è che mi fa male? Tempo fa la mia sciamana aveva detto che mangio male e ho il fegato ingrossato. Sono produttrice di fois gras.
Mi tocco la parte e parte un urlo soffocato per non chiamare i vicini, quali vicini se la casa è deserta, c'è solo un novantenne. Mi preparo una camomilla, bene o male un pochino calma.
Alle nove telefona mia figlia. <<Che stai facendo?, non vieni da noi, ho fatto il gelato>>.
Alla parola gelato mi si contrae lo stomaco. <<Sono già a letto, sono stanca e ho sonno. Ci vediamo domani>>.
Non dico che sto male altrimenti si precipita qui e non mi va di sentire: ti portoalprontochiamolaguardiamedicailtuodottore. Mai! Quando sto male faccio come i cani, mi arrotolo in un angolo e non voglio sentire nessuno. La notte riesco a dormire, merito della camomilla che non prendo mai perché la detesto.
Lunedì mattina si ricomincia, il dolore si sopporta, preparo un pasto frugale, primo secondo contorno e frutta e nel pomeriggio il dolore ricomincia sempre più forte. Mi sto torcendo come un serpente, rotolo qua e là nel vano tentativo di provare sollievo e credo di capire che stavolta è una colica di fegato. Male e nausea sono sempre più forti. Devo portare fuori Lola, che si è piazzata davanti alla porta e mi fa capire l'urgenza, ma non riesco a camminare. Devo andare. Stringo i denti, mi faccio coraggio e la porto nell'area cani che è un pochino lontana ma è sicura e mentre lei gioca con gli altri cagnolini posso stare seduta su una panchina all'ombra.
Vicino ho una signore bardata e ingioiellata che pare la santa patrona del paese, è già abbronzata e ci tiene a farmi sapere che è stata due settimane al mare. La notizia mi commuove e non vedevo l'ora di sentirla. Il marito, su un'altra panchina ha giusto l'atteggiamento di ''Io posso, ho i soldi e porto mia moglie al mare'' che carini. Li lascio parlare perché uccidere è reato e 'forse' si va in galera. Sono felice che vadano via quasi subito non prima di avermi fatto notare la macchina nuova e che andranno a cena in uno dei locali di lusso dove si mangia poco e si paga molto. Sono estasiata! Per me esistono macchine grandi, medie e piccole e non mi frega un accidente di che marca sono, ne ho guidate più di quante loro ne abbiano viste. Una macchina non mi commuove. Nell'area siamo rimasti in tre, un signore un po' più anziano di me con un piccolo simpaticissimo nonsodicherazzasia. L'altro è uno che conosco, si chiama Bruno. Uno che se la tira e non parla mai con nessuno. La colica pare sia passata, non ho più dolore, torno a casa. Mi preparo una camomilla rinforzata, ristretta. Di cenare non se ne parla, lo stomaco si ribella. Passo una notte d'inferno, con dolori di parto, che verso mattina si calmano e posso dormire un paio d'ore.
Strano che guadando Bruno mi sia passato il male forse perché mi stimola dissenteria.
Oggi sto bene e a farmi star bene sono stati tutti i messaggi affettuosi degli amici di fb grazie ai quali non sono sola.
Vi voglio bene amici virtuali.