I
Mario ama la semplicità. Niente fronzoli, niente complicazioni: sveglia, caffè, lavoro. Forse è per questo che abbraccia la tecnologia come un messia: la promessa di una vita più facile, senza code agli sportelli o interminabili chiamate ai centralini. È tra i primi a chiudere il vecchio conto corrente in filiale per uno online, e ogni volta che deve risolvere una pratica, la sua prima domanda è sempre: "Posso farlo online?".
Persino nella sua piccola azienda, Mario elimina tutto il cartaceo: fatture, documenti, persino i post-it di sua moglie ("Compra il latte!") sono digitalizzati e archiviati. La sua vita, insomma, dipende dal suo fidato PC, che tratta con la cura di un collezionista estroso di… sottopentole a forma di animale imbarazzante, tipo un ippopotamo che fa l'occhiolino. Un po' come quella volta che ha passato ore a cercare online l'edizione limitata di un mouse a forma di razzo spaziale.
Poi arriva quella maledetta mattina.
Accende il computer e, prima ancora di sorseggiare il primo caffè, lo schermo inizia a lampeggiare come un albero di Natale. Si accende, si spegne, si riaccende. “Eccoci qui, è arrivata la resa dei conti. La rivolta delle macchine: il mio PC è diventato Hal,” borbotta, ricordandosi del computer maligno di 2001: Odissea nello spazio.
“Dai, stai calmo,” sussurra al computer, come se stesse parlando a un cucciolo nervoso. “Ti ho sempre trattato bene, no? Pulizia disco ogni venerdì, antivirus aggiornato… e ti ricordi quella volta che ti ho comprato la nuova ventola di raffreddamento? Mica me lo dimentico, sai?” Ma parlare a un aggeggio elettronico non sembra aiutare, e inizia a chiedersi se la sua sanità mentale non stia seguendo la sorte del suo hard disk. “Perfetto, ora parlo con oggetti inanimati. A quando una tavola rotonda con gli animali da cortile?” si chiede.
Rassegnato, decide di portarlo da Jacopo, un vecchio amico proprietario del negozio di assistenza “Il PC allegro”. Un nome che, a dirla tutta, suona come una presa in giro: c’è poco di allegro in un PC che si comporta come un’adolescente in piena crisi ormonale.
“Tranquillo, Mario. Sistemeremo tutto,” dice Jacopo, con quel sorriso rassicurante che Mario ha imparato a temere. Ma si fida di Jacopo, se non altro perché è sempre divertente parlare con lui.
“Quando accenderai il nuovo PC, ti sembrerà di essere davanti a quello vecchio,” promette Jacopo. “Sarà un clone perfetto, Mario. Zero differenze.”
Mario cerca di calmare l’ansia crescente. “Dopo tutto è il suo lavoro,” pensa, tentando di scacciare il sospetto che si insinua in testa come un virus informatico.
“Lo fa ogni giorno, no?” si ripete, mentre osserva Jacopo intento ad armeggiare con il suo PC come un chirurgo. “Sì, lo fa ogni giorno… e io non sono mai stato così preoccupato per un intervento di routine.”
II
Due giorni dopo, Jacopo lo chiama, entusiasta: “Ecco fatto, il clone è pronto! Accendilo e vedrai che è identico al tuo vecchio PC. Nemmeno te ne accorgerai!”
Arrivato a casa Mario accende il computer, il cuore che batte come se stesse aprendo un regalo di compleanno, ma con il terrore di trovarci una cravatta a righe e pois. Lo schermo si illumina, tutto sembra a posto. Poi prova ad accedere alla posta elettronica.
Inserisci le credenziali
“Nessun problema,” mormora Mario, sentendosi un esperto hacker. Digita nome utente e password.
Errore. Credenziali non riconosciute
“Eh?! Ma è sempre stata questa!” esclama, già sudato come se avesse corso una maratona. Riprova: aggiunge un punto esclamativo, un numero, la data di nascita di sua nonna, e infine una serie di lettere a caso, come se stesse cercando di comunicare con gli alieni.
Niente.
“Ok, calma, Mario,” si dice, cercando di non perdere la testa. “Le ho salvate nel browser, no?”
Apre il browser, sicuro di sé, ma niente... nessuna credenziale salvata. È come se qualcuno avesse passato un aspirapolvere digitale.
Con un sospiro, prende il telefono e chiama Jacopo, trattenendo a fatica la voglia di urlare.
“Jacopo, mi avevi detto che non avrei notato la differenza! Qui non c’è traccia delle mie credenziali salvate. È come se il mio PC avesse avuto un’amnesia!”
Dall’altro lato, Jacopo risponde con tono filosofico : “Vedi, Mario... clonare un computer è come fare un trapianto di cuore, sai? A volte c’è il rigetto.”
“Ah sì? E grazie per avermelo detto solo adesso, dottor Frankenstein! E ora che faccio?”
“Facile: ti armi di pazienza e recuperi le credenziali per ogni sito.”
Mario si lascia cadere sulla sedia, lo sguardo perso nel vuoto. “Sì, certo, e magari mi iscrivo anche a un corso di yoga per calmare i nervi… che ti venisse un accidente!”
III
Benvenuto nel nostro processo di recupero credenziali. Ti invieremo un codice di verifica via email
“Ok,” borbotta Mario, sudando freddo. Apre la casella di posta elettronica… e si rende conto che non può accedervi senza il codice che gli stanno mandando.
È l’inizio di un loop infernale, un paradosso degno di Escher: per entrare nella posta, ha bisogno del codice, ma per ottenere il codice deve entrare nella posta. Sente il cervello fondersi lentamente.
“Bravo, Jacopo,” mormora tra i denti. “Quando ti rivedo, ti clono io… in mille pezzi!”
A quel punto decide di contattare l’assistenza del sito. Una chatbot appare sullo schermo:
Salve! Come posso aiutarti oggi?
“Ho perso l’accesso alle mie credenziali,” digita Mario.
Per recuperare le credenziali, inserisci la tua email
“Ma non posso accedere all’email!” esclama Mario.
Se non puoi accedere all’email, inserisci il codice OTP che ti abbiamo inviato sul numero di telefono associato
Mario cerca il cellulare e si accorge che è scarico. Si lascia cadere sulla sedia, sconfitto.
Quasi in lacrime, guarda il PC e bisbiglia: “Ti prego, dimmi che è uno scherzo.”
A quel punto appare una verifica CAPTCHA:
Dimostra che non sei un robot. Seleziona tutte le immagini con i semafori
Con la vista ormai annebbiata, clicca su tutte le caselle e preme Verifica. La risposta è implacabile:
Riprova. Hai selezionato un albero al posto di un semaforo. Cosa sei, orbo?
“Caspita, nelle nuove versioni si sono dimenticati del chip della cortesia!” esclama Mario. “L'ultima frontiera della tecnologia è un assistente virtuale cafone?”
Dopo diversi tentativi con immagini distorte, numeri illeggibili, scale mimetizzate e biciclette occultate, riesce finalmente a convincere il diffidente assistente virtuale che non è un robot e ad accedere alla possibilità di ridefinire le credenziali per il suo account di posta elettronica.
“Ok, ce l’ho fatta! Con la posta elettronica funzionante, il resto sarà una passeggiata.”