La luce dorata del tramonto d'autunno inondava il bosco e la prateria dove le mandrie di cavalli si ricorrevano libere con le criniere al vento. Doralice, al limitare della foresta osservava quel carosello di puledri e stalloni, affascinata da tanta bellezza selvaggia. La catena legata alla cintura di ferro che le cingeva la vita, le impediva di correre oltre un certo limite ed invidiava la libertà dei cavalli. Lei viveva praticamente prigioniera nel grande castello del signore di Rubasprit. L'avevano catturata da bambina durante il saccheggio del suo villaggio, e segregata nella torre come ogni principessa che si rispetti, anche se lei non lo era, aveva comunque un bene prezioso: la sua verginità. Il conte di Rubasprit, sapeva il grande valore de una fanciulla vergine da usare per attirare e catturare l'unicorno, e per mantenerla tale doveva sorvegliare ogni istante la sua vita.
Ora era arrivato il momento di esporla, al limite della foresta per attirare il mitologico animale di cui tutti avevano sentito parlare ma nessuno lo aveva mai visto.
Lui si nascondeva nella mandria, insieme agli altri cavalli, e con gli altri unicorni. Non era solo, il suo gruppo si componeva di quattro maschi e otto femmine e vivevano consapevoli della caccia spietata degli uomini. Per Guar, l'odore della vergine vestita d'azzurro, legata ad una catena, aveva un'attrattiva particolarmente irresistibile.
Due giorni, due lunghissimi, per lui, giorni di tentazione, durante i quali l'aveva spiata attraverso il fogliame degli alberi. Non capiva perché si sentisse attratto, lei era umana e lui animale, ma emanava un fascino irresistibile. Doveva raggiungerla, e inginocchiarsi ai suoi piedi, doveva sottomettersi a lei e lei a sua volta sarebbe stata sua. Un'unione di puro spirito, di pura anima. Sapeva che intorno alla fanciulla c'erano degli uomini nascosti, in attesa che lei si mostrasse, ma doveva avvicinarla. Varena, una delle sue compagne lo aveva messo in guardia <<Non lasciarti attrarre, lo sai che vogliono catturarti ad ogni costo>>
<<Devo farlo è più forte di me>> E fu così che dopo una notte di luna piena, decise di fare il passo decisivo e all'alba, passo dopo passo si avvicinò e si inginocchiò davanti alla bella Doralice, la quale lo abbracciò e lo baciò sulla fronte sussurrando <<Vai via, fuggi lontano, la tua vita è troppo preziosa e questi mostri ti vogliono morto>> Guar scosse la criniera e ripetè il gesto di sottomissione dicendo <<Non mi avranno, sono libero e magico. Ti lascio un ricordo, apri la mano e non farlo vedere a nessuno>> Doralice strinse la mano su un pi
ccolo oggetto e chiuse gli occhi piena di terrore. Sentiva le grida degli uomini e il clangore della spade, il nitrito selvaggio degli stalloni e degli unicorni . Per molto tempo durarono le grida del combattimento cruento, poi più nulla. Silenzio di morte.
Aprì gli occhi, davanti a lei uno scenario spaventoso. L'unicorno giaceva a terra, il bianco mantello sporco di sangue e intorno a lui tutti gli uomini del conte calpestati dai cavalli e dagli unicorni accorsi in aiuto d Guar. La cinture di ferro che le cingeva la vita giaceva al suolo e le catene spezzate, oramai era libera. Aprì la mano e vide il dono dell'amico: un piccolo unicorno d'oro, finemente cesellato, molto prezioso.
Il popolo si ribellò al signore di Rubasprit e lo cacciò da quelle terre che da allora prosperarono e la popolazione visse felice e libera.
Quella dell'unicorno restò una bella favola da raccontare ai nipotini prima di fare la nanna