C'era una volta o forse due, una bella principessa. Bella che più bella non si può. Aveva due occhi color della muffa delle arance, e due marroni come la crema di nocciole al cioccolato. Qualcuno si chiederà:- Quattro occhi?- Boh e perché no! e che ne so.
Di scarpe portava il quarantacinque, e per guanti due sacchi neri della spazzatura Se girava la testa, il naso produceva uno spostamento d'aria tipo ciclone caraibico. Ovvio che era sotto incantesimo di una specie di strega.
Il Re Paciocco, suo padre, era disperato perché non sarebbe mai riuscito a trovare un marito per quello sgorbio di figlia, ma lui l'amava lo stesso perché aveva solo lei, il suo tesoro. Pensa che ti ripensa, gli venne un'idea luminosissima. Avrebbe bandito un concorso fra tutti i giovanotti del regno e il più 'fortunato' avrebbe avuto in premio la mano della bella Pieralisa. Ordinò al tipografo di corte di stampare migliaia di manifesti con il regolamento del bando di concorso a cui tutti avrebbero dovuto partecipare. In men che non si dica tutto il regno fu tappezzato di fogli colorati.
In un angolo remoto ai confini del reame, in una piccola casa nascosta da una collina dove il sole non arrivava mai, nemmeno la domenica, viveva un ragazzo tanto bello quanto sfortunato. La Jella, che lo vide appena nato si innamorò di lui e decise di non lasciarlo mai. Si sedette sulla sua spalla. Così fornito il povero Pirlotto, così si chiamava, non ne azzeccava una: perdeva tutti i lavori, non riusciva in nulla e le donne travolte dall'emozione per la sua bellezza, svenivano davanti ai suoi piedi. Dopo tante sventure, il giovane decise di non uscire più di casa. Si barricò in camera sua e non parlò più con nessuno. La madre, disperata non sapeva più cosa fare, le aveva tentate tutte, persino una fattucchiera che le disse: <<Cara mia, fintanto che tuo figlio avrà la sfiga seduta sulla spalla non si potrà cambiare il suo destino>>
La buona mamma non aveva nessuna voglia di cedere per cui quando vide il bando del re decise di iscrivere il ragazzo.
Pirlotto non voleva assolutamente partecipare al concorso e ci volle del bello e del buono finche, rassegnato si avviò verso la capitale del regno insieme a tutti gli altri. Inutile dire quanto fosse preoccupato, quanto si sentisse in inferiorità verso gli altri e inadeguato.
Pieralisa appena lo vide disse al babbo <<Spero non sia lui il vincitore, Non mi piace per niente>>
<<Come sarebbe a dire, figlia mia? Un così bel giovane !>>
Cominciarono le gare e una alla volta Pirlotto le vinse tutte. Alla fine quando anche l'ultimo avversario fu sconfitto, Pirlotto fu accompagnato dal gran ciambellano, fin davanti al re e a Pieralisa, più brutta che mai. La Sfiga nel vederla si spaventò al punto che abbandonò definitivamente la spalla del ragazzo. Il re si sentì in dovere di leggere il suo discorso ufficiale, lungo e noioso come tutti i discorsi ufficiali, che nessuno ascolta e tutti sperano che finiscano presto. Pirlotto guardava Pieralisa e la fanciulla pareva farsi più bella, sparivano dal suo viso i bubboni pelosi e i piedi e le mani si ridussero a dimensioni normali, e gli occhi restarono del bellissimo colore delle arance ammuffite. L'incantesimo che la teneva prigioniera spariva a vista d'occhio ed era bellissima. Pirlotto la guardava ed era felice perché era l'unica donna a non cadere svenuta ai suoi piedi. Non si sposarono. la scintilla dell'amore non era scoppiata. Ebbene si, con i soldi del premio (visto che non sposava la principessa gli spettava un grosso premio in fiorini) Pirlotto decise di fare il giro del mondo mentre Pieralisa si dedicò allo studio della parapsicologia, materia che da sempre le piaceva. Vissero tutti felici e contenti anche senza tante storie di nozze e fiori d'arancio.